Con “The Last Judgment” l’arte irriverente e provocatoria di Maurizio Cattelan approda a Pechino, dove le opere dell’artista italiano saranno esposti nelle sale della UCCA Great Hall sino al 20 febbraio 2022.
Inaugurata il 20 novembre dall’ambasciatore d’Italia in Cina Ferrari, la mostra personale di Cattelan presenta 29 opere rappresentative della sua carriera più che trentennale e che affrontano temi come la morte, i costumi sociali, la storia dell'arte, la natura e il valore dell'arte nella società contemporanea globalizzata.


Curata da Francesco Bonami e organizzata da Liu Kaiyun, Edward Guan, Shi Yao, Anna Yang e Yvonne Lin, “Maurizio Cattelan: The Last Judgment” è la prima mostra personale in Cina dell’artista nato nel 1960 a Padova ed oggi una delle figure più apprezzate e controverse della scena artistica contemporanea internazionale.
Prendendo il titolo dall'affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina, la mostra è una panoramica mirata degli oltre tre decenni di produzione artistica spesso provocatoria, beffarda e scherzosa dell'artista. Mentre la sua arte è stata spesso presentata in un modo molto specifico, questa mostra all'UCCA adotta però un approccio più olistico, offrendo l'opportunità di soffermarsi e riflettere sulla visione e la filosofia dell'artista.
All'interno dello spazio aperto della Great Hall dell'UCCA sono esposti 29 lavori tra installazioni, sculture e performance, tra le quali la sua prima opera importante Lessico Familiare (1989) e il noto Catttelan (1994) e poi Bidibidobidiboo (1996), Novecento (1997) e Comedian (2019), insieme a una serie di opere di tassidermia animale. Opere site-specific, come Zhang San (2021), una scultura allestita come un senzatetto a Pechino, e una performance basata sulla figura di Picasso che allude anche alla mostra “Picasso - Birth of a Genius“, tenutasi nel 2019 sempre all'UCCA, invita gli spettatori a partecipare alle imprese artistiche di Cattelan all'interno delle contraddizioni della società contemporanea, insieme al suo interrogarsi sulla cultura e sugli stereotipi del proprio luogo di nascita, sui costumi della società globalizzata di oggi e sui contesti che circondano tali riflessioni.
Opere tratte dalla biografia dell'artista, dalla sua identità come artista e dalla personalità apparentemente egocentrica si aprono paradossalmente in una moltitudine di identità e domande che affrontano il grande interrogativo della morte: la figura inginocchiata con un sacchetto di carta sopra la testa in No (2021) ritrae la condizione del destino ignoto; ancora più diretto il tema sepolcrale della morte arriva in Untitled (1997) sotto forma di un mucchio di terra e di un buco nel terreno delle dimensioni del corpo dell'artista; poi l'atto di chiusura in Mother (2021), qui ripreso come murale, basato su una fotografia della performance originale del 1999. La nemesi dell'alter ego dell'artista, l'elegante e potente figura del cavallo, si presenta come un trofeo antieroico in Untitled (2007), umiliato e intrappolato nella parete del museo.
Altre opere allo stesso tempo deridono e rendono omaggio alla cultura pop e alla storia dell'arte italiana, come i piccioni tassidermici polisemici di Kids (2011), la maliziosa allusione di Untitled (2001) ad una scena del film “I soliti ignoti” (1958), la tela squarciata di Lucio Fontana in Untitled (1999) e la Cappella Sistina rimpicciolita e in miniatura con i suoi affreschi in Untitled (2018). La manipolazione della scala trova eco in opere che riflettono la sua filosofia artistica come i piccoli ma funzionanti ascensori in Untitled (2001). Working is a bad job (1993) rappresenta la soluzione irriverente dell'artista al lavoro e al fare arte: realizzata per la sua prima apparizione alla Biennale di Venezia, l’opera torna qui come cartellone elettronico da affittare per pubblicità commerciali. Nell'opera performativa Untitled (1998), Cattelan punta sulla commercializzazione dei sistemi globali di produzione artistica come una mascotte travestita da Picasso che ricorda agli spettatori che tutto, compresa l'arte, rischia di diventare puro intrattenimento. Per "The Last Judgment", questa performance si svolgerà nelle gallerie nei fine settimana e nei giorni festivi selezionati durante il periodo della mostra.
Insieme allo struggente interrogarsi di Cattelan sulla cultura, "The Last Judgment" sottolinea la tensione tra la scelta attiva di giudicare e la condizione passiva di essere giudicati. Progettata non per spingere i visitatori alla ricerca di opere d'arte nascoste né per generare un senso teatrale di sorpresa quando si incontrano i pezzi, la mostra incoraggia gli spettatori a cercare le storie all'interno di ogni opera e a formare le proprie connessioni personali con l'arte presentata in questo nuovo contesto.
Maurizio Cattelan è uno dei più popolari e controversi artisti sulla scena dell’arte contemporanea. Le sue opere, che prendono forma da oggetti e persone del mondo reale, costituiscono il frutto di una operazione dissacrante nei confronti di arte e istituzioni. Il suo uso giocoso e provocatorio di materiali, oggetti e gesti ambientati in contesti stimolanti costringe alla riflessione e all'impegno.
In Senza titolo (1986), considerato dai più una sorta di manifesto del suo lavoro, ha squarciato la tela in tre punti, per poi incidervi una Z di Zorro alla maniera di Lucio Fontana. Alla Biennale di Venezia, nel 1997, ha presentato invece un fachiro sepolto con le sole mani in evidenza. Trasferitosi a New York, ha ottenuto popolarità internazionale con Nona ora, una statua di cera raffigurante papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, opera esposta alla Royal Academy di Londra nel 1999. Al 2001 risale Hollywood, un immenso cartello ricalcato su quello che troneggia sugli studi cinematografici californiani, collocato ironicamente su un deposito di immondizia di Palermo. Alla stessa provocatoria cifra stilistica rimandano singolari iniziative quali il suo ruolo di protagonista nel falso documentario realizzato da Penso e Del Drago È morto Cattelan! Evviva Cattelan! (2006) in cui simula la propria morte, o le esasperazioni anatomiche di opere come Frank and Jamie (2002) e Donna crocifissa (2008). Nel 2011 è stata oggetto di un vivace dibattito l'installazione di duemila piccioni impagliati presentata alla 54^ edizione della Biennale di Venezia, mentre nello stesso anno al Guggenheim di New York è stata allestita la mostra Maurizio Cattelan all, con oltre 130 sue opere legate al soffitto in un ironico gioco sull'abisso. Tra le esposizioni più recenti si segnalano l'importante retrospettiva Not afraid to love (Monnaie de Paris, 2016) e Breath ghosts blind (Milano, PirelliHangarBicocca, 2021). Nel 2011 sono stati pubblicati sul percorso intellettuale di Cattelan il volume, curato dallo stesso artista con Grenier, Un salto nel vuoto. La mia vita fuori dalle cornici e, di F. Bonanni, Maurizio Cattelan. Biografia non autorizzata, mentre è del 2017 il documentario di M. Axerod Maurizio Cattelan: be right back, acuto sguardo sul dissacrante mondo dell'artista.