A lungo la Svizzera è stata un Paese di emigrati. Molti fuggivano dalla povertà, alcuni partivano in cerca d’avventura, mentre altri erano semplicemente costretti a lasciare la propria casa. Una nuova mostra del Museo nazionale presenta le diverse strade che li hanno condotti attraverso il vasto mondo.

Fino all’inizio del XX secolo, uomini, donne e intere famiglie emigravano in Francia, Brasile o negli Stati Uniti per far fronte alle varie difficoltà economiche. È stato solo con l’emergere della prosperità che questo numero ha cominciato a diminuire. Ciononostante, oggi circa l’undici per cento degli svizzeri vive all’estero. Conosciuti anche come la «Quinta Svizzera» riaffiorano regolarmente nella coscienza collettiva soprattutto in vista delle elezioni.

La mostra esplora in profondità la realtà quotidiana della vita degli emigranti. Come, ad esempio, la famiglia ebrea Guggenheim, emigrata negli Stati Uniti nel XIX secolo e che grazie al commercio è diventata una delle famiglie più ricche del Paese. Oppure i fratelli Samuel e Johann Berger, partiti nel 1874 alla volta della Russia, dove sono diventati casari di successo. Tuttavia, molti emigranti non sono mai riusciti a realizzare i propri sogni di successo e anche nella nuova patria hanno condotto un’esistenza infelice, spesso offuscata dalla nostalgia di casa. La nostalgia della Svizzera era particolarmente forte tra coloro che non erano partiti volontariamente. A quel tempo, non era raro infatti che i comuni spingessero i propri abitanti a emigrare. Si prendevano persino carico delle spese di viaggio, perché alla fine era più conveniente per le casse comunali che un sostegno a lungo termine per i poveri.

Tuttavia, non erano solo le persone povere a lasciare la Svizzera. In molti sono stati attirati dalla vita oltre confine spinti dalla sete di avventura e dal crescente desiderio di acquisire nuove competenze. La friburghese Adèle d'Affry, ad esempio, è emigrata a Parigi dopo la morte del marito, dove è diventata famosa con lo pseudonimo maschile «Marcello». Nel XIX secolo il suo atelier era uno dei luoghi di ritrovo dell’alta società parigina. All’altra estremità della società, Beat Richner, un medico di Zurigo, ha fondato negli anni Novanta diversi ospedali per bambini in Cambogia per dare la possibilità anche ai più poveri di accedere gratuitamente alle cure mediche.

Oggi sono circa 800 000 i cittadini svizzeri che vivono all’estero. La maggior parte dei quali, più del sessanta per cento, in Europa. Hanno diritto di voto e di eleggibilità e i loro interessi di fronte alle autorità e al parlamento svizzeri sono rappresentati da un organo ufficiale: l’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE).