Una pittura intensa e potente, di vivida chiarezza e profonda carnalità, nella quale risuonano echi di estati stratificate nella memoria e l’intenso struggimento degli amori mai finiti: vive nella precaria condizione di un trasloco velato di ricordi e nell’emozione trattenuta degli addii la prima mostra personale romana di Dario Nanì, artista siciliano di stanza a Bologna, intitolata “Altri fiori per camera tua”. Curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, la mostra si è aperta il 29 gennaio negli spazi di Casa Vuota, a Roma, dove resterà allestita sino al 20 marzo 2022.


“La cadenza dell’endecasillabo che il titolo della mostra scandisce”, spiegano i curatori Del Re e de Nichilo, “racchiude in sé tutta la poesia delle stanze abitate e poi svuotate in cui Dario Nanì ci conduce, l’odore delle case in cui si consumano i giorni e che poi vengono dismesse come una pelle. Nel rumore dei traslochi che mettono le vite nelle scatole risuonano gli amori incominciati e poi finiti e la reminiscenza vaga di un mazzo di fiori visto una volta in una camera da letto perduta nella memoria, rispetto al quale confrontare il valore dell’offerta e del dono, del corpo dato in pasto ai giorni, del desiderio impellente che balugina nel teatro di una giovinezza permanente”.
“Nell’immaginare questa mostra mi ha guidato l’idea del trasloco”, racconta Nanì. “Quando svuotiamo i nostri cassetti, ci accorgiamo di avere conservato nel tempo oggetti appartenenti a diverse persone. Oggetti smarriti, ognuno dei quali si porta dietro un nome, una sensazione. Così sono i miei dipinti, che si trascinano dietro la memoria di persone che ho incontrato e luoghi che ho visitato, che di volta in volta si rinnova”.
A farsi scenario di questo trasloco in forma di mostra è Casa Vuota, progetto curatoriale ideato dagli stessi Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo all’interno dell’appartamento di un condominio del quartiere Quadraro a Roma, che dal 2017 ospita progetti personali e collettivi di arte contemporanea. Non semplici mostre, ma esperienze di fruizione coinvolgenti per i visitatori vengono costruite su misura per le stanze della casa, che conservano le impronte della vita che si è consumata al suo interno e le tracce del passaggio dei vecchi proprietari. Stanze in cui le storie e le memorie si stratificano si fanno ambiente immersivo, dove non c’è soluzione di continuità tra l’intervento dell’artista e lo spazio. Tra le carte da parati consumate dal tempo dell’appartamento trovano quindi posto i dipinti, i disegni e i collage di Dario Nanì. Realizzati tra il 2020 e il 2021, hanno un forte contenuto autobiografico e presentano al pubblico alcuni grandi temi che ricorrono nella ricerca dell’artista. “Sono le mie storie e quelle dei miei amici, l’argomento dei racconti delle nostre uscite serali”, spiega Nanì. “Non so se possono interessare a tutti ma abbracciano tante persone. Succede come guardando un film, alcuni ci si rivedono e altri no, dipende da chi guarda”.
Il ciclo sui fiori che dà il titolo alla mostra trae origine dall’ossessione per un mazzo di fiori finti rimasti sull’armadio della casa della persona amata, residuo di una precedente relazione, un’immagine rimasta impressa nella mente e rievocata nel tentativo di esorcizzarne la presenza e il ricordo ricorrente, nella volontà di barattare quel dono con un altro o milioni di altri che la pittura rende possibili. “Evocati come un mormorio, come una presenza immateriale che perde ogni necessità descrittiva – raccontano i curatori – gli echi di queste corolle suppletive e risarcitorie sono impregnati di tutto il potere affabulatorio e molcente della pittura che vale per se stessa, superando la realtà nell’esuberanza del colore”.
“Alla stessa dimensione trasfigurata e rarefatta, nella quale la materia pittorica ora si addensa e ora si fa sottile e quasi sognata, appartengono le visioni delle spiagge rosa e della fitta vegetazione dei boschetti e dei giovani corpi nudi che si dispongono all’amore”, proseguono Del Re e de Nichilo. “Sono dipinti invernali, nati nel freddo di Bologna e nella sua umidità frondosa, che ripensano le visioni estive di una Sicilia nativa e vibrante, con i suoi cieli aperti e sconfinati. Queste coordinate geografiche sono due poli entro i quali si sviluppa l’immaginario del pittore, la sua biografia, il suo desiderio. Ambienti diversi che risuonano per un identico sentimento, con una vibrazione impregnata di una sensualità irrequieta e furtiva. Ragazzi attendono tra il mare e la boscaglia, un grande autoritratto emerge dal passato e poi fughe mediterranee, spiagge nudiste, facce piene di sogni, Narcisi indolenti che sarebbero piaciuti al barone Wilhelm von Gloeden, forse inconsapevoli della loro bellezza. Alla complessa tessitura della pittura su tela si accostano dei ritratti su carta eseguiti con segno veloce, quasi fanciullesco, ricoperti da una colata di colore, abbinando un tono a ogni volto”.
I collage, infine, nati dalla giustapposizione casuale di fogli di riviste e post-it oppure dall’accumulo di lacerti di immagini precedenti, in cui un certo gusto per la citazione si accompagna al gesto manuale di schiacciare le carte alla ricerca di toni e accostamenti intimamente pittorici, sono appunti di un diario visuale e poetico che segnano le coordinate di luoghi, appuntamenti, persone da incontrare, azioni da fare. “La spoglia residuale delle vite che”, secondo i curatori, “si prova a trattenere fissando un punto sulla mappa inventata dei giorni ancora da contare”.
Dario Nanì nasce a Ragusa nel 1993 e vive e a Bologna. Studia all’Accademia di Belle Arti prima a Catania e poi a Bologna. Prima della mostra di Casa Vuota, la sua personale più recente è Confessioni poco intelligenti a cura di Giuseppe Giordano tenutasi nel 2019 presso Prima Classe a Ragusa. Del 2018 è la mostra I ragazzi di città intelligenti non dipingono, doppia personale di Dario Nanì e Rosario Calabrese a cura di Paolo Nifosì presso il Movimento Culturale Vitaliano Brancati a Scicli (RG). Tra le esposizioni collettive più recenti alle quali è stato invitato, si segnalano nel 2021 il Premio Fausto Pirandello a cura di Manuel Carrera presso il Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado (RM) e Diario di bordo I - II atto a cura di Giuseppe Cona presso Scalamatrice33 a Caltagirone (CT), nel 2020 Super Sacca a cura di Giovanni Scucces alla Sacca Gallery di Pozzallo (RG), nel 2018 Before and After Nature a cura di Alessia Calarota alla Galleria d’Arte Maggiore di Bologna e La bellezza è fragile a cura di Angelo Crespi nel Salone dei Convegni del Comune di Santa Marina Salina (ME), nel 2017 Opere recenti a cura di Paolo Nifosì presso il Movimento Culturale Vitaliano Brancati a Scicli (RG) e Tributo a Salvo Monica a cura di Francesco Lauretta presso Sciabica e Madre Crocifissa Curcio (ex Sant’Anna) a Ispica (RG).