Fino al 13 novembre all'Helmhaus di Zurigo viene esposta la fiducia, ovvero una riflessione che tra le sale espositive gli artisti ci sollecitano a fare. Condurre una vita senza fidarsi delle persone (e delle cose!) non sembra degno di essere vissuta. D'altra parte, se tradisci la tua fiducia troppo spesso e troppo velocemente, vivi pericolosamente. La fiducia è quindi un costante atto di equilibrio. La fiducia è  un'attività, ecco perché scriviamo la parola nel titolo della mostra in minuscolo. La fiducia è invisibile e può avere conseguenze immensamente visibili.

La fiducia può essere manipolata e, nel caso della fiducia di base, indistruttibile. Creiamo, vinciamo, risvegliamo o acquisiamo fiducia - o la riceviamo come regalo. La fiducia può chiaramente significare molte cose. È sempre latente. Eppure è raramente considerata un concetto isolato. 

 

 

Dal privato al pubblico,  nelle istituzioni, dall'amore agli affari, alla politica, alla religione, dalla sanità alla magistratura e all'alimentazione: piccole opere senza fiducia. E in tempi in cui genuinità e autenticità sono costantemente sotto controllo, la fiducia è sempre coinvolta. L’intelligenza artificiale e realtà virtuale, deepfake e chirurgia estetica fanno della fiducia un fattore critico. Lo studio di design Huber/Sterzinger basa la campagna di comunicazione di questa mostra su presunti ritratti fotografici di persone. Gli algoritmi del progetto "Questa persona non esiste" generano volti di persone che non esistono. I volti selezionati mettono in contatto i designer con la domanda se ci fidiamo anche di queste persone. Quindi la nostra fiducia viene messa alla prova perché deve interagire con l’intelligenza artificiale e avatar creati in laboratorio. 

La mostra ci porta a confrontarci con le varie istituzioni alle quali senza condizioni riponiamo fiducia, sviluppando una critica verso la troppa  a volte apertura che abbiamo spontaneamente verso cio’ che che ci sembra sicuro e creato per noi. 

Le opere in mostra sono tutti originali e innovative, ci troveremo in una fredda sala con un letto di ospedale pronto con tanto di infusioni, in mezzo a vestiti fatti di carta, che una volta non indossati da una modella, sembrano sono ritagli di giornale, e poi la fiducia nell’arte, tra artisti, tra istituzioni. Fino a quando diamo fiducia? dove iniziamo a mettere in dubbio le nostre certezze? ecco che questa esposizione ci puo’ aiutare in un percorso introspettivo e critico anche verso noi stessi. 

Artisti ed artiste in mostra : 

Yumna Al-Arashi, Marina Belobrovaja, Murielle Gräff, Chantal Hoefs, JOKO connected–Karin Jost, Regula J. Kopp, Fiona Könz & Gregor Vogel, Rachel Lumsden, Gianni Motti, Roma Jam Session art Kollektiv, H.P. Weberhans

 

https://www.stadt-zuerich.ch/kultur/de/index/institutionen/helmhaus/aktuelleausstellung.html