MA/DONNE - CHALLENGE FOR PEACE 2025 - Villa Cernigliaro Sordevolo -Biella
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Testo e foto Paola Zorzi - La rassegna MA/DONNE legata alla Giornata Internazionale della Donna e inaugurata nello spazio Via Lattea di Torino, come nelle sue intenzioni originali, si dipanerà lungo un lasso di tempo non circoscritto al solo 8 marzo. Ma/Donne 2025 è infatti una rassegna di arte contemporanea circolante in 5 realtà italiane che si protrae per ben tre mesi con diversificate proposte e novità artistiche: 13 le curatrici 40 gli artisti.
Ha aperto i battenti il 7 febbraio a Torino nello spazio La Via Lattea di Roberta Toscano; prosegue a Biella alla Galleria Silvy Bassanese Arte contemporanea, allo spazio Art Deposit di Faenza e al F’Art di Donatella Giagnacovo a L’Aquila, tutte e tre le mostre con vernissage sabato 8 marzo.
Dal 9 al 30 marzo in particolare, a Villa Cernigliaro, Sordevolo (Biella), sarà possibile visitare una grande collettiva quale mobilitazione artistica in cui viene sottolineata l'importanza del ruolo delle donne come promotrici di pace e riconciliazione.
La collettiva presso Villa Cernigliaro, a cura di Carlotta Cernigliaro, Caterina Gualco, Miroslava Hàjek, Maria Rosa Pividori, Lorena Smaniotto vede la partecipazione:
per l'Irlanda di Oona Hyland; per l'Italia di Mino Bertoldo, Giampiero Bianchi, Sara Camaiti, Valentina D'Osualdo, Limbania Fieschi, Donatella Giagnacovo, Patrizia Lo Torto, Lorena Pedemonte, Ornella Rovera, Roberta Toscano, Giulia Vasta, Paola Zorzi; per la Repubblica Ceca di Jolana Havelková e per la Spagna di Concha Ros, Anja Krakowski e Ima Picò.
La giornata inaugurale sarà contraddistinta inoltre da più eventi: una performance sonora e interventi dal vivo di Francesca Conchieri e Mauro Cossu, un reading di Patrizia Lo Torto, l'esibizione al violino di Edoardo Malannino, la partecipazione di Suigeneris Edizioni con la presentazione di un libro da parte di Valentina Colafati e infine una performance di Debora Benincasa.
Il visual che accompagna la rassegna in tutti i suoi risvolti grafici si riferisce invece all'opera “Pregnant Book” di Oona Hyland, protagonista della collettiva grazie alla curatela di Miroslava Hàjek. Un'opera di grande impatto visivo che si spinge ben oltre la fisicità dell'oggetto invitandoci a riflettere sulla natura della creazione e della nascita in un momento in cui, in modi differenti, l'argomento è al centro di dibattiti non di raro discutibili. Il libro rilegato in lino naturale, dalle pagine bianche e immacolate, si apre come un ventre materno su infinite potenzialità e a un costante divenire.
MA/DONNE, come apprendiamo dal comunicato stampa, attraverso le opere di artiste diverse per età, provenienza e stile, è il tentativo di dar voce alle esperienze di donne che hanno subito la guerra o l'hanno combattuta, che si battono per la pace e che, attraverso la loro arte, ci invitano a riflettere sulle conseguenze devastanti dei conflitti, sulla necessità di costruire un futuro di pace. La mostra ospita opere differenti per tecnica e linguaggio, artiste sia affermate che emergenti, scelte per la loro capacità di emozionare e di far riflettere, e che, attraverso le loro creazioni, raccontano storie di coraggio, tenacia e speranza.
I temi affrontati: il ruolo delle donne come combattenti, vittime, madri e testimoni; l'impegno nella costruzione della pace; memoria e trauma: le ferite profonde nel corpo e nell'anima delle donne; la capacità di rialzarsi e di ricostruire le proprie vite; la visione di un mondo più pacifico e giusto.
La mostra propone storie vissute, spesso dimenticate o silenziate, invita gli spettatori a riflettere sulle conseguenze della guerra, sulla necessità di costruire la pace, di sensibilizzare l'opinione pubblica e ispirare le nuove generazioni”.
Una mostra dunque che si rivolge ad un pubblico ampio e diversificato disponibile ad approfondire, attraverso differenti media, temi legati alla storia e all'attualità.
LE OPERE
E' in questo contesto che possiamo ammirare le immagini fotografiche di Jolana Havelková che attraverso una serie di manipolazioni in camera oscura affronta il tema della disumanizzazione e alienazione, la riduzione ad automa dell'essere umano. Con “Nasse” della serie “Trappole” Roberta Toscano affronta il problema della limitazione d'azione, dell'amputazione delle potenzialità umane, a cui le donne sovente sono soggette. Nella composizione fotografica “Assenze” di Giulia Vasta ritroviamo il gesto corporeo di raccoglie, conservare, custodire, creare, distruggere e ricostruisce in un continuo processo in divenire. Con Limbania Fieschi vengono affrontati temi legati al corpo umano, alla condizione femminile e alla precarietà dell'esistenza. Donatella Giagnacovo con “Dolor Veneris”, ci parla delle vittime collaterali dei conflitti. Evidente il richiamo ad una Venere, icona del mondo mitologico, trasfigurata dalla sofferenza. Mino Bertoldo, fondatore e direttore del teatro Out-Off di Milano, con le sue opere in terracotta “Seni su treno” e alcuni personaggi del suo “Esercito della Bellezza”, ironizza sull'impotenza del sesso maschile. Le “crinoline” in ferro di Ornella Rovera sono invece metafora della rigida gabbia in cui la donna si relega per omologarsi. Nell'opera di Ima Picó i contorni definiti e le campiture piatte richiamano ad un ordine e struttura non esenti da stratificazioni e simbologie sottese. Attraverso una visione eco-femminista vediamo le opere di Concha Ros estendersi ad una rappresentazione del corpo femminile depurata da ogni volgarità. L'indagine di Anja Krakowski verte sul concetto di separazioni e su dicotomie (artigianato /economia globale – esseri umani / natura) capaci di influenzare i rituali contemporanei, le lingue, i metodi di produzione e lo sfruttamento delle risorse materiali, le loro origini e processi. Sara Camaiti trasforma ogni pensiero e ricordo in un codice a barre unico e colorato. L'impossibile decodifica elettronica delle singole pagine, introduce l’idea di un diario segreto, un rifugio intimo condiviso con il lettore, ma che rimane parzialmente enigmatico. Giampiero Bianchi si occupa di fotografia e design, la sua opera risponde al suo proposito di rilettura del tempo e del territorio. Nelle opere di Ivana Hàjek, artista d'avanguardia, la bellezza ed astrazione delle opere più recenti si misura con la drammaticità di corpi la cui reificazione si insinua sia negli accesi contrasti cromatici che in una fisicità che attesta della loro umana, umiliante alienazione. Nell'opera “Bunker – Rifugio antiatomico” di Paola Zorzi, tutto appare algido, ordinato al contrario del suo inquietante significato e della funzione a cui quel luogo fa riferimento. L'artista si augura che un giorno questo possa essere recepito come un reperto risalente ad un'epoca in cui il genere umano non era ancora abbastanza evoluto. Caterina Gualco si muove attraverso più media alla ricerca di un senso legato al trascorrere del tempo e ad un'indagine esistenziale. Le opere di Lorena Pedemonte Tarodo hanno sempre come filo conduttore il segno: sintesi e frammento del corpo umano nelle sue molteplici interazioni. Patrizia Romana Lo Torto spazia tra opere polimateriche, sculture, installazioni. Presenta anche un reading di poesie autobiografiche in cui troviamo espresso sia il dolore che la forza nella ricerca di un equilibrio esistenziale. Sui Generis è una casa editrice indipendente, attraverso il libro presentato da da Valentina Colafati viene sottolineato il proliferare su internet di un aggressivo ceppo di antifemminismo in cui l'emancipazione è vista come minaccia per gli uomini e per la civiltà occidentale. Edoardo Malannino introduce e conclude il reading con un'esecuzione al violino. Alla formazione classica affianca la passione per la musica folk irlandese e americana che vede una sintesi nel genere musicale bluegrass. Francesca Conchieri, progettista ed artista e Mauro Cossu artista, compositore e curatore, collaborano allo sviluppo di progetti che esplorano il concetto di "post industriale" attraverso diverse forme di espressione artistica. Sono inoltre soci e fondatori dell'associazione P.I.R. (Post Industriale Ruralità). Le loro performance metaforiche e taglienti ci offrono sempre una sorpresa apparentemente divertente. Ricordiamo quelle della scorsa edizione sul tema della Violenza sulle donne: “Tubero nel tubo” e “Dì qualcosa!”. Per l'occasione Mauro Cossu eseguirà un concerto di musica contemporanea. La sua ricerca indaga la condizione tra visibile-invisibile / udibile-inudibile. Alla formazione classica dello studio del flauto dolce affianca sperimentazioni elettroniche interagenti con materiali ed oggetti prelevati dall'ambiente in cui viviamo.
PRIMA LE DONNE E I BAMBINI ma in che senso?
Tanto più questo argomento ci interroga in un periodo come questo in cui abbiamo assistito alla tragedia di migliaia di bambini vittime di guerre che non risparmiano proprio nessuno. Non è certo una novità ma, sempre più le guerre, da qualsiasi parte esse provengano, sembrano colpire i civili. Un tempo valeva il detto “non sparare sulla Croce Rossa” ma oggi cosa dovremmo dire? Non solo donne e bambini, non vengono risparmiati dagli orrori della guerra, ma neppure gli ospedali, i campi profughi, le scuole e... le ambulanze appunto. E anche là dove la guerra sembra placarsi, quando i riflettori appaiono ormai lontani da quegli scenari, molti sono i problemi a persistere per lungo tempo, talvolta più gravi di quanto si possa immaginare. E' risaputo che in quei contesti, così come durante i conflitti o nei periodi di crisi dovuti a riflussi culturali o a particolari fasi di transizione, a pagarne più le conseguenze sono proprio le donne, i bambini e in genere i soggetti più fragili. Oltre alle crisi economiche, ambientali, post-belliche abbiamo infatti assistito ad embarghi con conseguenze talvolta peggiori delle guerre stesse.
In tempi antichi a chi aveva la peggio durante una guerra era riservata, se non la morte, la schiavitù e lo stupro. Pratiche barbare che ritenevamo appartenere ad un passato ormai lontano. Ma siamo proprio sicuri che così? Quante donne, ancora oggi, in caso di sconfitta, non importa che questa sia di natura bellica od economica o legata a nuovi assetti geo-politici, finiscono per essere sfruttate sessualmente o a livello lavorativo? Eppure se da un lato le donne in determinate circostanze sono più esposte degli uomini, esse non sarebbero così fragili se, in condizioni limite, non vedessero venir frustrate tutte le loro potenzialità... che sono tante! E anche nelle circostanze citate, nonostante vittime, in moltissime occasioni riescono a dar prova di coraggio e di una forza incrollabile. Lavoratrici indefesse non riconosciute, osteggiate, derise, emarginate, svolgono in tutto il mondo una quantità enorme di attività, se non del tutto ignorate, sovente sottostimate e sottopagate.
E anche in occidente, di questi tempi, se da un lato tutta una serie di diritti nella carta risultano ormai indiscutibili, non è così raro il doversi misurare con atteggiamenti di sufficienza e misoginia, questo mentre permangono veri e propri atti di violenza, sopraffazione e sfruttamento che non di raro sfociano in tragedia.
Ma tornando alle guerre, mi trovo sovente ad immaginare come possa essere difficile per una donna affrontare tutti i “disagi”, per usare un eufemismo, che queste comportano. Vivere in campi profughi in condizioni estreme con servizi sanitari ed igienici insufficienti, affrontare gravidanze e problematiche legate alla complessità del corpo femminile in situazioni limite, occuparsi dei figli nel periodo in cui sono più fragili. In questi anni abbiamo assistito a esodi e migrazioni disastrose che le guerre, ma anche i cambiamenti climatici e problematiche socio-politiche irrisolte, continuano ad alimentare. Per non parlare del risvolto psicologico. Con quale ansia mista ad impotenza infatti è oggi possibile affrontare un conflitto caratterizzato da armi sempre più invasive e sofisticate, in grado di penetrare ovunque e di colpire anche le persone più indifese quali bambini, malati e anziani?
A partire da queste considerazioni, in senso lato e ben più esteso, vien da chiedersi:
Prima le donne e i bambini ma in che senso?
MA/DONNE partner
Fantastik Lab (Valencia ES) - Sui Generis Edizioni (Torino)- ADO analisidellopera.it – P.I.R. Post Industriale Ruralità (Sellero BS) - Mau Museo di Arte Urbana (Torino)
INFO: Zero gravità Villa Cernigliaro per arti e culture Associazione
via Clemente Vercellone 4 - Sordevolo (BI) mobile +39 3482517279
da venerdì a domenica dalle 15 alle 18
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