Maria presenta al LAC il suo nuovo spettacolo Bye Bye
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- Caterina Rimani
Giovedì 22 ottobre alle ore 19:45 Alessio Maria Romano presenta sul Palco della Sala Teatro il suo nuovo spettacolo Bye Bye.
Lo spettacolo ha debuttato alla Biennale Teatro di Venezia lo scorso settembre.
Prodotto da LAC Lugano Arte e Cultura in coproduzione con Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Bye Bye nasce per la Biennale di Venezia, città in cui ha debuttato lo scorso 14 settembre.
Il tema del Festival, a cui si sono ispirati tutti i lavori presentati, è stata la censura. Una Biennale preziosa sia per il periodo in cui si è svolta, sia perché ha regalato ad Alessio Maria Romano, stretto collaboratore di Carmelo Rifici, il prestigioso Leone d’Argento: un riconoscimento importante che Antonio Latella, direttore della Biennale Teatro, ha scelto di assegnare ad Alessio Maria Romano in virtù del suo lavoro coreografico e pedagogico.
Diretto da Romano in collaborazione con i suoi performer, Bye Bye si avvale della scrittura drammaturgica di Linda Dalisi ed esplora il senso e il significato della censura. Uno spettacolo in cui il lavoro coreografico si fa racconto accompagnato da brani musicali di autori come Lou Reed, John Lennon e Van Morrison, scelti proprio per essere stati, a loro volta, censurati.
In un luogo non luogo, un gruppo di utenti “muovono e danzano” il corpo in un sistema ciclico di azioni. Obiettivo comune è osservare a 360 gradi le modalità della censura, intesa come autorità e quindi istituzione che impedisce, nasconde, controlla o comunque limita la libertà di espressione dell’individuo. L’interrogativo della ricerca punta sull’ambiguità che si crea intorno alle parole “censura” e “autocensura” nella società. Il confine, non sempre così nitido, tra la regola necessaria al creare ordine e civiltà e quella che reprime e controlla la “follia” primordiale, pulsionale, che è propria dell’istinto e che continua a esistere nell’uomo.
L’educazione trasformata in censura controlla quella follia creatrice dell’individuo o della massa, che lasciata libera sarebbe, invece, distruttrice? Certe parole, certe azioni, potrebbero permettere conoscenza o creerebbero solo disequilibrio? Qual è l’equilibrio? La censura crea paura e nasce dalla paura stessa. L’incubo della perdita del potere. Il terrore antico di smarrire un’identità, un luogo, una certezza. Un’angoscia o meglio un’ossessione che vuole “nascondere” la domanda, l’ipotesi, la scelta, la diversità, l’altro, la morte, il desiderio e quindi la vita stessa. Tutto questo avviene attraverso modi che hanno a che fare con la violenza. Censura come volontà di perdere il desiderio di incontrare l’altro.