«Il phubbing è un fenomeno che si caratterizza a tutti gli effetti come forma di esclusione sociale, in particolare di ostracismo, ossia essere ignorati, diventare invisibili e sentirsi non esistenti in un dato contesto. - spiega Luca Pancani, psicologo sociale -Il phubbing è particolarmente importante da studiare perché l’ubiquità dello smartphone fa sì che questo fenomeno di ostracismo possa essere agito da chiunque e in qualsiasi momento, accrescendo enormemente la possibilità di conseguenze negative per chi lo subisce.

Ciò assume una importanza ancora maggiore nella relazione genitori-figli, in cui lo stile parentale e la responsività alle richieste dei figli rivestono un ruolo cruciale nello sviluppo adolescenziale» «Pur essendo ormai radicato in molteplici ambiti relazionali, incluso quello familiare - aggiunge Tiziano Gerosa, sociologo - il phubbing rimane un fenomeno relativamente recente e non ancora regolato da esplicite norme sociali (come, ad esempio, quelle che indicano in che modo “dobbiamo” comportarci a tavola, porci nei confronti del prossimo o esprimerci in determinate situazioni). La ricerca su questo tema, e la conseguente diffusione dei suoi risultati, possono incidere molto sulla costruzione di norme sociali che pongano dei limiti al phubbing anziché accettarlo indiscriminatamente.» I ricercatori sostengono di essere solo all’inizio della ricerca sul phubbing genitoriale e hanno in mente una serie di studi futuri, tra i quali l’indagine della circolarità del fenomeno: non sono solo i figli a subire phubbing dai genitori, ma anche i genitori a subirlo dai figli e ciò andrebbe ad alimentare un circolo vizioso e la costituzione di una norma sociale che potrebbe favorire il phubbing e, quindi, accrescere le sue ripercussioni all’interno dell’intero contesto familiare.