Ci sono Paesi al mondo in cui vivere è tutta un’altra storia rispetto a certe narrazioni. E ci sono libri, come questo, che non nascono per colpevolizzare ma per aprire gli occhi e capire. Si intitola “A viverci è tutta un’altra storia” il libro a cura di Giampaolo Mezzabotta pubblicato da Infinito edizioni (€ 14,00 – pag. 144) con prefazione di Davide Demichelis e l’introduzione di Igiaba Scego.


Il libro - rapsodia variegata di luoghi, tempi, eventi, emozioni, personaggi – spiega come si sta veramente nei Paesi poveri.
Ne scaturisce un’affascinante carrellata di situazioni e di persone che raccontano di privazioni e traumi giornalieri ma anche della capacità di reagire e di guardare avanti affrontando sfide che neppure immaginiamo. Saranno allora subito chiare le differenze tra l’essere cittadino di un Paese povero piuttosto che di uno ricco, dal non avere accesso a cure mediche di qualità alla mancanza dello Stato di diritto, del cibo e persino dell’acqua potabile, dall’aver dovuto lasciare casa a seguito di un bombardamento, della carestia o di un’inondazione fino all’esodo di massa per sfuggire al genocidio o alla pandemia.
Il volume raccoglie testi di Davide Berruti, Fulvia Boniardi, Maurizio Busatti, Emily Sofia Ceron, Augusto Cosulich, Filippo Curtale, Fabrizia Del Greco, Maria Grazia Dente, Luca Falqui, Anna Maria Gervasoni, Paolo Giambelli, Maddalena Grechi, Vincenza Lorusso, Marzio Marzot, Enrico Materia, Giampaolo Mezzabotta, Giovanni Norbis, Ilaria Onida, Carlo Resti, Jacopo Resti, Laura Salvinelli.
Giampaolo Mezzabotta (Roma, 1956), medico tropicalista, ha alternato incarichi di lavoro in Italia (ricercatore con l’Istituto superiore di sanità e medico ospedaliero a Cuneo) con altri sul campo con organizzazioni come la Cooperazione italiana (Etiopia) e il Cisp di Roma (Tanzania). Nel 2002 è diventato funzionario medico dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lavorando in Afghanistan, Uganda, Vietnam, Isole Salomone, Nepal e Myanmar. Da qualche anno in pensione, continua a collaborare con varie Ong italiane e con il centro di accoglienza dei migranti della sua area per lo screening sanitario dei nuovi giunti. Ha fondato e gestisce con colleghi e amici cooperanti internazionali il blog sulle migrazioni “Salirei anch’io su quel barcone”.