Verrà inaugurata alle 12.30 di giovedì prossimo, 11 novembre, presso l’Istituto Comprensivo Sauro Errico Pascoli a Napoli, l’installazione permanente “Thabo” di Nicholas Tolosa, grazie al coinvolgimento del Tavolo Interassessorile per la Creatività Urbana del Comune di Napoli.
L’esposizione della grande opera pittorica, a cura del critico d’arte Enzo Battarra, è la terza tappa dell’ampio progetto “Nafricapoli” con cui l’artista Nicholas Tolosa intende realizzare diverse installazioni pubbliche sul territorio comunale di Napoli.


“Nafricapoli” non è solo il titolo di un progetto, è la compenetrazione di due culture, l’unione di due anime gemelle in una sola parola, che è parola composta. La crasi è come un ponte costruito sull’arcobaleno.
Tutto ciò può avvenire solo alla luce del sole e Nicholas Tolosa porta i pezzi della sua “Nafricapoli” a spasso per la metropoli partenopea. È un’invasione pacifica, una contaminazione felice. Napoli e l’Africa si incontrano per strada perché per strada vivono i loro figli. All’ombra del Vesuvio la strada è teatro quotidiano, è racconto, è leggenda. È vita.
Nicholas Tolosa porta la street art lì dove l’arte è da sempre in strada, in cammino. E lo fa dipingendo le sue impassibili maschere di gusto africano in dimensioni giganti. Lo stile è il suo. La scelta cromatica è quella di usare tutti i colori sommandoli nel bianco e nel nero. E poiché la realtà non è mai black and white, finisce per prevalere il grigio, che è la terra di mezzo, con tutte le sue sfumature.
Anche “Thabo” è essenzialmente grigio, proprio perché figlio di “Nafricapoli”. È meticcio, rappresenta la contaminazione. Riporta alla memoria Thabo Mbeki, l’uomo del dopo Mandela, colui che ha proseguito nell’opera politica del suo predecessore, desiderando un Rinascimento africano. La maestosa opera di Nicholas Tolosa ha la stessa forza di una testa di bronzo di Ife. È un volto austero, con i suoi solchi, ma anche con le sue campiture di colore-noncolore, geografie cromatiche nel segno del bianco e del nero, nuvole fluttuanti su un universo facciale che è grigio, quindi è mescolanza, è congiunzione di due lune.
C’è popolo alle spalle di “Thabo”, c’è comunità, voglia di riscatto. Ma c’è anche eleganza pittorica, raffinatezza nelle proporzioni, slancio verticale. Sfida. Un giorno la maschera si staccherà dal muro, parlerà e narrerà di viaggi dall’Africa a Napoli, di navigazioni tempestose, drammatiche, e di approdi desiderati. “Nafricapoli” è il racconto di popoli che si incontrano. Non esistono nord e sud, sono solo convenzioni geografiche. Quel che esiste sono i mondi paralleli, fatti di persone che devono incontrarsi e sapersi amare. A partire da una terra cui fu una sirena a darle il nome e dove quella creatura marina rinasce quotidianamente. Nome magico Partenope”.