Nel terzo trimestre, rileva l’Istat, il Pil italiano ha segnato un deciso aumento (+2,6% la variazione congiunturale), proseguendo la fase di veloce ripresa dei ritmi produttivi manifestatasi nel secondo trimestre e consentendo una ulteriore riduzione del gap rispetto ai livelli pre-crisi. La domanda nazionale (al netto delle scorte) e la componente estera netta, hanno fornito un contributo positivo (rispettivamente 2,0 e 0,5 punti percentuali).

Il miglioramento dell’economia italiana è risultato diffuso tra i settori ma con un’intensità del valore aggiunto più marcata nei servizi (+3,4% la variazione congiunturale) rispetto all’industria in senso stretto e alle costruzioni (rispettivamente 0,8% e +0,6%). Tra i servizi si segnala l’ampio miglioramento per il comparto del commercio, trasporto, alloggio e ristorazione (+8,6%) caratterizzato dal recupero delle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+71,2% la variazione congiunturale del fatturato rispetto al secondo trimestre). I segnali provenienti dal clima di fiducia di famiglie e imprese, che tra ottobre e novembre si è mantenuto sui livelli massimi del periodo, forniscono un ulteriore elemento a supporto del proseguimento dell’attuale fase di recupero. A novembre, la fiducia delle imprese ha mostrato un aumento nell’industria manifatturiera dove sono migliorati sia i giudizi sugli ordini sia quelli sulle attese di produzione. La fiducia nelle imprese di costruzione e nei servizi di mercato ha mostrato una flessione anche se i livelli si sono mantenuti superiori a quelli del periodo pre-crisi. Per le famiglie, le componenti dell’indice hanno evidenziato andamenti eterogenei con un miglioramento dei giudizi sul clima corrente e un peggioramento per quelli sul clima economico e quello futuro. Un ulteriore segnale positivo è rappresentato dal recupero degli investimenti, che riflette sia il proseguimento della fase espansiva di quelli in costruzioni, più accentuata nei primi due trimestri dell’anno, sia l’ulteriore progresso nel terzo trimestre di quelli in impianti, macchinari e armamenti. Accanto ai decisi segnali di ripresa permangono tuttavia alcune difficoltà strutturali caratterizzanti il sistema economico italiano. L’attuale composizione degli investimenti e del livello di istruzione degli occupati presentano ancora ampie differenze rispetto a quelle dei principali paesi europei e potrebbero rappresentare nel medio periodo un ostacolo alla crescita. La quota sul Pil del totale degli investimenti ha mostrato un deciso incremento nel 2021, attestandosi nel terzo trimestre al 19,3%, un livello superiore di 1,4 punti percentuali rispetto alla media del 2019. La quota rimane però inferiore a quella dei principali paesi europei (-0.8 punti percentuali e -2,3 p.p. la differenza con Spagna e Germania) in particolare per la componente degli investimenti in proprietà intellettuale, che comprendono la ricerca e sviluppo e il software. La relativa incidenza sul Pil è del 3,0% nel terzo trimestre, meno della metà rispetto a quella della Francia, inferiore di 0,9 p.p. rispetto alla Germania e 0,4 p.p. rispetto alla Spagna. Anche per l’input di lavoro gli occupati italiani evidenziano una composizione per titolo di studio significativamente differente da quella dei principali paesi europei. Nel secondo trimestre del 2021, in Italia la quota di occupati tra i 25 e i 64 anni con titolo di istruzione terziaria (pari al 24,6%), è stata decisamente inferiore a quella di Spagna (46,5%), Francia (46,2%) e Germania (32,1%), sebbene in crescita rispetto alla media del 2019 (23,4%).