In una grotta nell’entroterra di Albenga, in provincia di Savona, un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto la più antica sepoltura di una neonata mai documentata in Europa. La piccola bambina – che gli studiosi hanno soprannominato “Neve” – è vissuta circa 10.000 anni fa, durante la prima fase del Mesolitico, un periodo che ha segnato probabilmente grandi cambiamenti sociali nelle popolazioni umane, legati agli adattamenti dovuti alla fine dell’ultima era glaciale. Insieme ai resti della neonata è stato ritrovato un corredo formato da oltre 60 perline in conchiglie forate, quattro ciondoli, sempre forati, ricavati da frammenti di bivalvi, e un artiglio di gufo reale.

La scoperta è stata pubblicata il 14 dicembre su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature. Il team di studiosi responsabile del ritrovamento e dell'analisi dei resti è coordinato da ricercatori italiani - Stefano Benazzi (Università di Bologna), Fabio Negrino (Università di Genova) e Marco Peresani (Università di Ferrara) - e comprende anche studiosi della University of Colorado Denver (USA), dell'Università di Montreal (Canada), della Washington University (USA), dell'Università di Tubinga (Germania) e dell'Institute of Human Origins dell’Arizona State University (USA). "Capire come i nostri antenati trattassero i loro morti ha un enorme significato culturale e ci consente di indagare sia i loro aspetti comportamentali che quelli ideologici", spiega Stefano Benazzi, professore al Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna, tra i coordinatori dello studio. "Questa scoperta permette di indagare un eccezionale rito funerario della prima fase del Mesolitico, un'epoca di cui sono note poche sepolture, e testimonia come tutti i membri della comunità, anche piccole neonate, erano riconosciuti come persone a pieno titolo e godevano in apparenza di un trattamento egualitario".