“Sono nato e cresciuto in quella città all’estremo nord-est dello Stivale, dove per più di cinque secoli sventolò la bandiera degli Asburgo e, per ben tre volte, il tricolore francese. E fu proprio nella terza e ultima occupazione della Grande Armée che vennero edificate delle piccole case accatastate spalla contro spalla. Una ristretta lingua di terra che da valle risale una collina.

È curioso immaginare come a un tempo queste mura fossero il rifugio di soldati e destrieri, stalle e case di dolce permanenza. Leggenda o verità che sia, si narra che anche Napoleone Bonaparte in persona ne approfittò per schiacciare un pisolino da quelle parti anche se – o specie se –, per lecita scarsità d’interesse più che per debita ignoranza, nessuno oggi ricorda ciò che forse ha mai saputo. In fondo, di storie di guerra e di morti se ne trovano a palate, persino di allegri bevitori e di donne carillon. Nulla però può tenere il paragone con un’infanzia depressa e rassegnata. E un’infanzia depressa e rassegnata vissuta in un quartiere degradato vale il doppio. Così, giusto per assaporare l’odore di corti e viuzze umide, tolgo il velo da un quadro ben diverso dalla romantica definizione di vecchio borgo: gradini scoscesi, malte decadenti, un albero secolare graziato dal Comune e biancheria intima appesa su spaghi sfilacciati trainati da carrucole cinguettanti. Fra le siepi e l’erba incolta qualche gatto, uno stormo di passeri appeso a un ramo e un topo guardingo nascosto in un buco che osserva le scarpe dei passanti. Appena fuori dalle mura, una lavanderia “fai da te” e un fruttivendolo chiuso da un pezzo con un cartello penzolante a cui il tempo aveva fatto perdere colore e speranze: AFFITTASI”.
Con questa descrizione di Trieste così accurata entriamo nel romanzo di Massimiliano Alberti dal titolo “La Piccola Parigi”, un omaggio affettuoso e appassionato alla città del vento e, in particolare, a un antico rione – fondato proprio durante l’occupazione francese – che trasuda umanità, solitudine, storie d’amore e di amicizia.
L’autore ha presentato il suo libro, pubblicato in Italia da Infinito Edizioni (pp.208, euro 15) martedì scorso, 10 maggio, a Vienna, presso l'Istituto Italiano di Cultura con il patrocinio de Il Gattile di Trieste e di Montmartre mon coeur. Parte dei diritti d’autore derivanti dalla vendita del libro saranno devoluti in beneficienza proprio a Il Gattile.
Massimiliano Alberti nasce a Trieste nel 1979, in quel cantuccio di terra cosmopolita che ha fatto da arena a molti scrittori. Assunto presso un’importante azienda del mondo del caffè, è proprio il lavoro a portarlo a coltivare la passione per i libri e la scrittura. Nipote dello scultore Tristano Alberti, cresce fra i bozzetti, i quadri e le statue del nonno. L’influenza artistica lo incoraggia a scrivere e così nasce il suo romanzo d’esordio, L’invitato (Infinito edizioni, 2018).