E se la soluzione per i problemi alla cartilagine delle articolazioni arrivasse da coralli e conchiglie? No, non si tratta di pseudoscienza o di qualche strano rito, ma dell’utilizzo dell’aragonite, presente in natura appunto in organismi come coralli e conchiglie, alla base del device impiantato per la prima volta in Italia dalla dottoressa Francesca De Caro, specialista ortopedico dell’Istituto di Cura Città di Pavia. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire meglio di che cosa si tratta:

l’aragonite è un minerale composto da carbonato di calcio simile per caratteristiche alle ossa ed è il materiale di cui è fatto il device, un cilindretto biocompatibile e biodegradabile che ha la capacità di rigenerare la cartilagine. “La cartilagine non riesce a rinnovarsi autonomamente, pertanto è necessario intervenire nei pazienti con problematiche di questo tipo o affetti da artrosi agli stadi iniziali, con procedure chirurgiche o di medicina rigenerativa”, spiega la dottoressa De Caro, la quale poi aggiunge: “Lo studio condotto da più ospedali, ha coinvolto 250 pazienti reclutati in tutto il mondo. Il risultato è sorprendente: è stato dimostrato un importante miglioramento nei pazienti affetti da deficit della cartilagine a cui era stato impiantato il cilindro di aragonite. In particolare a due anni dall’impianto, si è riscontrato che il risanamento cartilagineo era di 42.7 nei pazienti trattati con il dispositivo e di 21.4 in quelli trattati con la terapia convenzionale”. Nella pratica, il posizionamento del device avviene per mezzo di un intervento chirurgico mininvasivo che ha un decorso post operatorio brevissimo: il cilindro di aragonite, del diametro di meno di un centimetro, viene inserito all’interno della lesione cartilaginea, a contatto con l’osso del paziente, consentendo la differenziazione delle cellule staminali in osso e cartilagine e permettendo in pochi mesi di compensarne il deficit. Il cilindro verrà assorbito dall’organismo e quindi non sarà necessaria neppure la rimozione. A sottoporsi, per la prima volta in assoluto in Italia, a questo intervento svoltosi in quel di Pavia sono stati un uomo di 58 anni, con un’artrosi di ginocchio allo stadio iniziale e un giovane di 27 anni con una lesione cartilaginea della troclea femorale. Sull’esito degli interventi si è espressa così De Caro: “Credo che i risultati ottenuti aprano a nuove e ampie possibilità di cura per i pazienti giovani e meno giovani”.