A pochi passi dalla Capitale, nel centro ricerche Enea Casaccia, il team di ricercatori italiani composto, oltre che da quelli di Enea, anche dagli studiosi di Cnr e Fondazione Toscana Life Sciences, ha fatto un’importante scoperta, poi pubblicata sulla rivista Frontiers in Plant Science. Nello specifico, hanno prodotto due anticorpi contro il virus SARS-CoV-2, responsabile del Covid, utilizzando come “biofabbrica” una specie selvatica della pianta del tabacco (Nicotiana benthamiana). Entriamo nel dettaglio.

Nella prima fase dello studio i ricercatori hanno isolato in un paziente affetto da Covid uno dei due anticorpi dotato di una potente azione neutralizzante contro il virus, riproducendolo successivamente in piante di Nicotiana benthamiana utilizzando la piattaforma biotecnologica Plant Molecular Farming, capace di effettuare la sintesi di molecole bioattive ad alto valore aggiunto. Infine, la molecola è stata caratterizzata biochimicamente. Marcello Donini, ricercatore dell’Enea, spiega la scoperta in questa maniera: “I risultati ottenuti ci hanno consentito di dimostrare che gli anticorpi prodotti in pianta riescono a bloccare la replicazione del SARS-CoV-2 mantenendo dunque le stesse capacità funzionali delle corrispondenti molecole prodotte nei sistemi tradizionali. Il risultato conferma che la tecnologia di produzione adottata in Enea potrebbe essere una valida alternativa rispetto alle piattaforme ‘tradizionali’ basate su colture cellulari per la produzione di anticorpi neutralizzanti, da utilizzare sia come terapeutici che come diagnostici, in grado di soddisfare la domanda nazionale in tempi brevi e con investimenti sensibilmente inferiori”. Oltre a Marcello Donini, nel team erano presento anche Rachele Frigerio, Carla Marusic, Maria Elena Villani, Chiara Lico, Cristina Capodicasa, Selene Baschieri, Rino Rappuoli, Emanuele Andreano, Ida Paciello, Andrea Scaloni e Anna Maria Salzano. Particolarmente interessante è stata la considerazione che l’ampliamento della piattaforma di Plant Molecular Farming da scala di laboratorio a scala pilota permetterebbe la produzione di anticorpi sufficienti per la valutazione in studi clinici in circa 3-4 mesi, contro i 6-7 necessari con sistemi di produzione in cellule di mammifero, consentendo di rispondere a possibili emergenze pandemiche in modo tempestivo e a costi di produzione ridotti, senza ricorrere a piante geneticamente modificate.