Con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti, il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sul rendimento energetico degli edifici, ufficialmente la Energy Performance of Building Directive ma ribattezzata direttiva “Case Green” in Italia. Con l’approvazione del 14 marzo, si apre ora un nuovo capitolo, che coinvolgerà anche Consiglio europeo e Commissione europea, che contribuiranno a varare la direttiva definitiva che dovrà entrare in vigore negli Stati membri.

Nel governo italiano traspare delusione per l’approvazione (hanno votato a favore Pd, M5S e Verdi, astenuto il Terzo Polo). Una delusione evidente nelle parole del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: “La direttiva sulle Case Green è insoddisfacente per l’Italia. Continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale. Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese”. Nel dettaglio, la nuova normativa UE innalza l'obiettivo di riduzione dei gas serra a livello europeo, da raggiungere entro il 2030, dal 30 al 40% rispetto ai livelli del 2005. Per la prima volta, tutti i Paesi dell'UE dovranno ridurre le emissioni di gas serra con obiettivi che variano dal 10 al 50%. Gli obiettivi di riduzione di ciascun Paese membro per il 2030 si basano su PIL pro capite ed efficacia dei costi. Ogni anno, gli Stati membri dovranno inoltre garantire di non superare la propria quota annuale di emissioni di gas serra. Tra gli interventi che più interessano l’Italia – che non è però nelle peggiori condizioni tra i Paesi membri – c’è l’efficientamento energetico degli edifici, che comporterà interventi sostanziali su un ampio numero di immobili.