Dopo anni di pandemia che ha rivoluzionato il nostro modo di lavorare e gli obiettivi di vita dei lavoratori italiani, l’Osservatorio BenEssere Felicità avvisa  istituzioni, imprenditori e stakeholder di tutte le aziende italiane: i primi dati del 2023 dimostrano che la crisi nel mondo del lavoro rischia di cronicizzarsi. Per il terzo anno consecutivo l'associazione Ricerca Felicità misura lo stato di salute della felicità e del benessere dei lavoratori, sia nella dimensione aziendale sia in quella individuale e sociale. 

“Uno dei dati più allarmanti è che oggi la generazione Z raggiunge quasi il 60% di risposte positive alla possibilità di cambiare professione nel breve, superando persino le altre generazioni che già avevano ampiamente dimostrato la voglia di trovare un’altra occupazione” afferma Sandro Formica, VicePresidente e Direttore scientifico dell’Associazione Ricerca Felicità “Il grande campanello d’allarme dimostrato è rimasto inascoltato e ora ci troviamo in una situazione in cui tutte le generazioni si uniscono nel dimostrare che nel sistema lavorativo italiano qualcosa non stia funzionando. Persino un Baby Boomer su 4 (24,1%) a un passo dalla pensione, dimostra di voler cambiare il proprio impiego per gli ultimi anni professionali (era il 17,9% nel 2022)”. I dati dimostrano che, rispetto al 2022 la domanda “Stai pensando di cambiare lavoro a breve?” trovava una forte convinzione da parte degli appartenenti alla Gen. Z (37,4% del campione), ma ancor più per Millennial (49%), e Gen. X (al 42,3%). Dodici mesi dopo notiamo una crescita - eccetto per la Gen. X, che rimane stabile - in tutte le fasce generazionali: Gen. Z al 59,9%, Millennial al 52,6%, e Baby Boomer al 24,1%. “È il tempo di agire: l’anno scorso eravamo ancora colpiti dagli effetti della pandemia, per questo i risultati della survey 2022 sono evidenze che in un certo senso potevamo “giustificare”, ma che non possiamo più ignorare con i nuovi dati 2023” afferma Elga Corricelli co-founder dell’Associazione Ricerca Felicità “Bisogna ormai rendersi conto che il tema della felicità come meta-competenza e del benessere dei lavoratori italiani non può più aspettare. È quindi fondamentale prendere coscienza di questo cambiamento in atto e concretizzare politiche per creare maggior benessere per tutti e limitare il più possibile la migrazione di talenti all’estero. Quello che rischiamo ogni giorno di più è che, paradossalmente, un lavoro in sede estera risulti più attraente sia in termini di offerta che in termini di benessere lavorativo”.