Nelle imprese si registrano modesti segnali di ripresa delle attività di ricerca e sviluppo nel 2021. Nonostante la generale fase di recupero registrata dall’economia nazionale, la spesa in ricerca e sviluppo delle imprese non torna ai livelli pre-crisi (15,6 miliardi nel 2021 contro i 16,6 del 2019) e registra ritmi di crescita annuali ben lontani da quelli del periodo pre-pandemico (+1,1% a fronte del +7,4% del 2018 e del +4,1% del 2019). Lo segnala l’Istat.

Come la contrazione della spesa in ricerca e sviluppo durante la crisi pandemica aveva chiaramente assunto una rilevante caratterizzazione sia dimensionale sia settoriale, così il suo andamento nella fase post-pandemica è molto differenziato, determinando forti divaricazioni settoriali e dimensionali con situazioni in cui la spesa resta ancora molto al di sotto del livello precedente la crisi. Dai dati recenti, infatti, appare confermata la polarizzazione strutturale del sistema produttivo nazionale rispetto all’intensità della ricerca e sviluppo nel 2021. La scelta di puntare su nuovi investimenti in ricerca e sviluppo, non avendo interessato tutte le imprese, ha accentuato l’eterogeneità del sistema produttivo. Trasversalmente alle attività economiche, la ripresa interessa solo le grandi imprese, mentre tutte le altre non sembrano superare la crisi causata dalla pandemia. Le più colpite sono le piccole imprese (meno di 50 addetti), la cui spesa si riduce del 6,3% rispetto al 2020, mentre nelle imprese di media dimensione (50-249 addetti) il calo è più contenuta (-3,2%). All’opposto, emerge il discreto recupero delle attività di ricerca e sviluppo delle imprese con oltre 249 addetti, che spendono il 3,8% in più rispetto al 2020.