Tutt’altro approccio, come detto, è invece quello adottato dai lavoratori di domani al cospetto dei “colleghi” di altri Paesi, specialmente se migranti o in fuga da contesti geopolitici critici. “Ci vengono a rubare il lavoro”, si sente spesso recriminare da parte degli adulti. Ma per i ragazzi è l’esatto contrario: solo l’8% vive con la preoccupazione che il multiculturalismo possa peggiorare le prospettive occupazionali degli italiani, in ogni settore. Per tanti altri (44%) la minaccia potrebbe valere giusto per compiti a bassa specializzazione.

La maggior parte degli intervistati (48%) pensa invece che, a prescindere dagli stranieri, con costanza e impegno un buon lavoro si può sempre trovare. Ecco perché, più in generale, solamente il 12% ritiene che l’afflusso di manodopera d’importazione possa tradursi in minori offerte, stipendi più bassi o condizioni di lavoro peggiori. Per oltre 7 intervistati su 10, al contrario, queste persone possono aiutare l’intera economia, portando a un arricchimento in termini di visione e modalità operative, che possono “migliorare” anche noi. Per il 16% sono addirittura una necessità, svolgendo quei lavori che noi non vogliamo più fare.