Via i senatori a vita
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- Redazione
Liliana Segre, Mario Monti, Carlo Rubbia, Elena Cattaneo e Renzo Piano saranno gli ultimi senatori a vita nella storia della Repubblica, sempre ovviamente che il ddl Casellati verrà approvato dalle Camere e poi dai cittadini nell’eventuale referendum. Intanto però oggi il Senato ha approvato, per alzata di mano, l’articolo 1 del premierato, che abroga la facoltà del presidente della Repubblica in carica di nominare fino a un massimo di 5 senatori a vita, facoltà prevista finora dall’articolo 59 della Costituzione. Il via libera è arrivato il 28 maggio nel corso di una seduta particolarmente bollente in Senato. Inizialmente posticipata di qualche minuto per mancanza del numero legale, quando inizia la seduta entra subito nel vivo con l’intervento di Elena Cattaneo, scienziata e appunto senatrice a vita, che propone un emendamento che mantiene i senatori a vita, prevedendo però “che i voti dei senatori a vita non siano computati nelle votazioni di fiducia di cui all’articolo 94 della Costituzione":
un modo “per allontanare dai Senatori a vita l'ombra di una loro politicizzazione quali soggetti determinanti, con la partecipazione alle votazioni di fiducia, della vita e della stabilità di un governo”. Ma soprattutto, una soluzione che “non è un inedito parlamentare, anzi, ricordo specialmente un disegno di legge costituzionale della scorsa legislatura promosso dal senatore Ignazio La Russa, allora Vice Presidente del Senato e oggi Presidente, e dallo stesso senatore Alberto Balboni” ovvero il relatore della riforma di oggi. "In tal senso - ha concluso la senatrice a vita - dichiaro fin d'ora di non avere nulla in contrario nel riformulare il testo del mio emendamento esattamente come da proposta di legge costituzionale n. 2081, La Russa - Balboni del 29 gennaio 2021, ovvero: 'I senatori a vita partecipano a pieno titolo ai lavori del Senato, fatta eccezione per i voti di fiducia al Governo”. Ma lo scontro arriva quando La Russa, invitando Catteneo a proseguire nonostante il tempo a disposizione scaduto, condisce la concessione con "per una volta che abbiamo l'onore di poterla ascoltare…”. "Non è la prima volta" replica Cattaneo, ma è il resto delle opposizioni a protestare, intravedendo nelle parole del presidente un interno di scherno (per La Russa invece “è solo deferenza”). Ma non è finita qui: Julia Unterberger, senatrice delle minoranze di lingua tedesca, prende la parola anche lei contro il taglio dei senatori a vita, e poco dopo accusa: “Mi è stato riferito che il senatore Zaffini mentre io parlavo ha urlato "impara l'italiano prima di parlare". Il terzo atto si consuma, tra Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva, e il ministro delle Riforme Elisabetta Casellati, con il primo che accusa la seconda di avergli rivolto un gesto “per mandarlo al diavolo”. "Scusi non ho capito, dove dovrei andare io, secondo lei, signora ministra?" si agita Borghi, lanciandosi in un “si vergogni” rispedito prontamente al mittente da Casellati, che nega gesti di sorta. La bagarre induce alla sospensione dell’aula, che alla ripresa sancirà poi la fine del potere di nomina dei senatori a vita da parte del Colle.