La stretta sugli smartphone arriva a destinazione. Dopo la circolare estiva di Viale Trastevere, alle medie 9 studenti su 10, al rientro a scuola, hanno trovato un regolamento scritto sull’uso dei dispositivi digitali personali, con le relative sanzioni: per la metà di loro si è trattato di una conferma delle disposizioni già in vigore lo scorso anno, per tutti gli altri di un aggiornamento o di una novità assoluta. Alle superiori, nonostante il documento ministeriale non li riguardasse direttamente, la percentuale di quanti hanno ora a che fare con regole sul tema si attesta al 61% degli studenti intervistati. E circa un terzo di questi ultimi rilevano novità o aggiornamenti.

A segnalarlo è un’indagine effettuata dal portale Skuola.net - interpellando 2.800 ragazze e ragazzi di scuole medie e superiori - che ha indagato su vecchi e nuovi divieti posti agli studenti delle scuole al rientro dalle vacanze. Non si è trattato, però, solo di smartphone. Al bando, in molti casi, finiscono anche abiti troppo corti, scarpe troppo aperte, unghie finte, barbe incolte, trucco pesante, trasparenze e via dicendo. In generale, ben 4 su 10 al ritorno tra i banchi hanno trovato nuove indicazioni da rispettare, in particolare proprio sull’uso dei dispositivi tecnologici e sul modo di presentarsi a scuola. Riprendiamo, però, dalla grande novità riguardante il telefono: il ministro Valditara lo ha vietato in classe, anche per scopi didattici, fino alle scuole medie. Ma sta ai singoli istituti decidere come attuare questa indicazione. La strada più battuta, stando ai racconti degli studenti, è quella che consente agli alunni di tenere i dispositivi con sé, imponendo però di lasciarsi spenti per l’intera giornata: così per quasi i due terzi (62%). Ma c’è anche chi ha adottato il pugno di ferro, obbligando i ragazzi a consegnare i telefonini all’ingresso di scuola: è il 16% degli alunni sottoposti a qualche tipo di regola a non poter avere a portata lo smartphone fino all’uscita dell’ora di pranzo. Altra opzione abbastanza gettonata è anche quella che prevede la possibilità di consultare il telefono durante la ricreazione: lo afferma 1 su 10. Qualche libertà in più, come visto, ancora ce l’hanno gli studenti delle superiori. In fondo, per loro, non ci sono state nuove indicazioni, se non quelle già esistenti: no allo smartphone in classe per farsi i fatti i propri, ma uso per fini didattici consentito se la scuola approva. Qualcosa, però, si muove anche qui: ormai 6 su 10 hanno qualche forma di regolamentazione scritta. E un altro 30% ha ricevuto almeno dei “suggerimenti” orali sul comportamento da tenere. La grande differenza con i colleghi delle medie, semmai, è nella tipologia di regole introdotte: la platea più ampia (44%) deve tenere spento il telefono solo quando il docente è in aula, nulla di più. Pochi quelli che devono consegnarlo o che lo possono riaccendere solo all’uscita: questi, sommati insieme, arrivano a malapena al 20%. Al 33% viene invece consentito l’uso durante le lezioni per scopi prettamente didattici. Ma la vera domanda è un’altra: le nuove regole stanno funzionando? Al momento “nì”. Infatti, solo il 50% degli studenti delle medie e il 16% di quelli delle superiori dichiarano che nessuno, ma proprio nessuno, usa gli smartphone per scopi personali in classe. Il resto del campione confessa che una parte della classe contravviene al divieto fino ad arrivare al punto che tutti - in 1 caso su 10 sia alle medie che alle superiori - sembrano infischiarsene. Sono solo i primi giorni, vedremo come andrà più avanti. Quelle che riguardano in modo trasversale, seppur in misura complessivamente minore, sia gli alunni più grandi che quelli più piccoli sono invece le indicazioni ufficiali sull’abbigliamento da adottare quando si va a scuola. Tra vecchie e nuove regole, circa 3 studenti su 10 devono fare attenzione a come vestirsi la mattina, per non incorrere in ramanzine o, peggio ancora, in sanzioni. E un ulteriore 55% è caldamente pregato di presentarsi in classe in modo “adeguato” al contesto. Solo 1 su 5 ha carta bianca sull’abbigliamento. Nel mirino, spesso e volentieri, finiscono soprattutto le ragazze. Visto che, tra i divieti più frequenti riportati dagli intervistati figurano quello, ad esempio, di indossare top e canottiere troppo “minimal” o magliette che lasciano scoperte spalle e pance; ma anche di avere scollature generose o gonne e pantaloni troppo corti oppure jeans strappati. Nel novero delle indicazioni non mancano anche quelle che vietano di tenere in testa il cappello o il cappuccio della felpa durante le lezioni. Ci sono, poi, istituti che utilizzano formule generiche, tutte da interpretare, mettendo al bando gli outfit considerati “sgarbati” o in grado di “distrarre” gli altri studenti (così è scritto). Ma il “dress code” scolastico ha un perimetro ampio e comprende anche gli accessori e l’aspetto in generale. Tantissime le scuole che vietano alle ragazze di avere unghie finte (spesso giustificando la cosa con la loro potenziale “pericolosità”) nonché trucchi appariscenti, capelli troppo colorati, accessori vistosi, un numero eccessivo di piercing; qualcuna “consiglia” persino di tenere raccolti i capelli se molto lunghi. Sul fronte ragazzi, invece, ci si concentra soprattutto sulle barbe, che non devono essere né lunghe né incolte né con disegni strani. Ad avere una o più di queste indicazioni nel regolamento d’istituto è circa 1 su 5. Parecchie scuole, infine, si sono anche premurate di mettere sull’attenti i propri alunni su due grandi novità normative valide per tutti, alle medie come alle superiori. Uno studente su quattro (20%) ha avuto una spiegazione più o meno approfondita dei contenuti del provvedimento, già operativo, che inasprisce le pene per chi aggredisce il personale scolastico (docente e non). Qualcuno in più (26%) è stato messo al corrente del disegno di legge, in arrivo nei prossimi mesi, che riformerà in senso restrittivo la disciplina del voto di condotta e delle sospensioni.