L’incidenza dei dipendenti a bassa retribuzione in Italia è pari al 10,7%, è più alta tra le donne (12,2% contro 9,6% degli uomini), i giovani (fino a 29 anni, 23,6%) e i dipendenti con titolo di studio inferiore al diploma (18%); quote decisamente elevate si osservano anche tra chi esercita professioni non qualificate (33,3%) e tra chi lavora nelle attività commerciali e nei servizi (17,5%). Lo rende noto Istat nel suo report “Differenze retributive per genere, generazione, livello di istruzione e tipo di contratto”.

A livello europeo i low-wage earners, ossia i dipendenti a bassa retribuzione oraria, sono definiti come coloro che hanno una retribuzione oraria uguale o inferiore ai due terzi del valore mediano nazionale.  Nel 2022, in Italia, tale soglia corrisponde a 8,9 euro l’ora. La percentuale più bassa di low-wage earners si rileva tra i dipendenti delle Professioni intellettuali e scientifiche (1,3%) e tra i Dirigenti (1,7%), tra i dipendenti con livello di istruzione terziaria (3,3%) e tra gli ultracinquantenni (7,2%).