L’IA non fa che alimentare uno dei grandi problemi quotidiani degli adolescenti: il tempo speso sui device digitali. Notifiche, chat, piattaforme social e tutto quel che ruota attorno alla dimensione online fanno perdere il controllo dei minuti che passano a 8 studenti su 10, che quindi perdono la battaglia con gli algoritmi - anch'essi basati sull’intelligenza artificiale - che hanno come scopo proprio quello di incollare allo schermo. 

Cosicché il “tempo online”, sebbene negli ultimi anni sia gradualmente sceso, riallineandosi ai livelli pre-pandemici, rimane elevato: il 36% degli intervistati supera quotidianamente le cinque ore di “schermo”, un altro 44% si attesta oltre le tre ore. Ma, volendo trovare un po’ di luce in fondo al tunnel, i giovani sono pienamente consapevoli di avere un problema, visto che oltre 1 su 2 vorrebbe essere maggiormente formato proprio sulle tecniche per ridurre il tempo trascorso sui dispositivi, a cui segue a ruota la necessità di sapere come proteggere maggiormente i propri dati personali. Anche la privacy è, infatti, un tema di attenzione per le nuove generazioni: il 35% afferma di porsi sempre il problema della propria “riservatezza” - quali informazioni condividere in Rete e quali tenere celate - quando è connesso e il 51% lo fa comunque spesso. Anche se, poi, sottovalutare le insidie nascoste è un attimo: per fare un esempio concreto, solo il 22% ha ben presente a quali dati hanno accesso le App scaricate sul proprio smartphone. In questo scenario risulta fondamentale educare gli studenti, fornendo loro le competenze essenziali di digital e media literacy. Da questo punto di vista, le scuole stanno cercando di fare la propria parte: ben il 71% degli studenti intervistati hanno ricevuto dalla scuola una qualche formazione sull’uso corretto e consapevole degli strumenti digitali.