TUTELA DEGLI ANIMALI, CHE COSA E’ CAMBIATO DOPO LA RIFORMA COSTITUZIONALE?
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- Redazione
La Repubblica italiana “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. È il terzo comma dell’articolo 9 della Costituzione italiana, aggiunto con riforma costituzionale, ormai da poco più di tre anni. Ma cosa è cambiato da allora, quali nuovi leggi sono intervenute per disciplinare la tutela degli animali come richiesto? Vediamoli.
Intanto, ha compiuto da poco sei mesi la nuova legge, approvata dal Parlamento, contro i maltrattamenti sugli animali, che ha provato a stringere la cinghia su un fenomeno odioso non arginato, per ora, neanche dall’ingresso in Costituzionale della specifica della tutela dell’ambiente. Ma sono passati anche due anni da un altro provvedimento importante, il decreto legislativo 24/2023 sul whistleblowing che aveva recepito la direttiva europea di 4 anni prima. E che, tra le fattispecie di reati per il quale è possibile applicare la tutela nei confronti del lavoratore segnalante, esplicita anche quelli ai danni degli animali. Nel silenzio delle campagne, nei capannoni degli allevamenti intensivi, nei boschi teatro di bracconaggio o nei canili-lager dove il dolore è routine, esistono voci che scelgono di non tacere, cittadini e lavoratori che decidono di rompere l’omertà e segnalare crimini contro gli animali e l’ambiente, spesso a rischio della propria sicurezza. I whistleblowers, appunto. Oggi, grazie a un rafforzato quadro normativo europeo, quelle voci hanno finalmente diritto a una protezione.
IL CONTESTO NORMATIVO. Con la Direttiva 2019/1937, l’Unione Europea ha introdotto un sistema comune di protezione per i segnalanti di illeciti, includendo come tra le materie sensibili anche la tutela dell’ambiente e del benessere animale. In Italia, il recepimento della direttiva è avvenuto circa un anno dopo la riforma costituzionale, con il D.lgs. 24/2023, che stabilisce tutele concrete per chi denunciaviolazioni civili, penali, amministrative o contabili, anche in ambito animale. La normativa riconosce l’importanza strategica della segnalazione come strumento per rafforzare la legalità ambientale. La protezione si estende a chiunque abbia, o abbia avuto, un rapporto lavorativo o professionale con l’organizzazione segnalata — inclusi volontari, consulenti, revisori, e persino azionisti. Un passo in avanti importante rispetto alla versione ‘beta’ della prima legge sul whistleblowing, che era stata approvata nel 2017. La legge garantisce riservatezza, canali sicuri di segnalazione (tra cui quello gestito da Anac), diritto alla non punibilità per la divulgazione effettuata in buona fede e protezione da ritorsioni, con strumenti come la reintegrazione nel posto di lavoro o il risarcimento del danno.
UN FRONTE SOMMERSO. Nel caso specifico degli animali selvatici, la mancanza di controlli sistematici rende le segnalazioni ancora più decisive. Come evidenzia l’avvocato Domenico Aiello del WWF, la nuova Direttiva 2024/1203/UE sulla tutela penale dell’ambiente rafforza il quadro sanzionatorio europeo, ma la sua reale efficacia dipende dalla collaborazione della società civile e dall’azione concreta delle autorità in seguito alle denunce, senza contare che “c’è il tema della criminalità organizzata da considerare” che ha un giro di interessi notevole soprattutto nel bracconaggio di specie selvatiche. Ma è necessario che anche le istituzioni facciano il loro: “Proprio in queste ore si vota per il declassamento del lupo a specie protetta, lo troviamo aberrante“, Anche il lavoro degli avvocati specializzati, come Federica Faiella, presidente di Cave Canem, mostra come la segnalazione possa essere l’innesco per una trasformazione profonda, soprattutto nei casi di allevamenti abusivi, canili-lager o traffico di cuccioli. Ma la denuncia, da sola, non basta: occorre predisporre una strategia operativa post-sequestro per mettere realmente in salvo gli animali. Troppo spesso, infatti, essi restano settimane o mesi all’interno delle stesse strutture sequestrate, rivivendo il trauma proprio nei luoghi della violenza.
INFORMATORI E ISTITUZIONI. Le testimonianze di educatori come Mirko Zuccari, coinvolti nel recupero comportamentale dei cani sequestrati, mostrano quanto la gestione post- segnalazione sia delicata e sfaccettata: accanto agli animali, bisogna prendersi cura delle dinamiche umane, dello stress degli operatori, della necessità di creare ambienti sicuri e stabili per il recupero. Come sottolinea la magistrata Diana Russo, il potenziale trasformativo del whistleblowing si realizza solo se le informazioni raccolte portano ad azioni legali concrete. Per questo è fondamentale rafforzare i canali strutturati tra segnalanti, forze dell’ordine e pubblici ministeri, promuovendo una cittadinanza attiva che sappia riconoscere, documentare e denunciare i reati.
IO NON COMBATTO. In questo contesto si inserisce il progetto “Io non combatto”, guidato da Humane World for Animals e Fondazione Cave Canem, ha prodotto una guida per aiutare i cittadini a identificare e denunciare i combattimenti clandestini tra cani, un fenomeno criminale tanto cruento quanto sommerso. Lo slogan è chiaro: “Se sei testimone di attività criminose in danno agli animali, non renderti complice: denuncia!”. Anche le investigazioni sotto copertura di Animal Equality, raccontate da Matteo Cupi, dimostrano come l’informazione possa diventare un’arma per la giustizia animale. Immagini e testimonianze raccolte in incognito hanno generato leggi, mobilitato media e sensibilizzato milioni di persone sul dramma degli allevamenti intensivi. “Siamo partiti da pene troppo leggere” quasi sempre peraltro sospese “per arrivare a ottenere finalmente qualche risultato”. In questa direzione si muove anche Food for Profit di Giulia Innocenzi, che da documentario si è trasformato in una piattaforma di segnalazione e sensibilizzazione, dove la community digitale si fa sentinella dei diritti animali, colmando un vuoto lasciato dalle istituzioni. Come dire: denunciare non è solo un atto di coraggio individuale, ma una forma di partecipazione attiva alla tutela del bene comune. In particolare in materia di diritti degli animali, spesso ignorati o subordinati a interessi economici, il whistleblowing può diventare il primo passo verso una giustizia concreta, dove ogni segnalazione è un grido d’aiuto, ogni azione legale un risarcimento etico, ogni animale salvato una vittoria collettiva.