Cinquantacinque iscritti a parlare, per una discussione generale (che proseguirà la prossima settimana) su una delle riforme più contestate dalle opposizioni, il ddl costituzionale che prevede la separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura, approdato il 18 giugno in aula al Senato e già approvato in prima lettura dalla Camera. Prima la bocciatura delle tre questioni pregiudiziali presentate dalle opposizioni, su un provvedimento che arriva senza mandato al relatore e su cui la maggioranza starebbe pensando al 'canguro', strumento parlamentare che accorpa gli emendamenti dal contenuto analogo, consentendo quindi di 'saltarne' molti.

"La Commissione che presiedo non è stata nelle condizioni di concludere l'esame del provvedimento e di votare il mandato al relatore, stante l'alto numero di emendamenti ancora da esaminare" ha spiegato in aula il presidente della Commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, che respinge le critiche dell'opposizione sulla strozzatura dei tempi: "Voglio ricordare all'Assemblea che questo provvedimento è stato incardinato il 29 gennaio e che si sono tenute 32 sedute di Commissione e 6 di Ufficio di Presidenza, sono stati auditi 29 soggetti in 6 sedute, si è svolta la discussione generale, anche questa nel corso di 6 sedute, con 27 interventi più le repliche del relatore e del rappresentante del Governo, e sono stati presentati 1.363 emendamenti e 7 ordini del giorno. Nel corso dell'illustrazione degli emendamenti si sono svolti ben 122 interventi nell'arco di 7 sedute e circa 250 interventi in dichiarazione di voto nell'arco di 17 sedute, per un totale di 211 votazioni. Nonostante questo lavoro molto intenso della Commissione, purtroppo, come dicevo prima, non siamo riusciti a concludere l'esame e quindi non è stato conferito il mandato al relatore". Tra gli interventi in aula, spicca anche per stile quello del senatore Pd Filippo Sensi, che parla di "un regolamento di conti che somma alla lunga durata del risentimento nei confronti di quello che un tempo si chiamò arco costituzionale, la carica eversiva, lo dico dal punto di vista etimologico, degli anni del berlusconismo nei quali peraltro è maturata l’azione e la formazione politica di gran parte dei leader della attuale destra al governo e della sua classe dirigente, al netto delle solide radici sprofondate a Via Sommacampagna, a Pontida o a Macherio". "Sorprende - conclude Sensi - che la Lega ormai terza forza di maggioranza e orfana della autonomia, ma anche Fratelli d'Italia, con la premier sì, ma tuttora senza premierato, lascino iscrivere nel segno del berlusconismo l’unico risultato possibile di una legislatura che, nelle intenzioni voleva essere costituente", e che “invece non lascerà – meglio eh - traccia alcuna nella vita minuta e concreta delle persone, se non questo tardivo omaggio a Berlusconi, perché di questo, e solo di questo, stiamo parlando qui. A Silvio. Non leopardiano, ma, mi consenta, gattopardesco". Chiama in causa Giulio Cesare, invece, il senatore Fdi Sergio Rastrelli, secondo cui "possiamo dire oggi che il dado è tratto, perché con questo provvedimento di riforma costituzionale, con la separazione delle carriere, noi stiamo finalmente varando un provvedimento, certo conflittuale, certo divisivo, ma epocale; anzi: divisivo e conflittuale, perché epocale. Noi siamo consapevoli che, nel farlo, stiamo oltrepassando il Rubicone ma non il Rubicone di Giulio Cesare, il confine impalpabile che impediva l'accesso in Italia delle truppe armate, ma un Rubicone più sottile, e ancora più inquinato. Stiamo oltrepassando il Rubicone della giurisdizione mutilata". L'Antico Testamento è citato invece dal senatore Pd Dario Parrini: "Mi è venuto in mente il capitolo 16 del Libro dei Proverbi. Forse il ministro Nordio lo conosce. In quel libro sta scritto che la superbia precede la rovina e che lo spirito altero procede la caduta. Io ho l'impressione che voi stiate usando molta superbia e molta alterigia e che stiate costruendo le condizioni della vostra rovina e della vostra caduta". Non usa immagini letterarie o metafore storiche Elisa Pirro, senatrice M5S: "Vergognatevi" dice la pentastellata, dopo un lungo elenco dei problemi della giustizia e delle carceri a suo avviso non affrontati dal governo. "Ma come fate a guardarvi allo specchio quando state per votare un provvedimento dettato 40 anni fa dalla Loggia P2 di Licio Gelli? Ma che idea avete della repubblica e della democrazia? Voi pensate solo all'autoritarismo, l'accentramento dei poteri, al 'divide et impera'. Questo è l'obiettivo principe di questi provvedimenti che definirei 'schifezza', se voi ci portate tutti questi provvedimenti che starebbero bene nella spazzatura non è colpa mia se non riesco che a definirli ‘immondizia’".