Tornano le Notti Veneziane, la finestra annuale delle Giornate degli Autori realizzata in accordo con Isola Edipo e dedicata al cinema italiano che si tiene nell’ambito della 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, organizzata dalla Biennale di Venezia, dal 28 agosto al 7 settembre. Al centro della selezione di quest’anno c’è la volontà di mostrare la poliedricità del cinema, con uno sguardo a trecentosessanta gradi.

Un linguaggio espressivo che, a seconda dei contesti, si fa spazio narrativo, strumento d’indagine della realtà, mezzo per ricostruire frammenti di vita, filo rosso per ricompattare ritratti di storie, non solo del Paese Italia. Sei documentari e tre film di finzione tratteggiano il profilo composito ed eclettico di un presente all’interno del quale sono i luoghi a fare da detonatori dei racconti. Accade così con gli studi di produzione e progettazione della Marechiaro Film in L’occhio della gallina di Antonietta De Lillo, all’interno dei quali la regista, con l’ausilio della macchina-cinema (scenografie manifeste, proiezioni su pareti, copioni ri-attualizzati), ricostruisce la propria vicenda legale e giudiziaria nell’affaire Il resto di niente, suo ultimo film di finzione datato 2004, mettendo in luce le contraddizioni del sistema produttivo e distributivo italiano. Vale lo stesso per la Palermo di Bosco grande di Giuseppe Schillaci, che raccoglie, coltiva e racconta la storia di Salvatore Spatola detto Sergione, uomo (troppo) grande, leggero di animo e sguardo, che incarna letteralmente il corpo del proprio quartiere e delle sue genti. È così anche per lo studio dell’artista autodidatta Antonia Mosca alias Isabella Ducrot in Tenga duro, signorina! Isabella Ducrot Unlimited di Monica Stambrini, teatro di connessioni con gallerie internazionali di primissimo piano da Stoccolma a Oslo, passando per Londra e New York: tra le pareti di un quartier generale cosparso di colori a tempera, si racconta la biografia di una delle più interessanti artiste italiane contemporanee. Nel programma anche un autore centrale nello scenario del cinema indipendente italiano ed europeo come Fabrizio Ferraro, che con Desert Suite firma una visione del presente a tratti chiara quanto onirica, nella quale pensiero e racconto si fondono in un movimento visivo profondamente articolato. La storia di un giovane che attraversa l'Europa in cerca di una nuova Itaca: dalla infruttuosa vendemmia di Banyuls-sur-mer all'incontro con una giovane donna di Bruxelles, fino alla suite di un grattacielo di Rotterdam. Dove, come un angelo sterminatore, mette in scena un macabro gioco fatto di stordimento digitale e di droga.