Tra il 1861 e il 1985 gli italiani emigranti sono stati circa 29 milioni: di questi, oltre 10 sono successivamente tornati in Italia (il 35%), mentre quasi 19 si sono definitivamente stabiliti all’estero (il 65%). Tra il 1890 e il 1910 circa l’1,5% della popolazione italiana di allora emigrò ogni anno dal nostro paese. “Non è possibile capire il nostro paese ‘a prescindere’ dagli emigrati – scrive lo scrittore e giornalista Valerio Calzolaio in un articolo per il magazine online dell’Università di Padova dal titolo ‘Tanti musei dell’emigrazione, quasi nessuno dell’immigrazione’, primo capitolo di un tour alla ricerca di questi luoghi -.

Ancora oggi li troviamo fra i cognomi di note personalità ‘straniere’, istituzionali e sportive in particolare. Così, spesso su iniziativa dei discendenti delle prime generazioni, sono sorte raccolte museali diffuse. Ogni migrante si fa il proprio museo privato, inevitabile. Ovvero raccoglie reperti delle sue presenze multiple, dei luoghi e delle persone incontrate e lasciate, anche da molto prima che esistesse la possibilità di tramandare scritture e riprodurre immagini. Talora si tratta di vere e proprie opere d'arte, di oggetti di valore o comunque d’interesse storico-scientifico, che potrebbero tranquillamente finire in un museo pubblico, costituire fattore essenziale di memoria collettiva. Spesso ci sono finite. In Italia esistono oggi tantissimi musei locali e regionali dell’emigrazione. Ne ho rintracciati ovunque, talora su iniziativa dei singoli comuni, talora progettati e realizzati attraverso scelte normative delle istituzioni regionali, talora ‘sanzionati’ da una pur lacunosa attività di coordinamento del Ministero della Cultura. Ora, nel 2022 è sorto anche un vero e proprio museo nazionale a Genova, inaugurato sette mesi fa, a metà maggio. Nella storia italiana il porto della Lanterna è stato spesso l’ultima visione del nostro Paese per milioni di persone dirette verso paesi di un po’ tutti i continenti: Australia, Americhe, Africa, Asia. Un viaggio, come detto, perlopiù senza ritorno (sul rapporto fra ecosistemi e migrazioni qui si è più volte riflettuto”. dedicato al MEI di Genova ma anche ad altre realtà presenti in diverse parti d’Italia sottolineando però che “non esistono un elenco dettagliato e una mappa completa”. “Forse l’esperienza più importante di museo regionale – scrive Calzolaio - ora si trova nelle Marche, il Museo regionale dell’emigrazione ha degna sede a Recanati (pare che dalla cittadina sia partito per l’Argentina anche uno dei recenti antenati di Lionel Messi, a proposito dei mondiali di calcio) ed è stato inaugurato nove anni fa, il 10 dicembre 2013, su iniziativa di comune e regione, con il cofinanziamento del Dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale, all’interno della è una maestosa medievale nobiliare Villa Colloredo Mels”, “l’istituzione è dedicata a tutti i marchigiani, circa 700mila, che, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, presero la delicata decisione di abbandonare la terra d’origine per dirigersi verso luoghi loro sconosciuti alla ricerca di ‘fortuna’”.