Non solo previdenza e assistenza. L’INPS, da oltre un secolo pilastro del welfare italiano, punta ora a un modello integrato che unisce cultura, memoria e bellezza alla protezione sociale. È questo il cuore del progetto di welfare culturale presentato il 26 marzo alla Sala Spadolini del Ministero della Cultura dal Presidente dell’Istituto Gabriele Fava, insieme al Ministro Alessandro Giuli, nell’ambito di una strategia condivisa tra INPS e MiC che prende forma concreta anche attraverso mostre, eventi e spazi restituiti ai cittadini.

"Da 127 anni supportiamo e proteggiamo il lavoro e la vita degli italiani – ha ricordato Fava – ma nel farlo abbiamo anche custodito un patrimonio straordinario: 9.000 opere d’arte, palazzi storici, archivi che raccontano la storia del nostro Paese. Oggi vogliamo trasformare questa memoria in motore di futuro". Il progetto, appena istituzionalizzato dal Consiglio d’Amministrazione dell’INPS, sarà il primo in Italia ad associare formalmente cultura e welfare, promuovendo la fruizione culturale come strumento di benessere sociale. "Affiancare l’arte e la cultura ai servizi e alle prestazioni dell’INPS rappresenta un’idea di welfare nuova che mette al centro la persona nella sua interezza – ha spiegato ancora Fava – non solo i servizi che gli vengono erogati". Nel suo intervento, Fava ha citato anche i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che già nel 2019 sottolineava i benefici della partecipazione culturale: "Riduce del 31% il rischio di depressione, allunga la vita, rafforza le relazioni. Ecco perché l’INPS ha scelto di investire nella cultura non come accessorio estetico, ma come strumento generativo". Tra le iniziative concrete, è stata annunciata la mostra “Contemporanea, per un’arte responsabile”, in programma dal 3 aprile a Palazzo Piacentini a Milano, nell’ambito del MiArt. Un percorso espositivo che unisce arte e nuove tecnologie, con opere che spaziano dalla pittura all’intelligenza artificiale. "Perché i palazzi storici dell’Istituto – ha affermato Fava – devono diventare luoghi di cultura, riflessione e formazione, dove le nuove generazioni possano confrontarsi con i temi del presente: intelligenza artificiale, nuovi mestieri, cittadinanza attiva". Secondo il presidente, il progetto ha anche una valenza strategica per il Paese: "Parlare ai giovani con il loro stesso linguaggio significa ingaggiarli, portarli a bordo, farli sentire parte di uno Stato sociale, professionale, familiare. Questo sarà fondamentale per la sostenibilità del nostro Paese". Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli, intervenuto in apertura dei lavori, ha sottolineato l'importanza della sinergia tra INPS e MiC: "L’INPS non è solo un istituto di prestazioni, ma anche un attore culturale che si assume la responsabilità di generare benessere. Non è un caso che siamo qui a illustrare le potenzialità di un rapporto sempre più stretto tra cultura e welfare". E ha aggiunto: "La cultura è cura. Migliora la qualità della vita, rafforza la coesione e ha un impatto anche sulla salute pubblica. È dovere dello Stato promuoverla come servizio essenziale". Fava ha voluto infine richiamare l’articolo 9 della Costituzione, che riconosce la cultura e l’arte come pilastri della vita democratica: "I padri costituenti hanno inscritto nell’articolo 9 l’impegno a promuovere la cultura anche nell’interesse delle future generazioni. Questo vale ancora oggi. E lo dimostra il fatto che, a partire dal 2026, la ‘grande bellezza’ entrerà nei conti dello Stato, con la valutazione del patrimonio culturale inclusa nei bilanci istituzionali". Un segnale chiaro: il welfare del futuro sarà anche – e sempre più – culturale.