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Sono 120.876 le aziende italiane che esportano all’estero. Ma ci sono almeno altre 17.000 imprese che potrebbero rapidamente aggiungersi a questa platea se adeguatamente supportate, perché pur possedendo tutti i requisiti per aprirsi ai mercati internazionali da sole non riescono farlo o lo fanno solo occasionalmente. Mettere tutte queste imprese potenziali esportatrici nella condizione di vendere oltreconfine potrebbe portare ad un aumento stimato tra il 2,6% e il 3,0% del complessivo fatturato esportato.
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Nel primo trimestre del 2025 il commercio internazionale dei Paesi del G20 ha mostrato segnali di ripresa, nonostante un contesto economico globale ancora segnato da incertezze. Lo riferisce l’OCSE nel suo aggiornamento trimestrale, che segnala un aumento del 2,0% delle esportazioni e del 3,1% delle importazioni in beni, calcolati in dollari statunitensi correnti rispetto all’ultimo trimestre del 2024. I dati sui servizi, invece, continuano a presentare un quadro disomogeneo, con esportazioni in calo dello 0,7% e importazioni in lieve aumento (+1,0%).
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L'ultimo sondaggio Eurobarometro pubblicato il 28 maggio rivela il più alto livello di fiducia nell'Unione europea in 18 anni e il più alto sostegno all'euro in assoluto. Il 52 % degli europei si fida dell'UE, con i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni che sono favorevoli al 59%. Il 36% degli europei afferma di fidarsi del proprio governo nazionale e il 37% afferma di fidarsi del proprio parlamento nazionale e tre quarti degli intervistati - il livello più alto da oltre due decenni - si sentono cittadini dell'UE.
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A fine 2024 le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy hanno raggiunto il livello record di 67,5 miliardi di euro, oltre 5 miliardi in più rispetto al 2023 e con una crescita media del 6,5% annuo dal 2010 a oggi. Per la prima volta le vendite all’estero del settore valgono quasi l’11% (10,8%) del totale export italiano. Durante la presentazione della nona edizione del Forum “La Roadmap del futuro per il Food&Beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni” organizzato da TEHA (The European House - Ambrosetti) a Bormio (6-7 giugno), Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di TEHA si è soffermato a lungo sul tema “dazi”:
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I disagi legati al cambio di stagione possono sia complicare sia essere aggravati dalla situazione lavorativa. Il lavoro, spesso fonte di stress e tensioni, può amplificare la sensazione di stanchezza, fisica e mentale, tipica della stagione, rendendo più difficile affrontare le sfide quotidiane. Dall’altro lato, i sintomi del mal di primavera possono influenzare negativamente le prestazioni lavorative, riducendo la capacità di focalizzarsi sulle attività e la motivazione e aumentando la probabilità di commettere errori. Inoltre, il senso di affaticamento può complicare la gestione dello stress, generare irritabilità e frustrazione, e intaccare la capacità di interagire in modo efficace con i colleghi.
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Mentre l'economia oceanica è raddoppiata in termini reali, passando da 1.300 miliardi di dollari nel 1995 a 3.600 miliardi di dollari nel 2020, un'azione politica coordinata è essenziale per salvaguardarne la prosperità e la sostenibilità a lungo termine, secondo il nuovo rapporto ‘Ocean Economy to 2050’ che identifica le principali priorità per i decisori politici per garantire un'economia oceanica futura resiliente e sostenibile, bilanciando opportunità economiche con responsabilità ambientale.
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Nel novero delle attività delle Camere di Commercio Italiane all'estero vi sono le attività funzionali allo sviluppo del business delle aziende italiane interessate ai mercati esteri di riferimento attraverso due direttrici fondamentali: la promozione di prodotti e servizi e il potenziamento del networking. Proprio per la rilevanza di questo filone di attività, Assocamerestero ha deciso di realizzare, con il contributo delle Camere di Commercio Italiane all'estero, il Catalogo 2025 delle iniziative delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE).
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La crescita dell’economia italiana riprenderà slancio solo nel 2026, il Pil nel 2025 è atteso crescere per lo più in linea con quanto osservato nel 2024: nello scenario del Centro studi Confindustria, si prevede un incremento annuo del +0,6% dopo il +0,7% dello scorso anno. "La crescita nel 2026, invece, è attesa riprendere slancio, al +1%" spiegano gli analisti di Viale dell'Astronomia nelle previsioni di primavera. Per il 2025, rispetto a quanto previsto nello scenario di ottobre scorso, si ha una revisione al ribasso della previsione sulla crescita del Pil di -0,3 punti percentuali e inoltre "il quadro macroeconomico che fa da sfondo a questo scenario presenta alcuni elementi di novità, di tono negativo". In negativo, rileva Confindustria, "agisce l’ennesimo rincaro dell’energia, che non tocca i picchi del 2022 ma minaccia la competitività delle imprese italiane e riduce il reddito disponibile delle famiglie".
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Sono oltre 456mila i contratti programmati dalle imprese nel mese di marzo e più di 1,4 milioni quelli previsti per il trimestre marzo-maggio, con un incremento di quasi 9mila unità rispetto a marzo 2024 (+1,9%) e circa 39mila unità sullo stesso trimestre 2024 (+2,8%). In crescita le previsioni di entrata nei settori dei servizi (+3,8% nel mese e +4,8% nel trimestre), grazie in particolare agli andamenti attesi da turismo (+14,5% nel mese e +12,7% nel trimestre) e servizi operativi (+9,3% nel mese e +10,2% nel trimestre).