Stando al report sul mercato del lavoro pubblicato dall’Istat, nel primo trimestre 2022, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è aumentato dell’1,5% rispetto al trimestre precedente e del 6,7% rispetto al primo trimestre 2021; nello stesso periodo il Pil è cresciuto dello 0,1% in termini congiunturali e del 6,2% in termini tendenziali.

Al netto degli effetti stagionali, si è registrata una crescita del numero di occupati, rispetto all’ultimo trimestre dell’anno passato, dello 0,5% (+120 mila); il numero di occupati è quindi pari a 22 milioni 948 mila. L’aumento riguarda soprattutto i dipendenti a termine (+72 mila, +2,4%), ma anche i dipendenti a tempo indeterminato (+33 mila, +0,2%) e gli indipendenti (+15 mila, +0,3%). Crescono anche le posizioni in somministrazione, pari a +4,8% in termini congiunturali e a +20,9% su base annua. Il tasso di occupazione sale al 59,7%, +0,4 punti sul trimestre precedente. In questo periodo, inoltre, il numero di inattivi di 15-64 anni continua a diminuire a ritmi sostenuti (-846 mila, -6,1% in un anno) attestandosi a 13 milioni 117 mila. Calano soprattutto gli scoraggiati (-335 mila, -24,3%) e coloro che non cercano un’occupazione per altro motivo (-748 mila, -27,8%), in particolare quanti sono in attesa di riprendere il proprio lavoro (- 481 mila). In crescita il numero di quanti non cercano lavoro per motivi di studio (+42 mila, +0,9%) e soprattutto per motivi familiari (+227 mila, +8,0%), nella quasi totalità dei casi si tratta di donne. In generale, sembra che a beneficiare dell’aumento siano soprattutto gli uomini (+0,7 punti rispetto ai +0,2 punti delle donne), tra i 15-34enni (+0,6 punti, rispetto ai +0,5 punti dei 35-49enni e ai +0,3 punti dei 50-64enni) e tra i residenti nel Centro (0,6 punti rispetto ai +0,5 punti nel Mezzogiorno e ai +0,3 punti nel Nord). Aumentano quindi i divari di genere, con una crescita del tasso di occupazione maschile (+3,3 punti) superiore a quella del femminile (+2,8 punti); anche la diminuzione del tasso di disoccupazione è più marcata tra gli uomini (-2,0 punti) rispetto alle donne (-1,7 punti), mentre è simile il calo di quello di inattività (-1,9 e -2,0 punti rispettivamente). In generale, il tasso di disoccupazione scende all’8,6% (-0,5 punti in tre mesi) e quello di inattività al 34,7% (-0,1 punti). Anche su base annua prosegue l’aumento delle posizioni lavorative dipendenti, pari a +6,2%, come risultato di una crescita sia della componente a tempo pieno sia di quella a tempo parziale (rispettivamente +6,0% e +6,2%). A crescere è anche il monte ore lavorate, in aumento di +1,4% rispetto al trimestre precedente e di +10,9% rispetto allo stesso trimestre del 2021; in aumento anche le ore lavorate per dipendente: +1,2% su base congiunturale e +5,8% su base tendenziale. Nelle imprese dell’industria e dei servizi si registra, su base congiunturale, una crescita delle posizioni lavorative dipendenti, pari a 1,2% (1,3% nella componente full time e 1,1% in quella part time), più sostenuta di quella registrata nel trimestre precedente. Rispetto al primo trimestre 2021, a diminuire sono invece le ore di cassa integrazione (Cig), scese a 94,1 ore ogni mille ore lavorate. Per quanto riguarda i costi, l’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula) è stabile in termini congiunturali, per effetto di un lieve calo delle retribuzioni (-0,1%) e del lieve aumento degli oneri sociali (+0,1%). Su base annua, invece, il costo del lavoro diminuisce dello 0,2%, a seguito della riduzione delle retribuzioni (-0,2%) e soprattutto degli oneri (-0,4%). Il tasso di posti vacanti, pari all’ 1,9%, nonostante il lieve calo (-0,2 punti percentuali rispetto al quarto trimestre 2021), si mantiene su livelli tra i più elevati dall’inizio del periodo di osservazione; in termini tendenziali, la ripresa risulta ancora particolarmente marcata, pari a 0,8 punti percentuali. Infine, nonostante nella ricerca di lavoro continui a prevalere l’uso del canale informale – rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la pratica più diffusa (76,6%, +1,3 punti) – risultano in forte aumento le azioni di ricerca più formali, come l’aver sostenuto un colloquio o una selezione di lavoro (24,9%, +7,7 punti), la risposta ad annunci o la pubblicazione di inserzioni (29,7%, +3,0 punti), l’essersi rivolti al Centro pubblico per l’impiego (20,8%, +3,5 punti).