Gli influencers attraverso i loro canali social sono capaci di determinare le scelte delle migliaia, talvolta milioni, di persone che li seguono in termini di acquisti, stili di vita o abitudini alimentari. Per questo motivo, diverse aziende hanno da tempo iniziato a collaborare con gli influencers per sponsorizzare i propri prodotti, dando vita in questo modo al cosiddetto “influencer marketing”, fenomeno che solo nel 2021 ha generato 13.8 miliardi di dollari. Accanto agli influencers realmente esistenti hanno fatto recentemente comparsa i “virtual influencers”, figure che agiscono come veri e propri influencers, ma che non esistono fisicamente nel mondo reale.

Sono infatti “personaggi” creati e animati tramite grafica 3D da aziende di marketing, disegnati appositamente per supportare particolarmente i grandi brand. Alcuni esempi di questo fenomeno sono Lu Magalu e Lil Miquela, che su Instagram hanno accumulato complessivamente quasi 10 milioni di followers. Il gruppo SPRITZ (Security and PRIvacy Through Zeal!) – guidato da Mauro Conti, Professore di Sicurezza informatica all’Università degli Studi di Padova e Presidente della nuova Laurea Magistrale in Cybersecurity – ha analizzato i virtual influencers più popolari e le loro collaborazioni, confrontandoli con influencers reali. I risultati della ricerca dal titolo “Virtual Influencers in Online Social Media” pubblicati su «IEEE Communications Magazine» indicano che i Virtual Influencers, pagati anche 10.000$ per singolo post, offrono svariati benefici alle aziende che li utilizzano: si parla infatti di esclusività, totale fedeltà e possibilità di essere rappresentati in qualsiasi luogo e momento. Sebbene i followers dei virtual influencers non possano realmente relazionarsi con loro e “fare la tara” a consigli erogati da personaggi virtuali o che non possono testare i prodotti, la ricerca evidenzia come il loro successo sia innegabile come dimostrano le importanti collaborazioni di cui sono testimonial.