La crescita dell’economia italiana riprenderà slancio solo nel 2026, il Pil nel 2025 è atteso crescere per lo più in linea con quanto osservato nel 2024: nello scenario del Centro studi Confindustria, si prevede un incremento annuo del +0,6% dopo il +0,7% dello scorso anno. "La crescita nel 2026, invece, è attesa riprendere slancio, al +1%" spiegano gli analisti di Viale dell'Astronomia nelle previsioni di primavera. Per il 2025, rispetto a quanto previsto nello scenario di ottobre scorso, si ha una revisione al ribasso della previsione sulla crescita del Pil di -0,3 punti percentuali e inoltre "il quadro macroeconomico che fa da sfondo a questo scenario presenta alcuni elementi di novità, di tono negativo". In negativo, rileva Confindustria, "agisce l’ennesimo rincaro dell’energia, che non tocca i picchi del 2022 ma minaccia la competitività delle imprese italiane e riduce il reddito disponibile delle famiglie".

Ma soprattutto, in negativo "sta agendo l’ondata di dazi annunciata dall’Amministrazione americana che rischia di destabilizzare l’economia mondiale e, in particolare, quella italiana, la cui esposizione è elevata, visto che gli Usa sono il secondo mercato per i nostri beni". Un’eventuale escalation protezionistica che comporti un persistente, invece che temporaneo, innalzamento dell’incertezza (+80% sul 2024), l’imposizione di dazi del 25% su tutte le importazioni Usa, comprese quelle dall’Europa, e del 60% dalla Cina e l’applicazione di ritorsioni tariffarie sui beni di consumo Usa esportati, avrebbe un impatto cumulato negativo sul Pil italiano, misurato come scostamento rispetto allo scenario base, del -0,4% nel 2025 e del -0,6% nel 2026. "In positivo, agirà il proseguimento del taglio dei tassi da parte della BCE, la cui attesa rimane confermata, e dovrebbe continuare fino a dicembre 2025 portando la politica monetaria al tasso neutrale" sottolinea il Csc, mettendo in luce che "anche l’implementazione del Pnrr avrà un impatto positivo nel biennio: tra il 2025 e il 2026 le risorse programmate ammontano a circa 130 miliardi. L’ipotesi sottesa allo scenario Csc è che venga spesa la metà delle risorse pianificate, circa 65 miliardi, pur riconoscendo la possibilità che, a consuntivo, la spesa effettiva possa risultare superiore a questa stima".