Mauro Corticelli si definisce un ex cestista, aspirante scrittore. Bolognese di nascita, impiegato, una vita tranquilla che improvvisamente un giorno viene sorpresa dalla scrittura, durante una vacanza a Cefalonia, è nato il suo primo romanzo, Nescafé Frappé, dove le vite di Luca, Claudio, Chiara, Cesare, Gianni, Beatrice, Simona, Amalia si incontrano e si snodano tra la Puglia e il Canada.

Vite piene di emozioni, intrecci e una generazione sempre in lotta con se stessa. Un romanzo giovane, fresco, che ha convinto tanti lettori a seguire lo scrittore poi fino al suo ultimo lavoro “Prigionieri”, dove il protagonista affronta le crisi dell’uomo contemporaneo, un viaggio poi lo porterà non solo a scoprire le sue origini ma anche qualcosa di grande più di noi stessi, l’elemento trainante nella vita di tutti, l’amore. 

Proprio su questo ultimo romanzo, gentilmente Mauro ha riposto alle mie domande:

 

IMG-20161031-WA0000Qual’è stata la prima cosa che hai scritto?

Prima di tutto vorrei salutare te e tutti i lettori e ringraziarti per questo spazio.

Sono uno scrittore atipico. Non ho un lungo passato di scrittura di racconti rimasti per anni nel cassetto. La prima cosa che ho iniziato a scrivere è stata il primo romanzo, Nescafé Frappé, durante una vacanza sull’isola di Cefalonia che, probabilmente, mi ha ispirato con la sua bellezza.

Che tipo di lettore sei e che cosa leggi?

Mi sono sempre piaciuti i gialli, sin da ragazzino quando iniziai a leggere i classici come Agatha Christie e Arthur Conan Doyle (Sherlock Holmes) poi sono passato ai contemporanei Loriano Macchiavelli, Faletti, Camilleri, Vasquez Montalban, e qualche sconfinamento sulla scuola scandinava.

Quali sono gli scrittori contemporanei da leggere?

Qui mi permetto di spezzare una lancia in favore della mia categoria: gli scrittori emergenti. E’ vero, forse siamo in tanti ed è difficile trovare spazio per tutti in un mercato editoriale un po’ in crisi, però in tanti scrivono romanzi di qualità, di ogni genere letterario. Il mio suggerimento è quello di variare un po’ le letture senza soffermarsi sempre ai prodotti della case editrici major che trovate nei primissimi scaffali della libreria, ma curiosando un po’ anche sul fondo della libreria.

Che tipo di ricerche hai fatto per scrivere “Prigionieri”? 

Prima di tutto Prigionieri è stato ispirato dal diario di prigionia di mio nonno paterno negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale. Dalle sue pagine ho raccolto le informazioni sul tipo di vita che conducevano i prigionieri e sui loro stati d’animo.  Poi ho letto alcuni saggi scritti da altri prigionieri. Così l’idea è diventata un progetto editoriale.

In questo periodo socialmente difficile per l’Italia nella figura di Carlo Moretti si possono identificare in molti, dal fallimento del lavoro al fallimento privato, come ci si risolleva?

A volte risollevarsi è molto difficile e purtroppo non tutti reggono l’urto con i problemi della società. Oltretutto siamo una generazione molto debole se pensiamo a quello che hanno dovuto affrontare le precedenti, come una guerra o un dopoguerra. Io credo che in ognuno di noi ci sia la forza per risollevarsi e rimboccandosi le maniche anche la possibilità di ripartire.

Perché il viaggio in se è una scoperta di qualcosa di se che non si conosce?

Intanto il viaggio ci aiuta a staccare dalla routine della quotidianità e ci obbliga a cambiare tante cose, ritmi, cibo, lingua, clima ecc...da un viaggio non si torna mai uguali a come si era partiti si è sempre arricchiti di qualcosa, anche solo di esperienza.

L’amore è una forza trainante nei tuoi romanzi, quello per la vita…per la scoperta…per le emozioni…di coppia…quanto conta realmente come sentimento trainante nella vita di tutti ii giorni? e nella tua?

Sarà anche banale ma sono convinto che qualsiasi cosa si faccia nella vita senza passione e amore, il risultato rischierà mediocre. L’amore è il valore aggiunto di ogni rapporto umano e di ogni attività che svolgiamo. Per questo motivo lo inserisco nei miei romanzi perché non riesco ad immaginare la vita senza l’amore. Cosa sarebbe un personaggio senza una passione? Cosa sarebbe uno scrittore senza la passione?

Da Nescafé Frappé a Prigionieri che cosa è cambiato nel tuo modo di scrivere?

In questo percorso di scrittura iniziato sette anni fa ho avuto la fortuna di lavorare con editor molto esperti. Gli editor sono quegli operatori dell’editoria che svolgono un lavoro indispensabile di correzione e sistemazione dei testi in concerto con gli scrittori. Dai loro consigli ho imparato alcuni segreti. A volte è sufficiente spostare una parola all’interno di un periodo per migliorarne la fluidità nella lettura, a volte bisogna intervenire più pesantemente, cambiando o cancellando interi paragrafi. Lo scopo deve essere sempre lo stesso, rendere piacevole la lettura. Quello che spero è di essere riuscito a rendere i miei romanzi sempre più puliti e piacevoli da leggere. 

Tutti i posti narrati nei tuoi romanzi li hai visitati tutti personalmente? 

Mi piace portare le emozioni e l’esperienze di viaggio nei romanzi. È stato così per Nescafé Frappé e Hannover Dream dove figurano mete di viaggi di piacere o di lavoro. Diverso il caso di Prigionieri in cui le esperienze sono ovviamente quelle di mio nonno durante lo strano viaggio che lo ha condotto negli Stati Uniti. 

Ti definiresti uno scrittore realista?

Osservo molto le storie di vita reale intorno a me. Credo che le mie storie siano verosimili e in fondo mi piace che un lettore possa immedesimarsi almeno in parte del romanzo che stanno leggendo.

Come hai scelto la casa editrice?

Spesso una casa editrice e uno scrittore si trovano per affinità. Nel mio caso è successo sia con la Panesi Edizioni per Nescafé Frappé, io ero uno scrittore alle prime esperienze e Annalisa Panesi partiva con la sua giovane casa editrice, sia con Hannover Dream è Prigionieri con la Pendragon, con cui condivido un legame viscerale con Bologna.

Quali sono i tuoi prossimi progetti editoriali?

Ho iniziato a scrivere un nuovo romanzo avventurandomi nelle relazioni tra amanti cercando di raccontarne le sofferenze e i conflitti interiori. 

 

Nella foto a destra da sinistra lo scrittore con il suo editore.

 

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