20180509 170151Sono due giovanissimi fiorentini gli ideatori del sito che dal 2010, tiene accesa la curiosità degli italiani verso la propria lingua.

Massimo, dottore in psicologia, web designer, sviluppatore software e appassionato di fotografia e Giorgio, dottore in giurisprudenza e scrittore. Il sito “ Una parola al giorno”, offre a chi si iscrive, la possibilità di riflettere e magari imparare, significati e usi delle parole che magari tutti i giorni incontriamo ma non abbiamo tempo di approfondire. Una parola al giorno non è un dizionario, o una lista di parole da memorizzare, è una pausa giornaliera che ci permette un arricchimento culturale e lo sfizio di toglierci qualche curiosità. Il loro motto è 

“Dalla qualità dei pensieri che facciamo dipende la qualità della nostra vita”, ma per capire meglio il loro lavoro, leggete la loro intervista: 

 

 

 

 

 

Come nasce “Una parola al giorno”?

Nella maniera più spontanea: due ragazzi molto giovani cercano un servizio interessante sulla lingua italiana, non lo trovano e decidono di metterlo in piedi per conto loro. Nel caso cercavamo un percorso leggero, divertente e costante di riflessione sulle parole; lo abbiamo realizzato con una newsletter giornaliera: chi si iscrive riceve ogni giorno un nuovo vocabolo, corredato di significati, etimologia e un commento.

Da quando esiste e come si è sviluppato il portale?

Siamo andati online il 15 giugno 2010 - avevamo 21 anni. All'inizio si è iscritto un manipolo di amici. Poi abbiamo via via compreso quali erano le competenze che un progetto del genere richiedeva, e parallelamente alle nostre attività ci siamo impegnati a maturarle. Intanto la platea si è allargata per effetto di un inarrestabile passaparola (ora siamo sui 110.000 iscritti), e proprio gli iscritti hanno dato il loro crescente contributo con una partecipazione sempre più attiva. Ad esempio, i commenti alle parole proposti da noi vengono arricchiti puntualmente dai commenti dei lettori: non si può pretendere di dominare da soli una parola intera, parola che vive nelle esperienze di milioni di persone. Più siamo, più si riesce a spaziare. Le pubblicazioni con Il Mulino e Audible ci hanno portato anche fuori dal sito.

Come scegliete le parole da “imparare”?

Oggi ci rimettiamo ai suggerimenti degli utenti, che sono una valanga. Basti pensare che in meno di otto anni abbiamo trattato circa 2.900 parole e che ce ne sono state suggerite altre 8.000 (praticamente ne abbiamo per i prossimi ventidue anni). Gli utenti ci chiedono di trattare parole che hanno sentito o letto e che non conoscevano o non hanno compreso appieno, parole che li hanno stupiti con origini e parentele inimmaginate, parole note che senza avviso hanno suscitato la loro curiosità - mentre le pronunciavano, mentre le scrivevano. Si tratta di uno sviluppo naturale rispetto all'impostazione iniziale che avevamo: dapprima sceglievamo per conto nostro parole difficili e interessanti o parole con storie ed etimologie curiose. Ma ben presto ci siamo accorti che sono le parole comuni e insospettabili ad essere il nostro patrimonio più ricco e negletto. Tuttora cerchiamo un equilibrio fra parole rare e parole familiari.

Perché è importante tenere accesa la curiosità verso la nostra lingua?

Perché significa tenere accesa la curiosità verso il nostro pensiero. E la ricchezza del pensiero è la condizione necessaria e sufficiente per condurre da padroni una vita ricca.

Che cosa ne pensate dell’invasione delle parole inglesi nel nostro vocabolario quotidiano?

Questo è un tema molto caldo, su cui abbiamo un'opinione poco popolare. Lo consideriamo un fenomeno fisiologico. C'è una lingua che mostra il suo prestigio sui campi più disparati - dalla ricerca, all'impresa, alla moda, alla tecnologia e via dicendo. Questa lingua è l'inglese. I parlanti seguono il prestigio, e cercano di attingervi usando le parole della lingua prestigiosa. In questo caso siamo davanti a un'invasione superficiale: probabilmente la gente non ha chiaro che cos'è stata l'influenza del francese sull'italiano - quella sì che era un'invasione. Inoltre le brutture degli anglismi sono soprattutto opera di una generazione che li ha captati senza sapere l'inglese, o sapendolo in maniera goffa. Il modo migliore per dominare l'influenza dell'inglese sull'italiano è sapere bene l'inglese, perché così perde la sua magia. La nostra generazione ha con l'inglese un rapporto molto più amichevole e irriverente.

Le lingue, così come le specie animali, si fanno prosperare facendo prosperare l'ecosistema. Non si difendono seriamente gli orsi polari prendendo a pugni le tigri siberiane o costruendo un muro sul Circolo polare, ma solo facendo opera di sensibilizzazione sul cambiamento climatico. Così, se si vuole promuovere la lingua italiana si deve promuovere il successo e il prestigio delle comunità dei parlanti italiano: il prestigio della lingua si riaffermerà da sé. Lo sappiamo che è più difficile. Va curato l’habitat. Va curata l’economia. Va curata la civiltà, l’estetica, l’etica. Va curato l’intrattenimento, sostenendo la buona letteratura, la buona televisione, il buon cinema, il buon teatro, l'iniziativa fertile e adatta al tempo. Basta puntare il dito contro gli stranieri, siamo sazi.

Voi ne consigliate la sostituzione con parole italiane?

Certo. Se la parola inglese viene usata per pigrizia, senza pensiero, ripetendo acriticamente un uso vuoto che cerca sostanza nell'esotismo o che tenta di coprire un significato assente. Altrimenti no, perché dovremmo? C'era Uno che voleva esiliare i forestierismi dall'italiano e gli facciamo la festa ogni 25 aprile.

Vi siete fatti un’idea su che tipo di utenza vi contatta e ha l’abbonamento per ricevere da voi una parola al giorno?

Ne abbiamo un'idea molto precisa: è la platea dei curiosi. Delle persone che conoscono o intuiscono il potere e la meraviglia delle parole, che le riconoscono come il primo fronte per il miglioramento di sé. Una platea del tutto trasversale: ci leggono i pensionati  e gli insegnanti con le loro classi, impiegati e funzionari dai loro uffici (vince chi usa per primo la parola del giorno), artisti, giornalisti, pescatori, editori, contadini e sommelier, imprenditori d'ogni genere, genitori coi loro figli, medici, avvocati, magistrati, preti missionari, professori universitari, traduttori; e ancora, italiani all'estero, stranieri che studiano italiano, nipoti di italiani emigrati che ricercano le parole dei nonni.

Sicuramente nel vostro sistema monitorate la permanenza di lettura di un utente ad una parola proposta…i tempi di lettura sono sufficienti oppure la maggior parte clicca velocemente  e se ne va?

Sul sito c'è chi consulta le pagine con la velocità con cui si dà un'occhiata a un significato sul dizionario, sì, ma la maggior parte dei nostri tanti, tanti visitatori resta, legge con calma, se crede inserisce la parola nell'elenco delle sue preferite, commenta portando la sua esperienza, ci scrive. Facciamo cultura, ma chi ci segue si diverte, e chi si diverte non ha fretta.

Nel vostro sito proponete anche dei libri da leggere come li selezionate? 

Il libro è un po' l'esercizio dinamico dell'analisi che proponiamo giorno per giorno. Alcune case editrici si sono accorte di questa naturale continuità e ci hanno dato modo di proporre una selezione dalle loro pubblicazioni.

Che attività ci sono legate alle parole che proponete?

Chi si iscrive lo scopre presto: quiz, concorsi per parole inventate... il bello è che tante delle attività emergono spontaneamente nella comunità, senza una nostra determinazione. Dovreste vedere come si sferrano le persone nei commenti alle figure retoriche, in gare a chi le usa nella maniera più divertente.

Alla fine avete qualche trucco da suggerire ai lettori su come ricordare le parole imparate?

Uno solo, potentissimo: sforzarsi di usarle. Vantaggio ulteriore: passano da una conoscenza passiva a una attiva.

Voi personalmente quante parole nuove imparate in un anno?

Non ce lo siamo mai chiesto! Per dare una stima precisa magari ne teniamo nota e ci risentiamo fra un anno. Comunque si dice che la quasi totalità dei pensieri che facciamo ogni giorno sia composta di pensieri che abbiamo già fatto. Il numero di parole nuove che impariamo ogni anno dipende anche dalla mole di pensieri nuovi che riusciamo a fare. Ma perfino nel giorno perduto ne facciamo almeno uno, ed è quello che pubblichiamo.

 

 

 

 

 

 www.unaparolaalgiorno.it

 

Nella foto sopra Giorgio Moretti e Massimo Frascati 

 

 

 

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