alleviGiovanni Allevi, artista internazionale, ascolano di origine, in tanti anni di carriera ha raggiunto un successo mondiale, che lo ha reso uno degli artisti italiani all’estero più apprezzato e famoso. Compositore, pianista eccezionale, scrittore e filosofo, si ricorda soprattutto per le sue mani affusolate e la sua cascata di riccioli scuri che incorniciano un viso diafano e spigoloso. 

Sulla scia di uno dei filoni cinematografici più rappresentativi degli ultimi anni, dal 18 al 20 giugno sarà al cinema “Equilibrium – The Film Concert”, l’emozionante film evento che racconta, attraverso musica, pensieri e riflessioni filosofiche dell’artista Giovanni Allevi, la nascita dell'ultima opera sinfonica di uno dei compositori italiani contemporanei più amati nel mondo. Opera prima del regista Fabrizio Cavada, il film sarà dal 18 giugno in più di 150 sale in tutta Italia, distribuito da NewGold Film e Duemilauno Distribuzione, prodotto da Bizart. 

Dall’ispirazione iniziale, fino all’incontro con le emozioni del pubblico, “Equilibrium – The Film Concert" racconta in maniera intima e immersiva – grazie anche ad immagini inedite e di backstage - la première dell’opera tenutasi al Teatro dal Verme di Milano; una performance live che viene arricchita con riprese in esterna del compositore, momenti catturati per le vie della città e interviste agli altri ospiti del concerto. Protagonisti del film, insieme a Giovanni Allevi, sono infatti gli artisti internazionali Jeffrey Biegel e Jeffrey Reed, già interpreti del suo Concerto n°1 per pianoforte e orchestra durante la prima mondiale negli Stati Uniti, qui accompagnati dai professori dell’Orchestra Sinfonica Italiana.

“EQUILIBRIUM” può essere definito l'album della maturità di Giovanni Allevi, in cui il compositore raggiunge un punto di incontro tra le sue due anime opposte: quella rock e ribelle e quella accademica e perfezionista. Il tour che ne è seguito ha celebrato il tutto esaurito in ogni teatro e nel contempo la poetica artistica alla base della creazione musicale ha trovato espressione nel suo recentissimo libro, "L'equilibrio della lucertola" (Solferino), accolto dalla critica e dal pubblico con grande entusiasmo, proprio sul suo ultimo libro verte la mia intervista : 

libro“L’equilibrio della lucertola”, ci spieghi il titolo del libro e perché la scelta di questo animale?

Per un periodo ho vissuto su un'isola dell'Atlantico in una condizione di distacco dal mondo. Avevo perso totalmente l'equilibrio, ed in quella dimensione di silenzio e solitudine, affrontavo ogni giorno un'ora di corsa e degli esercizi per la stabilità. Proprio durante la corsa ho incontrato una lucertola, con la quale ho ingaggiato dei dialoghi immaginari sempre più urgenti: manifestavo a lei le mie inquietudini, e lei, da autentico guru, mi dava risposte e consigli del tutto inconsueti.

Anche il tuo ultimo doppio album si intona “ Equilibrium “, perché tutta la vita cerchiamo di “stare in equilibrio “, quando poi le emozioni più grandi o gli eventi travolgenti li viviamo proprio abbandonando gli schemi?

Il senso della mia ricerca conduce proprio alla necessità di perdere l'equilibrio e di farci travolgere dalla vita. Le più grandi intuizioni le riceviamo quando ci sbilanciamo o ragioniamo fuori dagli schemi. Per questo credo che a salvarci saranno i folli, gli incompresi, gli squilibrati, i fragili. In loro c'è il germe del nuovo. Questo libro ne rappresenta la rivincita.

- Dici di aver passato un periodo difficile e il libro è il frutto del tuo ritrovato benessere, gestire la popolarità è davvero cosi difficile ? Che consigli dai a chi vuole diventare famoso?

L'inquietudine che anima tutto il libro non è il capriccio di una persona diventata improvvisamente famosa, ma è la stessa ansia che oggi accomuna moltissime persone. Tutti abbiamo paura del giudizio, tutti ci sentiamo inadeguati, tutti sentiamo venir meno l'autostima e il senso del nostro essere nel mondo. A chi vuole diventare famoso, chiederei se è davvero ciò che desidera in fondo al cuore, perché si può essere felici anche lontano dai riflettori.

Tu personalmente che prezzo hai pagato per la popolarità ?

Il problema è più complesso e va oltre la popolarità. Una studiosa recentemente ha fatto notare come la mia figura sia assimilabile a quella di un "eretico", che, al confine di un percorso secolare come la tradizione musicale classica, si pone l'avventato proposito di rinnovarla. Automaticamente sono investito di proiezioni collettive, aspettative e giudizi opposti e contrastanti; gran parte della mia vita mediatica consiste nel tentativo estenuante e continuo di evitare il "rogo".

Quando ti sei sentito particolarmente inadatto? 

Da sempre, ma è proprio questo sentimento di inadeguatezza che mi spinge a sondare strade alternative e sentieri non battuti. 

Per te è più facile scrivere pezzi musicali o libri?

Che sia musica o la parola scritta, bisogna aver qualcosa da dire. Voglio chiarire che nella mia vita attraverso lunghi periodi in cui non ho nulla da dire. Poi all'improvviso un'intuizione rompe il silenzio.

 Nel libro ci sono molte massime, se ne dovessi scegliere una che ti rappresenta adesso quale sceglieresti ?

"È semplice cercare il successo nel consenso, in azioni che soddisfano le aspettative del proprio tempo. Molto più arduo è andare oltre pensando a un bene futuro più grande, con il rischio dell’incomprensibilità". Questa frase, secondo me, si presta ad una riflessione sul vero ruolo del politico, dell'artista o del ricercatore.

Tu hai sempre suonato una musica un po’ fuori dagli schemi classici diciamo, non hai mai temuto di non affermarti proprio perché non sempre orecchiabile al primo impatto?

Non mi sono mai preoccupato del riscontro esterno. Per circa 15 anni ho fatto concerti suonando la mia musica davanti un pubblico che non superava le trenta persone, viaggiando per ore, dormendo persino nelle stazioni. Non mi sono mai posto degli obiettivi di divulgazione della musica e mai mi sono lamentato della mia condizione. Nel silenzio, ho studiato moltissimo per mettere a fuoco la mia visione estetica: la Musica Classica Contemporanea. Poi un giorno, la folla si è messa sulla stessa lunghezza d'onda della mia opera, che era già definita, proprio perché nata in solitudine.

Tornando al libro, tu ti stacchi da tutto e ti ritiri per ritrovare te stesso in un’isola deserta…non è poi il sogno di tutti di stare un po’ per conto proprio e non avere sempre bisogno di contatti esterni?

Sembrerebbe vero il contrario. Stiamo vivendo la massima esplosione dell'era dei social, dove tutti sono in contatto con tutti. Il ché andrebbe anche bene, se non fosse che il clima generale che si respira, è fortemente conformista e conservatore. Non vengono perdonate la fragilità, l'errore, la diversità. La comunicazione si fa invasiva, il confronto con stereotipi irraggiungibili diventa asfissiante, mentre l'ansia e il panico stanno attraversando un'intera generazione. Nel libro, come un'utopia, auspico il ritorno alla discrezione ed al silenzio.

Negli anni la tua immagine non è mai cambiata, sembri non invecchiare mai, come fai?

Purtroppo c'è un elemento che sta cambiando, ed è il sorriso. Temo che la leggerezza e l'incoscienza degli inizi sia andata per sempre. Per il resto la corsa, l'alimentazione e la filosofia mi aiutano molto.

 Quali sono i tuoi prossimi progetti futuri?

Sono in procinto di affrontare due tournée: una in Cina, una in Giappone. Non vado con il proposito di far conoscere la mia musica, ma al contrario, sono animato dal sogno di conoscere io il senso profondo di una cultura orientale misteriosa e straordinaria, che saprà sedurmi ed ispirarmi.

 

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