Intervista con Emanuela Duriga : Le relazioni malate e tutto il resto…
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- Chiara Marcon
Emanuela Duriga è una psicologa che ad un certo punto della sua vita, ha fatto se stessa delle domande che tutte o quasi le donne si pongono davanti a relazioni fallimentari o insoddisfacenti, l’annullamento di se per far prevalere un maschio alfa, la ricerca della felicità negli altri e nei rapporti personali e il piegarsi ad una società che quasi i tutti i giorni da per scontato che per il fatto di essere donne dobbiamo piegarci, abbassare le nostre aspettative, sacrificarci…La Dottoressa Duriga, ha ottime qualifiche e gli ultimi studi tra i quali il coachin l'hanno indirizzata, nella sua specializzazione, alle relazioni e all’osservazione di come le donne si muovano al loro interno. Il suo obiettivo è quello di aiutarci ad educarci a costruire delle relazioni, sane, dove all’interno di esse possiamo trovare non solo il meglio di noi stesse ma a crescere ed avere una bilancia equa con il dare e l’avere. Ha definito se stessa, per un periodo della sua vita, una crocerossina nei rapporti amorosi, dove metteva da parte se stessa, per gratificare gli altri, e nonostante questo le relazioni fallivano nella completa incapacità di un rapporto sano.
Tra pochi giorni sarà disponibile un web in air, dove poter approfondire con lei questi argomenti, mirati a persone che vogliono guardarsi dentro e dare una svolta alla propria vita. Per saperne di più leggete la mia intervista:
1. Ci puoi raccontare la tua formazione e perché ritieni che adesso la tua preparazione e i tuoi studi possono essere messi a disposizione delle donne in difficoltà? Vengo dalla psicologia clinica, come formazione di base, ho fatto pratica per quasi due anni in questo ambito. Ad un certo momento mi sono resa conto, che i miei "pazienti", avevano poca motivazione per cambiare e dopo un po’ diventava frustrante. Specialmente quelli con disturbi di personalità, avevano sempre la tendenza a dare la colpa degli altri per i loro problemi, poca capacita di introspezione, e una enorme voglia di rimanere nel statuto privilegiato di "vittima". Mi sentivo come combattessi i mulini a vento. Dopo diversi anni in cui ho fatto un’altra professione di "aiuto", massaggi terapeutici sulle navi da crociera, dopo aver visto il mondo, e specialmente dopo aver fallito io personalmente relazioni importanti, dopo aver fatto da crocerossina, mi è venuta spontanea una domanda: non è che per caso c’è qualcosa che non va con me? Come mai penso di meritare cosi poco? Ho cominciato un percorso personale con una psicologa - coach, e per la prima volta sono stata disposta a guardare le mie ferite. Ho visto che mi sentivo utile, solo se c'era qualcuno da salvare, specialmente persone con problemi affettivi. Che cercavo validazione tramite questo ruolo di salvatrice. Dovuto alla nostra natura "materna" è difficile dire di no, siamo state educate ad "essere d'aiuto". Desideriamo " salvare" un uomo, perché e sempre più facile guardare gli altri, di quanto sia facile guardare dentro. Credo che sulle donne sia molto più normale visto il grande condizionamento culturale: da una donna ci si aspetta che si prenda cura di qualcuno, che accetti compromessi, che "tolleri" alcuni comportamenti, perché rischi di trovare di peggio, perché neanche tu non sei perfetta, perché è molto più difficile cominciare da capo....Tutte queste proiezioni sociali hanno un peso enorme.
2. Conta la famiglia di origine e le nostre prime esperienze all’interno di essa nelle nostre relazione future? Devo dire che questo impatto è enorme, anche se non ce ne rendiamo conto. Quando andiamo da uno psicologo pochi ti chiedono come mai sei arrivato a vedere il mondo e le relazioni cosi. La maggioranza insistono a toglierti i sintomi: bassa autostima, a toglierti dal abuso, (l'effetto), a farti mandare via gli incubi, al massimo le somatizzazioni delle tensioni psicologiche. Noi ci comportiamo come abbiamo visto i nostri genitori comportarsi. Forse il padre era freddo, emotivamente indisponibile, depresso, o forse super critico, autoritario, abusivo, o forse indifferente nei nostri confronti. Se la nostra madre accettava tacitamente questi comportamenti, non si opponeva, oppure lo scusava addirittura, dicendo: non è una cattiva persona dentro, ha solo un "carattere difficile", noi impariamo che questo comportamento è normale. Da adulti saremo attratte da persone con tanti problemi da risolvere, freddi, emotivamente indisponibili, che ci usano, oppure che vogliamo salvare, come non abbiamo potuto salvare il nostro padre. Queste "mappa mentale " di come una relazione dev'essere è completamente formata fino ai 10 anni. Cercheremo a livello inconscio uomini simili al nostro padre, perché è qualcosa che conosciamo e possiamo controllare, anche se lo sappiamo che non saremo mai felici con questo tipo di partner. Queste si chiamano "lealtà invisibili". Siamo leali inconsciamente alla nostra madre, e non ci permettiamo di pensare, che possiamo avere una vita migliore della sua. E andiamo avanti per anni; 20, a volte 30, e a volte fino alla morte del partner, oppure finché il corpo si ammala o finché non abbiamo un crollo e dobbiamo andare dallo psichiatra. Che in più dei casi, ci darà una pillola, per togliere i sintomi, ma difficilmente ci chiedere cosa succede a casa. Guardare dentro di noi , per vedere il nostro contributo a quello che abbiamo o non abbiamo, è come un viaggio al inferno. E poche donne lo fanno. Tante stanno per abitudine con partner sotto il loro livello, e che rifiutano fare la loro parte di relazione.
3. Presto terrai un corso dedicato alle donne dal titolo “ Great relationships only happen by design”…ci puoi spiegare di che cosa si tratta e a chi ti rivolgi? Le relazioni felici devono avere una struttura. Se vuoi comprare una casa, devi avere prima un idea molto chiara di come la vuoi. Lo stile: rustico, moderno, coloniale, con giardino, oppure una penthouse. Devi avere un budget a disposizione, cioè l'investimento. La devi vedere prima nella tua mente. Più sei chiara sui dettagli, più hai un piano, più grandi sono le possibilità di trovarla come la vuoi, nel minore tempo possibile. Anche se hai tutti i soldi, non compri la prima casa che ti capita, vedi se corrisponde alle tue aspettative.
4. Possiamo dire che cercare la felicità in una relazione è sbaglio al giorno d’oggi? Non so se esiste una ricetta della felicità, perché noi volgiamo tutti le stesse cose in percentuali diverse. C'è chi vuole più libertà, più affetto, più sesso, più o meno un progetto comune. Deve esistere reciprocità, confini chiari, aspettative comunicate. Sei sempre tu che dici al partner che il suo comportamento è accettabile oppure no, tollerandolo. Più i partner sono allo stesso livello di evoluzione, più vedono le cose in modo simile, più valori comuni hanno, più gradi sono le possibilità di successo. L'amore non basta, sicuramente, anche se è un buona base. Una relazione felice, comincia sempre con uno sguardo alla nostra "ferita d'amore", per vedere COME siamo arrivati ad avere ciò che abbiamo adesso. Quanto tu stai bene, ti sparisce il desiderio di voler salvare o essere salvato da qualcuno. Se le persone soffrono per come stanno, chiedono aiuto- credimi! Se non lo fanno, è perché loro stanno bene cosi, sono una sofferenza solo per gli altri. Sta a te decidere , se vuoi Riparare persone tutta la vita.
Esistono pattern transculturali, validi per tute le donne del mondo anche se vivono in Pakistan o in Norvegia. Qui vi spiego i 4 più comuni:
DIPENDENZA: sentirsi impotenti e frammentati senza un altro essere umano, accompagnata da passività, aspettandoti che qualcuno si prenda cura di te. Il tuo partner diventa una padre o un padre per te, l’intimità è compromessa. Questo è un disturbo di responsabilità.
DEPRIVAZIONE EMOZIONALE: La convinzione che non riceverai mai ciò di cui hai bisogno, che sei "maledetta", che l'amore non esiste, che tutti vogliono usarti, che non ti puoi mai fidare. Di conseguenza cercherai persone che non te lo possono dare.
ABBANDONO: la convinzione che è solo una questione di tempo finché sarai lasciata. Ti aggrappi, sei disperata, controllante, che non farà altro che mandare via la persona con cui sei, prima o poi.
Sentirsi DIFETTATA: L’emozione che ti controlla la vita è la vergogna, non senti mai di valere qualcosa, insieme alla tendenza di piangersi addosso, di vittimizzarsi. Oppure diventi ipercritica con tutti, che fa allontanare le persone.
Tutti questi comportamenti sono basati su alcune CREDENZE: ( Beliefs) appunto ereditate dalla famiglia di origine. Non ti spuntano in mente come i funghi, da oggi a domani, le hai costruite negli anni. Se sei convinta di qualcosa, ti comporterai di conseguenza, e ti circonderai di persone che ti rinforzano queste credenze.
Questa non vuol dire necessariamente patologia, ma con il tempo ti porta all'incapacità di renderti conto se una persona e buona per te o no; all’anestesia affettiva, depressione mascherata, mancanza di voglia, senso di inutilità, freddezza, evitamento delle relazioni, perché sei convinta che gli uomini sono stronzi, maiali, e che sei comunque "predestinata" a relazioni fallimentari. La tua vita emozionale è vissuta in loop. Le relazioni hanno in se un effetto terapeutico, se sentiamo che ci possiamo fidare ( da certe persone scelte e verificate). Ma se scegliamo partner in base ad una ferita, e non a ciò che abbiamo bisogno, non credo che felicità sia possibile. LE PERSONE FERITE, FERISCONO AL LORO TURNO.
Se vuoi risultati diversi, devi essere disposta a guardare i criteri della tua scelta. Specialmente nella cultura latina ( Italia, Spagna, Romania e un pochino meno la Francia e Portogallo, perché ci sono leggi più protettive nei confronti delle donne) esiste una madre "castrante", o troppo intrusiva nella vita del figlio. Una madre, che ha un marito emotivamente indisponibile, con cui lei non ha una relazione alla pari. Allora, il figlio diventa inconsciamente un sostituto di marito. A volte sento per strada, "nessuna donna è abbastanza brava per mio figlio" , cosi non aiutiamo i nostri figli, pur amandoli molto, non li aiutiamo crescere, resta un cucciolo a livello mentale, perché la mamma fa tutto: cucina, lava la biancheria, a volte gli trova pure un lavoro e lui non è in grado di dire di no. Il figlio vive con i genitori fino a 40 anni, rimanendo un bambino, nel comfort. Unico modo che ha un maschio schiacciato, di opporsi a questa madre intrusiva e castrante, è di prendersela con le donne. Non ha un altro modo di separarsi mentalmente. Crederà che se le tiene a distanza, può controllare il rapporto. Se è freddo, loro gli corrono addosso. Se porta a letto centina di donne, la sua autostima crescerà.
Poi ci sono alcune donne forti, che prendono il posto del marito, e questo per un fattore dovuto alle loro esperienze dell’infanzia cercano uomini deboli, per cui fanno da madri. Il ragazzo , per non sentirsi debole e INUTILE, ( perché ha visto che suo padre non è necessario, che sua madre se la cava senza) diventa verbalmente, emotivamente e fisicamente aggressivo, umiliante e a volte fisicamente geloso, perché è insicuro, perché pensa che la donna è una sua proprietà.
5. Le cronache tutti i giorni confermano il fallimentare modello educativo sopratutto maschile, viviamo ancora in una società dove l’uomo pensa che la moglie o la fidanzata sia una proprietà e per non perderla, per incapacità di vivere un rifiuto, le donne vengono uccise, mutilate o private dei figli perché alcune per punirle uccidono i figli avuti insieme o li sottraggono alla madre…che cosa come genitori noi in primis dovremmo cambiare, nell’educazione dei nostri figli ? Cambiamento vuol dire prevenzione. Idealmente si dovrebbe fare "educazione relazionale", come si fa in Norvegia e Scozia. Posso lavorare con una persona alla volta, se voglio cambiare una società. Oppure la posso insegnare a scuola. Parlare di ciò che vuol dire una rapporto sano. Parlare di cose difficili: depressione, mancanza di uno scopo, eccessiva competitività, solitudine; offrire un altro modello di sanità, a bambini che non possono vedere questo a casa. Parlare di confini sani, di quanto costa non imparare a dire di NO. Spiegare che una persona fredda, nel suo mondo, malinconica e inaccessibile è ferita. Parlare di come ci sente quando siamo respinti, di fallimento, di sbagli. Di come riconoscere un disturbo di personalità, il narcisismo, la manipolazione. Di aspettative realistiche, di ciò che abbiamo bisogni di dare e di ricevere per essere felici. Insegnare indipendenza finanziaria alle donne, e indipendenza emotiva agli uomini. Di sentirsi interi da soli. Noi tutti possiamo vivere benissimo da soli, solo che è molto più bello quando condividiamo. Quando abbiamo un compagno di viaggio. Che con i diritti viene anche la responsabilità.
6. Che cosa grazie al tuo corso potrebbe cambiare in una donna che lo frequenta o che segue il coaching? Cambiare è difficile. La vita è difficile. Stare male è difficile, come lo e anche stare bene. Essere indipendente è difficile, ma anche essere dipendente lo è. Alcune persone preferiscono soffrire e morire, piuttosto di cambiare. Con il cambiamento arriva la responsabilità. Non posso più essere una vittima, devo assumermi le scelte che faccio. Il coaching non tratta la parte malata, ma la parte sana, piena di potenzialità, che è rimasta in ombra. Lavora alle nostre convinzioni, credenze, paura di non deludere, i pattern mentali, obiettivi, ostacoli. Usa tecniche di visualizzazione: come sarà la tua vita, una volta che avrai ciò che adesso che ti manca. Qual'è il costo se decidi di non fare nulla. Quale la tua filosofia di vita, che non ti permette di fare scelte diverse. Chi è la persona che senti di dover accontentare? Credi che ti meriti meglio di cio’ che ha avuto tua madre? C’è qualcosa a cui devi rinunciare, se vuoi risultati diversi? Qual'è il più piccolo passo che puoi fare per stare già meglio oggi?
Non dev'essere sempre concentrato su un problema quanto su un attitudine di autoregolazione delle emozioni e di capacita di gestire le situazioni della vita.
Ti faccio un esempio pratico : Immagina di essere a Firenze in vacanza. Tu decidi su che cosa vuoi concentrarti. Diciamo che la terapia si concentra sulle sigarette buttate per terra, sui angoli sporchi, sui buchi delle strade, sui mendicanti. Loro fanno parte del paesaggio, ma non definiscono la città in se. Firenze è comunque magnifica.
Il councelling invece ti dice più esplicitamente, se vuoi avere x risultato devi fare cosi e cosi. E più concentrato su una soluzione immediata.
Il coaching invece mi dice: come mai la tua strada è cosi? Perché la spazzatura e i buchi sono un problema per te? Permetto a questo di non lasciarmi godere la mia vacanza? Quanto permetto alle cose esterne ti togliere la mia gioia? Cosa dipende da me e cosa non dipende, per essere felice? Noi siamo il risultato di ciò che abbiamo ricevuto. Ma non siamo condannati a rimanere sempre allo stesso livello. Non abbiamo più 5 anni. Possiamo cambiare, se non siamo felici, ma il cambiamento ha un prezzo: rinunciare alle credenze disfunzionali. Puoi disimparare cose che non ti servono, è imparare cose nuove. E ti garantisco che le persone che ti usano, manipolatrici , spariranno per magia della tua vita. Perché tu sei su un’altra frequenza. Attirerai gente in base a ciò che pensi di meritare.
7. Ci ricordi i tuoi appuntamenti? Certamente e spero di vedervi numerose: 1 dicembre, ore 10.00 e 3 dicembre ore 18.00. Ma mi potete contattare anche per sessioni private, domande o appuntamenti.
Info ed iscrizioni: https://relationshipsbydesign.eu/free-webinar-personal-development-relationships