elettra de salvoPer il settimo centenario della nascita di Giovanni Boccaccio, l’attrice italiana di nascita, tedesca di adozione Elettra di Salvo, con studentesse e studenti dell’Università di Zurigo, ha proposto al Cabaret Voltaire, una lettura scenica di alcune novelle tratte dal Decamerone. L’ideazione e realizzazione del progetto, è stata di della de Salvo, in collaborazione con l’Università di Zurigo Cattedra di letteratura Italiana, l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo, le letture sono state intermezzate da musiche di Orí Harmelin, dalla voce del soprano Mirjam Berli, e dai passi danzati di Kristijan Rajic. Gli studenti che hanno dato voce ai personaggi boccacceschi sono stati: Pablo Amarca, Nadia Bellini, Irene Bonati, Andrea Bonazzi, Tessa Consoli, Maddalena Fontana, Donath Morell, Kristijan Rajic, Juliane Roncoroni, Michela Rossi, Claudia Tassone. Nella foto a sinistra l'attrice Elettra De Salvo, sotto momenti della serata.

immagine 058In occasione di questa serata, ho incontrato l’attrice che mi ha rilasciato la seguente intervista:

A caldo le chiedo le sue sensazioni dopo la serata al Cabaret Voltaire…

Una serata incredibile, ho respirato un entusiasmo davvero contagioso e per chi fa il mio lavoro, è molto importante. Mi ha sorpreso quello che ho trovato a Zurigo. Sapevo cosa andavo a fare, ma non avevo idea dell’impatto che avrei potuto avere sul pubblico. Dopo trent’anni di lavoro in teatro, questo sul Boccaccio è uno di quei progetti che mi è cresciuto nel cuore, per vari motivi, uno che mi riguarda personalmente io ho quasi sessanta anni e sono nella fase in cui voglio passare quello che a mia volta mi è stato passato, e ho una gioia incredibile nel lavorare con gli studenti, il secondo motivo per l’entusiasmo arrivato da Zurigo. Per primo a “contagiarmi”, è stato il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Andrea Giagnoli, e il suo staff, e colgo l’occasione in questa intervista per ringraziare davvero di cuore. Eravamo d’accordo con questo progetto di parlare ai giovani, di pensare ad un Boccaccio contemporaneo, cosi poi la collaborazione si è estesa, con il coinvolgimento dell’Università e la cattedra di italianistica e la Casa d’Italia, dove abbiamo fatto le prove, visto che ci hanno messo a disposizione con una gentilezza estrema, sede e strutture. Poi cercavamo sette donne e tre uomini, per le letture, e si sono candidati molti studenti. Nonostante la distanza, sono riuscita ad organizzare tutto, grazie alle moderne tecnologie, abbiamo fatto, prima di arrivare a Zurigo, tramite Skype, delle prove, e sentendo le voci, senza conoscere gli studenti, ho affidato loro le letture da interpretare. Non conoscendoli, mi sono accorta durante le prove alla Casa d’Italia, di aver distribuito bene le parti. Gli studenti sono in parte italiani e in parte ticinesi, tutti mi hanno trasmesso un grande entusiasmo che non si trova facilmente nei giovani, un grande aiuto l’ho avuto anche dalle professoresse e dai professori, che hanno lavorato instancabilmente, fino all’ultimo momento. Quello che ci ha unito, e che ha permesso la riuscita di tutto, è stato comunque l’amore per la lingua italiana, che non si cancella nemmeno stando all’estero.

 Lei come li vede questi italiani all’estero?

Questi che ho incontrato a Zurigo erano tutti studenti e quindi di livello universitario, ho incontrato giovani preparatissimi, con un amore per la lingua italiana e per Boccaccio eccezionale. Il teatro comunque, anche se si porta in scena un autore difficilissimo come il Boccaccio, smuove altre cose, non solo la cultura personale, ma anche i sentimenti, l’emotività…

Lei è all’estero da tanti anni, come vede cambiati gli italiani? Mi riferisco alla realtà tedesca che lei conosce bene…

Li vedo molto cambiati, c’è tutta un’altra italianità che arriva. Per quanto riguarda Berlino, ci sono sempre più italiani. I più arrivano allo sbaraglio non sanno la lingua, sono dei rifugiati culturali veri e propri, io ho fatto un ciclo d’interventi, insieme all’Istituto Italiano di Cultura di Berlino sugli Italo-Berliner, perché è una categoria a se, una grande comunità, con cifre in aumento. Sono dei “disperati”, che pur di andar via dall’Italia, in un momento dove non trovano un lavoro, anche se qualificati, accettano qualsiasi posto, vivono facendo anche i lavapiatti, sono contenti di lavorare e si lasciano gratificare da altre cose, una città come Berlino ha molto èàda offrire per chi arriva.

Quali sono gli autori che lei preferisce portare in scena?

Io non ho autori preferiti, non mi sono mossa nel classico, ho portato in scena anche quelli classici, come Pirandello, Beckett, ma ho fatto molto teatro sperimentale. Ho affrontato autori moderni e contemporanei, ma ho lavorato molto sul teatro fisico, legato alla danza, usando la lingua, per me importantissima ma sempre in modo frammentato. Ho letto Dante, ma anche De Filippo, ho appena letto Franca Rame perché ho partecipato ad una serata dedicata a lei a Berlino, cerco di fare quello che mi piace, di mettere energia nei progetti in cui credo. Faccio un po’ di fatica con il teatro classico, soprattutto italiano, perché per me è un po’ stantio, o forse no, non è il teatro classico ad esserlo, siamo noi che siamo stantii, dobbiamo riuscire a rendere contemporaneo il classico, come è stato possibile per Boccaccio al Cabaret Voltaire.

Qual è il prossimo autore che porterà sul palco?

Devo fare la regia, sul lavoro di una giovane scrittrice italiana residente a Berlino. Lei rappresenta le speranze e le sfide di chi che arriva. Ci sono molti scrittori italiani che vivono a Berlino, davvero bravi. Questa scrittrice, ha scritto un monologo, molto toccante parla di un ragazzo che decide di lasciare la sua vita da artista perché non guadagna e vuole diventare un uomo “serio”, che cercherà un lavoro, legittimato, perché il lavoro dell’artista non lo è. Un monologo doloroso, reale…

Ancora oggi sembra una professione non riconosciuta…

Esatto, non è né legittimata ne pagata. Infatti, quando tempo fa dicevo che facevo l’attrice, a volte poi mi domandavano, quale lavoro facessi tutti i giorni, oltre a fare l’artista…

Per molti, infatti, è considerato un hobby per il tempo libero…

Si, io ho avuto la fortuna di vivere con il mio lavoro , non da subito, ma piuttosto presto però. E questo mi ha premesso di dedicarmi completamente a quello che volevo fare veramente.

Per lei il teatro è un lavoro o una scelta di vita?

Bella domanda…Intanto è un lavoro e vorremmo che fosse legittimato, dalla società visto che ha una funzione molto importante, quasi come quella degli ospedali, perché ci si cura l’animo e con la cultura. Poi è una scelta di vita. Lavorando in teatro, si vede il mondo in un altro modo, non si punta ai soldi, non si è venali. Si capisce con questo lavoro, che i soldi non la cosa fondamentale nella vita. Anche se devo ammettere che per tanti artisti non è cosi.

Con la crisi, tutti i governi europei tagliano e risparmiano sulla cultura, non è pericoloso?

Pericolosissimo, io a Francoforte ho fatto il consigliere comunale e mi occupavo di emigrazione e di cultura, è stata una bella fatica, ma ho visto questi problemi da dentro, e ora li capisco di più. . La cultura, pero può essere una medicina, se ce la tolgono, moriamo come se ci togliessero un altro rimedio, un altro medicinale. Sono contenta per esempio che il Governo attuale in Italia, stia cercando per lo meno di salvare Pompei, di dare un po’ di respiro alle istituzioni culturali.

Molti piccoli teatri in Italia stanno chiudendo per mancanza di fondi…

Un vero peccato, ma anche a Berlino sta succedendo la stessa cosa . Le piccole realtà cercano di riunirsi e di darsi una mano per non morire. Se muoiono le istituzioni culturali, moriamo anche noi, perché si deperisce senza cibo culturale.

A che cosa ha rinunciato per la carriera?

Prendendo la parola rinuncia in positivo, direi a nulla è stata una scelta consapevole…forse ho rinunciato ad avere una famiglia, ad avere dei figli, ma senza rimpianti. Ho avuto molto dal teatro, dal mio lavoro, e adesso ho solo la voglia di trasmettere ai giovani, quello che so, e che ho imparato nel corso degli anni. Ognuno ha la propria strada da percorrere, non ci sono esseri uguali agli altri. I miei figli, sono gli studenti che incontro, le persone che lavorano con me, i miei progetti…è stata una scelta consapevole e ne ho accettato il valore. Il mio lavoro è amore, dato in un'altra forma, alla vita. Io do molto amore, e ne ricevo molto in cambio, quindi ci sono vari modi di scambiarsi amore. Io conosco molto persone, soprattutto della mia età che si sentono frustrate per non avere avuto delle cose dalla vita, hanno rimpianto sulle occasioni mancate, ma con quest’atteggiamento non vedono tutto il resto, tutto quello che hanno…perdono di vista la realtà.

C’è un teatro, dove le piacerebbe lavorare, e magari artisti, con i quali collaborare?

Intanto le assicuro che vorrei tornare a Zurigo, con qualche altro progetto su cui lavorare, ma con gli studenti trovo che sia un’esperienza che mi arricchisce molto. Poi vorrei tornare a lavorare con Marina Abramovic, che è una regista, ma è soprattutto un’artista, lei viene dal mondo, delle artisti visive, una performer. I suoi lavori, sono molto interessanti, ho molto interesse per questo tipo di approccio al teatro, perché anch’io vengo da quel mondo, quindi mi piacerebbe sviluppare un progetto con lei.

Viaggia molto, che cosa non manca mai nella sua valigia?

Ho una specie di borsa dell’acqua calda elettrica, perché sono una gran freddolosa, e la uso anche come anti stress, mi scalda nei momenti di difficoltà. Di solito porto oltre agli effetti personali, un libro, perché non posso stare senza leggere, magari un amuleto, un portafortuna. Poi mi piace anche personalizzare la mia camera d’albergo, viaggiando molto, ho la necessità di sentirmi a casa, dovunque io sia, quindi a volte mi compro dei fiori, metto i miei effetti personali, come li dispongo a casa…questo per sentirmi meno straniera. Io mi accaso, anche se resto solo per pochi giorni in una stanza d’albergo, questo mi fa sentire bene. 

Lei è in Germania da una vita, come ha mantenuto la sua italianità?

Perché le radici non si dimenticano, perché l’essere umano suo malgrado non si sradica mai del tutto. Possiamo fare, come le fanno le piantine del deserto, che si fanno spostare dal vento, ma poi si radicano ancora in un punto. Io credo che non sia difficile accasarsi e stare bene nei posti scelti, ma le radici sono le radici e quelle non si dimenticano nonostante tutto.

Io mi sento profondamente siciliana da un lato, quello paterno, e trentina da quello materno, un bel mix, nonostante vivo da trent’anni in Germania. Mi sento italiana, e soffro per l’Italia, per come sta andando in questo momento, ma la amo da morire.

Quali sono i suoi prossimi progetti lavorativi?

Direi quello di ritornare presto a Zurigo….

Bene, a presto allora !!!

 

 

Elettra De Salvo:

Elettra De Salvo è attrice, performer, regista e coreografa, nata a Roma, da padre siciliano e madre trentina, dal 1979 vive e lavora in Germania tra Berlino e Francoforte. Artista instancabile, ha lavorato a varie scritture teatrali, curato progetti televisivi e cinematografici sia in Italia che in Germania, presentando progetti al Künstlerhaus Mouson e il Theater am Turm di Francoforte, la Volksbühne am Rosa Luxemburgplatz e le Sophiensaele di Berlino, nonché alla Documenta di Kassel.
Dal 1996 al 1998 è stata direttrice del Teatro Italiano di Francoforte.
E’ stata giornalista, moderatrice e speaker per la televisione ZDF( 1987-91) e per le reti radiofoniche Hessischer, Bayerischer e Westdeutscher Rundfunk, nonché per la Radiotelevisione Italiana.
I suoi campi d’interesse spaziano dalla cultura e letteratura italiana (spettacoli su Leopardi, ma anche sul Futurismo Italiano) alla danza moderna e contemporanea tedesca (Valeska Gert), a temi di urgente attualità come l’infibulazione in Africa.
Viene spesso invitata a portare i suoi spettacoli e letture da vari Istituti di Cultura Italiani nel mondo, tra cui New York, Tokyo, Melbourne e ora anche quello di Zurigo Le sue collaborazioni con gli IIC in Germania, soprattutto quelli di Berlino e Francoforte sono frequenti, in particolare per quanto riguarda le letture con autori italiani quali Arbasino, Baricco, Benni, Tabucchi e molti altri.
Dal 1997 al 2001 è stata consigliere comunale a Francoforte sul Meno, con una particolare attenzione alle politiche culturali e dell’immigrazione. E’ membro del consiglio di amministrazione della Romanfabrik a Francoforte e di quello del Centro di Danza Contemporanea a Berlino. Un’artista che sempre attenta alle grandi trasformazioni sociali, chele girano intorno, pronta al cambiamento e a rinnovare ogni volta le sue pièce.

 

 

Elettra De Salvo: www.elettradesalvo.de

Istituto di Cultura di Zurigo: www.iiczurigo.esteri.it