Davide Longo-2Davide Longo è nato a Carmagnola, vive a Torino dove insegna scrittura presso la Holden, i  suoi libri sono tradotti in molti paesi. Ha iniziato giovanissimo nel 2001 ed ha pubblicato per la Marcos y Marcos il romanzo Un mattino a Irgalem con il quale ha vinto il Premio Grinzane opera prima e il Premio Via Po. Dello stesso anno è il libro per bambini Il Laboratorio di Pinot. Nel 2004 è uscito il suo secondo romanzo Il Mangiatore di Pietre (Marcos y Marcos), Premio Città di Bergamo e del Premio Viadana.

È regista di documentari (Carmagnola che resiste, Memorie dell’Altoforno), autore di testi teatrali (Pietro Fuoco e Cobalto, Il lavoro Cantato, Ballata di un Amore Italiano, About Fenoglio) e autore radiofonico per RadioRai (Centolire, Luoghi non Comuni). Ha scritto per Repubblica, Avvenire, Slow Food, Donna, Lettere, Travel. Del 2006 è La Vita a un Tratto, ed. Corraini. Nel 2007 ha curato per Einaudi l’antologia Racconti di Montagna, e pubblicato per Corraini il libro E più non Dimandare, realizzato con il pittore Valerio Berruti. Nel gennaio 2010 è uscito per l’editore Fandango il suo terzo romanzo L’Uomo Verticale, vincitore del Premio Lucca. Nell’estate dello stesso anno il volume Il signor Mario, Bach e i settanta (Keller Editore)

Dopo, Ballata di un amore italiano, edito da Feltrinelli nel 2011, è nelle librerie dal maggio 2014 il suo ultimo romanzo IL CASO BRAMARD, sempre per l’editore Feltrinelli. Nel 2015 è uscita la versione tedesca de Il caso Bramard, e Davide Longo ha presentato il romanzo alla casa della letteratura di Zurigo lo scorso maggio, incontrato prima della conferenza si racconta ai nostri lettori:

Sei a Zurigo per presentare il tuo libro “ Il caso Bramant”, in lingua tedesca…

Si presento il caso Bramard che è stato tradotto da poco, ma in Italia è uscito nel maggio del 2014. Ci vuole sempre un po’ di tempo per le traduzioni, circa un anno…una traduzione fatta bene richiede mesi.

Quanto ti ha presto la scrittura di questo romanzo?

La stesura un anno, ma prima c’è stato un anno di lavoro di lavoro sulla scaletta, sulla storia, io faccio un libro ogni tre o quattro anni.

Che cosa pensi della produzione di alcuni scrittori, che ogni sei mesi pubblicano un romanzo nuovo? Perde la qualità?

Quelli capaci di produrre molto mantenendo una qualità alta sono pochissimi, dipende quanto tempo dedichi alla scrittura, se fai solo quello se fai altre cose… forse è possibile per chi fa solo

Tu sei anche insegnate di scrittura alla scuola Holden, scrivere è un dono o si può imparare?

La scrittura è al 70 per cento un’attività artigianale e quindi probabilmente ci vuole una predisposizione come per dipingere o per la musica, comunque è una cosa che va allenata e quindi si può imparare come tante altre cose.

Che tipo di studenti frequentano i tuoi corsi?

Alla scuola Holden, vengono studenti tra i 20 e 30 anni che investono un paio d anni della loro vita per diventare dei narratori, poi in realtà io faccio attività di didattica della scrittura aperte a tutti, quindi anche a persone che nella vita fanno altre cose, ma scrivono per passione ma voglio semplicemente farla con consapevolezza o accorgimento in più.

Perché si sente la necessita’ di scrivere?

Ci sono spinte diverse, c’ è una questione terapeutica ma è quella che produce risultati peggiori dal punto di vista narrativo molto utile per chi scrive, ma non per chi legge. Poi c’è un certo fascino che nonostante il mercato dica altro, comunque la scrittura, la sua pratica mantiene un fascino antico, la pratica della scrittura rimane mentre scompare piano piano, la pratica della lettura.

Con la facilità che c è al giorno d oggi di scrivere e comunicare, ad esempio con il social network, la scrittura ha perso qualità e valore?

Io credo che la qualità della scrittura sui social e sulla rete, sia di qualità inferiore perché ha pochissimo tempo di stagionatura ,l’ immediatezza della scrittura ha dei criteri di giudizio diversi dalla scrittura letteraria, sono come due sport che si assomigliano, ma sono diversi

Dove trovi ispirazione per scrivere?

Pesco pochissimo dalla mia vita, ma mescolo storie che arrivano da film da libri, cose a cui assisto, che sento…

Tu sei un amante della montagna che cosa cerchi nelle tue passeggiate?

La montagna la uso per cercare tranquillità, e spazi vuoti ma nei miei ultimi tre libri, molte location sono di montagna, di posti che io frequento e conosco.

Nel tuo ultimo romanzo quanto ti assomiglia il protagonista?

Un’affinità c’è ed è la reticenza verso la parola, che è un tratto tipico piemontese e un tratto mio, c’è una certa sfiducia o vergogna della parola sono personaggi che non fanno passare il loro pensiero attraverso la parola, ma attraverso altri canali, il corpo, i silenzi o il rapporto con le cose.

È difficile staccarsi da un personaggio quando si è finito di scrivere la sua storia?

Per me no, quando il libro è finito ed è consegnato, per me è chiusa la relazione con quel personaggio e con quella storia.

Nel racconto questo personaggio si ritira lontano dal dolore in una collina lontano da tutto e tutti, non è un po’ il sogno di tutti questo?

Io credo sia un sogno, ma non tutti se lo possono permettere soprattutto pochissimi sono in grado di reggere un tipo d’isolamento e di solitudine di questo tipo.

Tu lo faresti?

Assolutamente no, non sono capace di vivere solo con me stesso. Ho bisogno sempre di stimoli.

Ti ricordi quando hai iniziato a scrivere?

Io ho iniziato da adolescente, non scrivevo narrativa, ho iniziato con le canzoni e con le poesie poi cortometraggi, sceneggiature…per passare poi al romanzo.

Che cosa hai scritto la prima volta?

Ho scritto una canzone…brutta tra l’altro.

Quali sono stati i tuoi, rifermenti nella tua carriera…tra i libri letti?

Un autore italiano è Fenoglio

Adesso che cosa stai leggendo?

Sto leggendo Carrer.

Nel tuo romanzo, l’assassino scrive lettere utilizzando parole delle canzoni di Cohen…come mai questa scelta musicale, che cosa rappresenta per te?

Cohen è un autore che mi piace molto, ai cui concerti io vado, mi piace di lui la capacità di giocare di dribblare, tra testi storici, biblici, mi piace quel muoversi nella letteratura con la musica.

Scrivi mai a penna?

No, trovo molto più pratico il pc, solo annoto qualcosa a penna nel taccuino che porto sempre in giro.

A quale libro che hai scritto, ti senti più legato?

Ma io penso per complessità, per il tempo e per il momento della mia vita in cui è nato, L’uomo verticale.

Che consigli daresti ad un giovane che vuole intraprendere la carriera di scrittore al giorno d’oggi e in Italia?

Di trovarsi un’attività parallela che gli permetta di scrivere. Che gli permetta di guadagnare per vivere e che gli lasci il tempo per scrivere.

Se dovessi scegliere tra tutte le cose di cui ti occupi, solo un’attività quale sceglieresti?

Sarei indeciso tra scrivere ed insegnare…scrivere mi è più faticoso che insegnare scrittura.

www.davidelongo.com

 

IL CASO BRAMARD 2014

Edizioni Feltrinelli - "I Narratori"

Corso Bramard è stato il commissario più giovane d’Italia. Meditabondo, insondabile, introverso eppure capace di intuizioni prossime alla chiaroveggenza. Fino a quando un serial killer di cui seguiva le tracce ha rapito e ucciso la moglie Michelle e la piccola Martina. Da allora sono passati vent’anni. Corso vive in una vecchia casa dimessa tra le colline, insegna in una scuola superiore di provincia e passa gran parte del tempo arrampicando da solo in montagna, spesso di notte e senza sicurezze, nell’evidente speranza di ammazzarsi. Perché, come suole ripetere, “non c’è nessuna vita adesso”. Eppure qualcosa è rimasto vivo in lui: l’ossessione, coltivata con quieta fermezza, di trovare il suo nemico. Il killer che ha piegato la sua esistenza e che continua a inviargli i versi di una canzone di Leonard Cohen. Diciassette lettere in vent’anni, scritte a macchina con una Olivetti del ’72. Un invito? Una sfida? Ora quell’avversario che non ha mai commesso errori, sembra essere incappato in una distrazione. Un indizio fondamentale. Quanto basta a Corso Bramard per riprendere la caccia, illuminando una scena popolata da personaggi ambigui e potenti, un dedalo di silenzi che conducono là dove Corso ha sempre cercato il suo appuntamento, e il suo destino.