I cosiddetti impropriamente “Ponti Romani” sono ponti che a partire dalla fine del Medioevo furono costruiti e modellati secondo tecniche architettoniche già in uso ai tempi dei Romani. Già nel 1980 il bravissimo studioso della nostra storia, Giuseppe Mondada, aveva pubblicato uno studio su una parte dei “Ponti della Svizzera Italiana”, da quelli antichi, a quelli autostradali e ferroviari.

Con questa ricerca si è voluto dare spazio a tutti i ponti di sasso, a quei capolavori che rimangono ancora nei nostri distretti e nelle nostre valli, a testimonianza della lotta incessante che l’uomo e la natura in passato hanno dovuto affrontare. Furono costruiti da gente che non ha studiato ma come ci ha ricordato Karl Viktor von Bonstetten (1745-1832) “Nessun lavoro meglio della costruzione di ponti, intendono i valligiani”.

Nel libro sono documentati quei ponti di sasso costruiti dal Medioevo fino alla nascita del Cantone Ticino nel 1803, che rimangono ancora nel nostro territorio a testimoniare di un passato che non c’è più ma che non dobbiamo dimenticare! Questi manufatti spettacolari sono un centinaio e sono detti anche “a schiena d’asino”, ossia con la carreggiata o la mulattiera rialzata al centro e larga quel tanto da permettere il passaggio di un mulo carico.

 

Il libro è disponibile per l’acquisto nelle librerie del Cantone e online all’indirizzo www.fontanaedizioni.ch