La mostra “60 anni di Made in Italy”, ideata dalla giornalista di moda Fiorella Galgano, sarà inaugurata a Berna il prossimo 13 marzo dall’Ambasciatore d'Italia, Silvio Mignano, insieme alla curatrice della mostra Alessia Tota, alla presenza di autorità locali e di importanti esponenti della società svizzera, dell’economia, della cultura, del mondo accademico e di quello diplomatico.


L’evoluzione della moda italiana è davvero coinvolgente, dalla sua nascita nella Firenze del dopoguerra fino alle creazioni che sfilano nei nostri giorni sulle passerelle di Milano e su quelle di tutto il mondo. La storia ebbe inizio con il Marchese Giovan Battista Giorgini, carismatico imprenditore, che nel febbraio del 1951 decise di riunire per la prima volta alcuni dei migliori visionari della moda, organizzando la prima grande sfilata italiana. Oltre 60 anni dopo, l'Italia è oggi il Paese dal quale provengono molti dei migliori e più conosciuti sarti e stilisti del mondo.
La mostra “60 anni di made in Italy”, ospitata dal Westside Shopping and Leisure Centre di Berna fino al 13 aprile, racconta proprio questa storia avvincente.
Saranno esposte oltre sessanta creazioni, vere e proprie opere d’arte sartoriali, un vero e proprio omaggio al genio e alla creatività di alcune delle figure più importanti della moda e del design italiano, che oltre a contribuire all'affermazione del made in Italy nel mondo, sono riuscite nel tempo ad imporre il proprio stile e gusto estetico, dando vita a quello che oggi è l'inconfondibile stile italiano.
Alcune delle creazioni "Haute Couture" in mostra sono state indossate sul red carpet da diverse celebrità in occasione di anteprime cinematografiche e cerimonie di premiazione, o da memorabili interpreti nel contesto di film acclamati in tutto il mondo. Accanto a queste suggestive creazioni, i visitatori potranno anche ammirare una selezione di abiti preziosi realizzati con tessuti sperimentali e nuovi materiali e capi esclusivi e dallo stile unico.
I sarti e gli stilisti in mostra sono, per l’Alta Moda, Renato Balestra, Roberto Capucci, Franco Ciambella, Marella Ferrera, Sorelle Fontana, Prince Egon Von Furstenberg, Galitzine, Lancetti, Antonio Marras, Gai Mattiolo, Lorenzo Riva, Sarli, Schuberth e Valentino.
Per il Prêt-à-Porter, Walter Albini, Giorgio Armani, Laura Biagiotti, Mariella Burani, Roberta di Camerino, Roberto Cavalli, Enrico Coveri, Fendi, Dolce & Gabbana, Etro, Salvatore Ferragamo, Gianfranco Ferrè, Alberta Ferretti, Genny, Gucci, Krizia, Max Mara, Missoni, Moschino, Prada, Emilio Pucci, Versace.
"60 anni di Made in Italy" è una mostra di grande successo realizzata dalla Galgano & Tota Associati per promuovere la cultura italiana e diffondere lo stile e la creatività del design italiano. Ciò è stato reso possibile attraverso il supporto delle istituzioni italiane (Ambasciata d’Italia, ICE-ITA, Istituto Italiano di Cultura, Camera di Commercio Italo-Svizzera) con il supporto del Westside Shopping and Leisure Centre.
Abiti ed accessori in mostra
Gli elementi espositivi provengono sia dall'archivio delle case di moda che da collezioni private.

Tra i pezzi più datati spiccano un abito da sera bianco-blu disegnato da Schuberth nel 1950 per Gina Lollobrigida, mancata pochi giorni fa, e un prezioso cappotto in broccato e abito lamé sempre realizzato da Schuberth nel 1958. Alcune creazioni sono rappresentative di un’epoca, come quella della “Dolce Vita”, quando la moda italiana era fortemente legata alle star del cinema americano che venivano in Italia per girare film e kolossal presso gli studios di Cinecittà. Si pensi ad esempio al famoso abito “Pretino” creato dalle Sorelle Fontana per Ava Gardner nel 1956 e poi riproposto in maniera rivisitata da Federico Fellini, che lo fece indossare da Anita Ekberg proprio ne “La Dolce Vita” nel 1960, oppure al completo realizzato per John Wayne da Brioni nel 1950 o al leggendario “Pyjama Palazzo” della Principessa Galitzine’s indossato da Claudia Cardinale mentre girava un film della serie “La Pantera Rosa” nel 1963. Più vicino ai nostri giorni è il famoso tuxedo ancora di Brioni indossato da Pierce Brosnan, alias James Bond, nel film “Die another Day” del 2002.
In mostra sono poi bellissimi abiti da red carpet realizzati per anteprime importanti, come quello di paillettes dorate di Prada indossato da Cate Blanchett nel 2000.
Unico e inconfondibile è l’abito rosso Valentino indossato da Elizabeth Hurley in occasione di un ballo di beneficenza nel 1998 e già esposto nel Museo dell’Ara Pacis di Roma nell’ambito di un’importante retrospettiva dedicata al Maestro. Emerge ancora la capacità scultorea di Roberto Capucci con il tubino in taffetà nero e motivo a drappeggio asimmetrico del 1990.
In mostra anche capi indossati da top-model famose e altre celebrità, come l'abito da sera creato da Genny sulle forme perfette di Naomi Campbell nel 1992 e quello in seta stampata animalier realizzato da Roberto Cavalli ispirandosi a Cindy Crawford nel 2002, dalla collezione presentata nel corso del celebre evento “Donna Sotto le Stelle” sulla scalinata di Piazza di Spagna a Roma. E ancora, l’abito bustier di Dolce & Gabbana del 2000 che esalta i canoni tipici di una bellezza femminile mediterranea, e che figurava tra i capi preferiti da Elizabeth Hurley, o la creazione dai colori fluo firmata nel 2003 Versace, scelta da star come l’attrice Zendaya e la cantante Beyoncé.
L’eleganza classica, da gran sera, è rappresentata dall’abito nero a sirena creato nel 2000 dal Principe Egon Von Furstenberg per l'attrice americana Hunter Tylo, dal lungo abito da sera ricamato di Sarli indossato dalla top Valeria Mazza nel 1996 e dallo splendido abito da sera a gonna ampia in organza di seta e tulle disegnato da Lorenzo Riva nel 1995 per la principessa Bianca d'Aosta.
L'eccellenza nella sartorialità si esprime anche attraverso lavorazioni artigianali perfette, come nell'abito in tulle e garza a righe creato da Andrè Laug nel 1998, mentre l’abito da sera realizzato da Franco Ciambella fa parte di un'intera collezione haute couture del 2010 ispirata alla metamorfosi del “Lago dei cigni” e al duplice concetto di bianco/nero, buono/cattivo, Odette/Odille, che dimora dentro ogni donna.
La femminilità dolce e leggera si riflette nel celebre “Abito Bambola” in cachemire e taffetà di Laura Biagiotti del 2002 o nelle contaminazioni etniche del caftano rosso rubino creato da Alberta Ferretti nel 2001. La moda spesso è legata a doppio filo alle arti: la passione per la lirica ad esempio viene esplorata con l’abito “Carmen” di Renato Balestra del 1996, dedicato a Maria Callas. Ma anche la pittura ne è spesso fonte di contaminazione, basti pensare alla collezione Lancetti del 1986 ispirata alle opere di Picasso e all'abito “Arlecchino” di Gai Mattiolo del 1997, dal corpetto dipinto a mano ispirato ai decori veneziani del Settecento.
La passione di Gianni Versace per il lusso e la pomposità è ben rappresentata da un abito in tessuto metallico, completamente ricoperto da Swarovski rosa, sfoggiato dalla top Naomi Campbell durante l'ultima collezione maschile presentata dallo stilista nel 1998.
Alcune stampe sono uniche e riconoscibili, ottenute anche attraverso un insieme di fantasie, disegni e tessuti diversi. Come ad esempio l’abito in jersey realizzato da Emilio Pucci nel 1967, quelli a effetto tromp-l'oeil di Roberta di Camerino del 1975, il tubino fucsia-acido creato da Gucci nel 1999, l’abito ricoperto di paillettes, denominato “Urlo di Donna”, di Enrico Coveri, indossato da Milla Jovovich nel 1997, la maglia coloratissima “Put Together” di Missoni ed ancora lo stile orientale del completo in seta e jersey di Salvatore Ferragamo del 1998.
Il plissé diventa una magica costruzione architettonica nello splendido abito nero realizzato da Gianfranco Ferrè nel 2005, immagine iconica della mostra, o nella creazione ispirata a un incredibile samurai dorato per Krizia del 1987. C'è anche un po' di ispirazione militare nelle forme e nei tagli delle creazioni di Etro del 2000, mentre il completo indie di Walter Albini è rappresentativo di una collezione considerata all’avanguardia nel 1973 e presentata al Caffè Florian di Venezia.
La bellezza e la cultura italica sono continui riferimenti e punti d’ispirazione per gli stilisti, che usano e inventano materiali inediti per usi sofisticati.
La disegnatrice siciliana Marella Ferrera celebra la sua amata isola con l’abito-scultura del 1993 composto da tasselli ricamati a mano e ispirati alla scalinata di Santa Maria del Monte di Caltagirone, celebre monumento italiano che gode della tutela dell’Unesco. Assieme a lei la particolare Madonna Nera venerata dai minatori sardi di Antonio Marras del 1998, che ha l’oro nella gonna e il bustino composto di soli chiodi di cavallo.
In mostra anche il genio ironico e divertente di Moschino, con il suo allegro e irriverente “bra-dress” nero del 1988, composto da una miriade di reggiseni, e lo stile classico di lusso di Max Mara con il montgomery ricoperto di paillettes oro del 2007. E ancora il “gypsy-look” del 2000 di Mariella Burani ispirato a una donna libera e indipendente.
La personalità dei disegnatori italiani è immediatamente riconoscibile, grazie a uno stile unico, a volte rappresentato da abiti-simbolo, come lo smoking Regimental dal tipico taglio maschile di Giorgio Armani, completamente ricamato in oro e blu e indossato da Claudia Schiffer nel 1991.
Aree speciali sono dedicate agli accessori ispirati a celebrità. Tra questi la parure in oro realizzata nel 1999 dalla Principessa Helietta Caracciolo e dedicata a Hillary Clinton, la famosa borsa a mano modello “Bagonghi” di Roberta di Camerino del 1959, tra le preferite di Grace Kelly, i Sandali “Evita”, riproduzione di quelli creati per Evita Peron da Salvatore Ferragamo negli anni ’40 e realizzati per Madonna, protagonista dell’omonimo film, e infine l'artigianalità unica e inimitabile della borsa realizzata a mano nel 2009 da Fendi, parte della famosa collezione “Selleria”