UCRAINA, DRAGHI: NON E’ UN’ECONOMIA DI GUERRA MA PREPARIAMOCI
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- Redazione
“Questo consiglio europeo informale è stato veramente un successo, raramente ho visto l’Ue così compatta. Nelle discussioni c’è stato uno spirito di solidarietà su tutti gli argomenti che non credo di ricordare nei tanti Consigli europei a cui ho partecipato”. Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, a conclusione del vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Ue dell’11 marzo. “La risposta alla situazione energetica è fondata su 4 pilastri”, spiega Draghi: diversificazione, nei confronti di altri fornitori di gas rispetto al gas russo e attraverso la sostituzione di fonti fossili con rinnovabili; introduzione di un tetto di prezzo al gas;
“il terzo problema – sottolinea il premier - è quello di staccare il mercato dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dal mercato del gas, mentre oggi c’è un solo prezzo che arriva al consumatore e questa è la causa principale della lievitazione delle bollette”; “il quarto punto – continua Draghi – è la tassazione degli extraprofitti per le società elettriche. La stima della Commissione è che attraverso questa tassazione possa arrivare un gettito di circa 200 mld”. La scarsità di materie prime e l’esigenza di diversificazione riguarda anche l’agroalimentare: “La risposta è che se ciò si aggreverà occorrerà importare da altri Paesi, come Usa, Canada o Argentina” sottolinea il presidente del Consiglio. “C’è necessità – afferma Draghi - di una riconsiderazione di tutto l’apparato regolatorio che è giustificata da questa situazione di emergenza: questo argomento lo ritroviamo sul patto di stabilità, lo ritroviamo sulle leggi sugli aiuti di stato, sugli standard dei prodotti agricoli eventualmente da importare, sul mercato dell’elettricità. In sostanza c’è la convinzione ormai consolidata della Commissione che occorra rivisitare temporaneamente le regole che ci hanno accompagnato in questi anni”. “Sulla difesa c’è stata una discussione breve ma interessante. Borrell ha citato che l’Ue spende per la difesa tre volte quello che spende la Russia, quindi dobbiamo raggiungere un coordinamento di gran lunga migliore di quello che è oggi” rileva inoltre il premier, sostenendo che “sulla situazione macroeconomica è un momento di grande incertezza, non si può dire che l’economia vada male perché l’Europa continua a crescere ma questa incertezza nello stesso tempo suggerisce preoccupazione per il futuro e quindi detta l’agenda di politica economica per i prossimi mesi”. “I bisogni finanziari dell’Ue per rispettare gli obiettivi di clima, gli obiettivi di difesa e una politica dell’energia sono molto grandi” afferma inoltre Draghi, aggiungendo che “il bisogno finanziario è da 1,5 a 2 e più trilioni di euro nei prossimi 5 o 6 anni. Questo per rispettare gli obiettivi climatici del 2030 e per metterci in regola con le promesse sottoscritte nella Nato. Bisogna trovare un compromesso su come generare queste risorse, all’interno dei bilanci nazionali non c’è questo posto”. “Occorre una risposta di politica di bilancio – puntualizza Draghi - se l’economia dovesse indebolirsi per la mancanza di materie prime, per le sanzioni, per la riduzione dell’export, perché i mercati finanziari sono abbastanza agitati: in quel caso occorrerà una convincente risposta delle politiche di bilancio, che non può tanto venire dai bilanci nazionali, noi abbiamo speso già 16 mld per mitigare gli effetti dei rincari”. "Le sanzioni adottate contro la Russia sono molto pesanti e sono state adottate da tutti senza esitazioni. Possono essere anche più pesanti, l'importante è essere consapevoli che hanno un impatto su famiglie e imprese e, soprattutto, per il mantenimento della loro produzione" avverte Draghi, specificando che “dobbiamo prepararci, ma non è assolutamente un’economia di guerra specialmente per gli approvvigionamenti di cose fondamentali come il cibo. Alcuni allarmi che ho visto sui giornali sono grandemente esagerati”. "Non credo fin ad oggi di vedere un rischio di allargamento del conflitto, sia gli Usa che altri Paesi europei hanno dichiarato esplicitamente che non c’è questo rischio perché non manderanno soldati sul territorio. Ma è anche per questo che le sanzioni sono così pesanti e così ferme. Più pesanti sono le sanzioni e minore è il rischio che il conflitto militare si allarghi. Questo è quello che Biden ha detto” continua il premier, sottolineando che “oggi da quello che si può capire il presidente Putin non vuole la pace, per cercare la pace bisogna che la si voglia e oggi non la si vuole, il piano sembra essere un altro. Mentre dico questo mi auguro che al più presto si arrivi a qualche spiraglio e faremo di tutto perché Putin e Zelensky arrivino a un accordo che però salvi la dignità dell’Ucraina”. Sull’ingresso di Kiev nella Ue, Draghi invece commenta: “C'è una grande disponibilità da parte di tanti, una grande determinazione da parte di altri e una notevole cautela da parte di altri ancora: le regole per entrare sono molto precise e prevedono un lungo periodo di riforme strutturali. Io sono il primo a pensare che un messaggio di incoraggiamento sarebbe d'aiuto ma occorre rispettare anche cosa dicono gli altri”. “L'Ucraina fa parte della storia europea, in questo momento si sta scrivendo il futuro dei nostri paesi”, ha affermato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che a conclusione del vertice dei Ventisette a Versailles ha accusato Putin di aver attaccato ingiustificatamente “la democrazia e la sovranità di uno Stato”. “Sarà varato un quarto pacchetto di sanzioni per aumentare il prezzo da pagare per l’invasione dell'Ucraina”, ha annunciato Von der Leyen, che per quanto riguarda la richiesta di Kiev di entrare a far parte dell’Ue spiega che "ci sono condizioni che devono essere soddisfatte per entrare nell'Unione Europea", “ma non siamo insensibili alla velocità con cui si sono svolti gli eventi recenti”. Di fronte alla richiesta di maggiore coinvolgimento dell'Unione Europea, formulata dal presidente ucraino Zelensy, il presidente francese Emmanuel Macron ha risposto di aver ben compreso “che quando ci si batte come si sta battendo l'Ucraina, si vorrebbe molto di ma noi non siamo in guerra con la Russia”. “Le nostre strade sono chiare per l'Ucraina, il nostro desiderio di sostenere l'Ucraina è chiaro”, ha detto Macron. “Lo abbiamo dimostrato e siamo pronti a varare ulteriori sanzioni, nulla è proibito”, ha proseguito, lasciando la porta aperta a un embargo su gas e petrolio russi, senza però annunciare misure concrete. “Sappiamo che se la situazione peggiorerà, dovremo adottare sanzioni pesantissime, nulla è tabù, adotteremo le misure necessarie per fermare la Russia nella sua aggressione contro l’Ucraina”.