Qual è la 'lezione' del voto francese per la politica italiana? O meglio le 'lezioni', viste le differenti letture che arrivano dai politici di casa nostra sulla sorpresa arrivata il 7 luglio d'Oltralpe. Nel centrosinistra, a dominare è la parola "unità", dopo che l'alleanza tra le forze di sinistra francesi ha portato il Front populaire ad essere il gruppo più rappresentativo dell'assemblea nazionale. Di "risultato straordinario per la sinistra unita e una bella risposta di partecipazione" ha parlato a caldo la segretaria del Pd Elly Schlein, dicendosi convinta che "la destra si può battere".

"La grande partecipazione del popolo francese premia la proposta popolare e progressista di chi non ha mai avuto dubbi sulla pace, sulla difesa dei diritti sociali e sulla tutela dei più fragili. Un segnale di spinta democratica che oggi parla all’Europa intera" è stata invece la riflessione del presidente M5S Giuseppe Conte, più incentrata sui capisaldi della proposta politica pentastellata che sul tema dell'unità. Nel centrodestra, invece, si riflette sulla delusione Le Pen, con accenti diversi a seconda della forza politica. "La lezione francese deve far capire a tutti, anche a coloro che non vanno a votare, che l'estrema destra e la destra da sole sono condannate a perdere, perché tutte le altre forze si coalizzano contro: l'unico antidoto per impedire questo è avere un centro forte, alternativo alla sinistra e che sia alleato con le destre democratiche". Antonio Tajani, nell'aula dei gruppi della Camera, apre il Consiglio nazionale di Forza Italia commentando il risultato delle elezioni francesi.  Il senatore Marco Scurria di Fratelli d’Italia, ad Agorà Estate su Rai3, precisa che “la destra italiana è una cosa diversa. Una destra che ha saputo interpretare insieme alla sua identità anche la modernità, l’apertura e la capacità di saper parlare alla propria gente”, prendendo di fatto le distanze dal Rassemblement national. Il leader della Lega Matteo Salvini, che più di tutti aveva esplicitato il proprio sostegno a Marine Le Pen, commenta sui social: "Esultanza nelle strade di comunisti e centri sociali, di filo-islamici e anti-semiti, teppisti che attaccano a sassate la Polizia in diverse città, caos in Parlamento. Questa la prima notte dopo le elezioni in Francia, con l’ammucchiata 'tutti contro la Le Pen' costruita da Macron che vince le elezioni ma non ha i numeri per governare. E in Parlamento a Parigi arriveranno 143 parlamentari di RN, mai così tanti nella storia con una crescita dei voti dal 33 al 37% tra primo e secondo turno, rimanendo il partito ampiamente più votato, nel silenzio dei media. Il 'tutti contro uno' ha ridotto il numero di seggi, ma non il consenso per Marine Le Pen e Jordan Bardella, ai quali mando un grande abbraccio. Intanto, dopo un lungo lavoro – ricorda Salvini - nasce con la Lega a Bruxelles il grande gruppo dei Patrioti, che sarà determinante per cambiare il futuro di questa Europa". Il nuovo gruppo sovranista nasce per iniziativa del premier ungherese Viktor Orban, dopo il mancato accordo tra Giorgia Meloni e Marine Le Pen e il rifiuto della premier italiana all’entrata in Ecr di Fidesz, il partito di Orban. Una novità che rischia di acuire le divisioni della galassia sovranista, con differenze marcate ad esempio in tema di politica estera. E Macron, il presidente che all'indomani del voto europeo ha sciolto il Parlamento convocando le elezioni? Come viene accolto il suo risultato da parte delle forze politiche più vicine a lui in Italia? Per il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, il presidente ne esce vincitore: "Fermata l’estrema destra. Il centro riformista decisivo oggi in Francia come nel Regno Unito qualche giorno fa. Un segnale di speranza per la politica europea. Ora vediamo che governo nascerà ma intanto Macron ha vinto la prima partita". "Ottimo aver chiuso la strada alla Le Pen. Bene la tenuta di Macron. Ma formare un governo e governare non sarà facile" avverte invece il leader di Azione, Carlo Calenda. "Ensemble", ovvero "insieme", il nome della formazione macroniana, indica proprio quell'unità che le forze centriste e liberali italiane non sono state in grado di mettere in campo nelle elezioni dell'8 e il 9 giugno, rimanendo fuori dal prossimo Parlamento europeo.