Il 21 agosto a Kiev 281 parlamentari della Rada hanno votato a favore del disegno di legge che ratifica il Trattato di Roma. Questo testo potrebbe presto rendere l’Ucraina il 125esimo Stato membro della Corte penale internazionale (CPI), una giurisdizione creata nel 1998 per perseguire i responsabili di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e aggressione. Fino ad ora, l’esercito ucraino si opposto fermamente a qualsiasi adesione al trattato di questa Corte istituita nel 2002 all’Aja, nei Paesi Bassi, per paura di essere esso stesso preso di mira dalla procura nel contesto della guerra scatenata dalla Russia dal 2014.

Nello stesso tempo, l'Unione Europea, i cui membri hanno tutti ratificato il trattato firmato a Roma nel luglio 1998, diventava invece sempre più pressante. “Tutte le speculazioni secondo cui ciò danneggerà in qualche modo la stessa Ucraina sono solo speculazioni e niente di più”, aveva dichiarato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba già nel 2023, preparando il terreno per la svolta odierna. Va detto a tale proposito che non verranno per sette anni il trattato non verrà applicati ad eventuali accuse volte ai militari ucraini. Immediata la reazione di Mosca giunta tramite il senatore Sergei Perminov per il quale “Il regime ucraino è costretto a mantenere tra i cittadini del paese l’illusione di un prossimo ingresso nell’Ue e di essere in movimento verso gli obiettivi prefissati relativi a un futuro europeo. Questo è esattamente il modo in cui, attraverso il prisma dell’attività di propaganda, è necessario trattare questa ‘ratifica’”. Commentando la clausola sull'abolizione delle punizioni per gli ucraini per crimini di guerra, Perminov ha osservato che tale postilla “e è già una dichiarazione diretta di quanto accaduto”. “Gli idioti ucraini in uniforme con i simboli nazisti si ‘nutrono’ di crimini di guerra, commettendoli continuamente, deridendo i civili e violando tutte le regole conosciute", ha sottolineato il parlamentare.