La politica parla ancora troppo poco della violenza di genere. E a farlo sono sempre più le donne che gli uomini, a volte in maniera superficiale e con picchi esclusivamente nelle giornate dedicate (25 novembre o 8 marzo) o in coincidenza con la trattazione di leggi in materia. Eppure parlare di violenza di genere sarebbe fondamentale come esercizio educativo volto a risolvere un fenomeno che, oltre che strutturale, è culturale.

Sono le conclusioni cui giunge l’indagine "Oltre le parole", condotta da ActionAid in collaborazione con l'Osservatorio di Pavia e B2Research, che evidenzia una grave disconnessione tra le priorità percepite dai cittadini e quelle della classe politica: il 94% della popolazione italiana considera la violenza maschile contro le donne una priorità sociale, ma solo l'1,5% dei post sui sociali dei rappresentanti politici tocca questo tema. In altre parole, mentre i cittadini sentono l'urgenza di affrontare il fenomeno, la politica sembra ignorarlo, dedicandovi pochissima attenzione, soprattutto al di fuori delle ricorrenze simboliche come il 25 novembre. Monia Azzalini, responsabile Media e Genere dell'Osservatorio di Pavia, ha sottolineato che su oltre 200.000 post pubblicati tra Facebook e Instagram dai politici italiani, solo l'1,2% su Facebook e l'1,5% su Instagram riguardano la violenza di genere. "È sconfortante vedere che l'attenzione politica si concentra quasi esclusivamente il 25 novembre e l'8 marzo", ha affermato Azzalini. “La comunicazione è spesso superficiale e si limita a slogan di circostanza, senza un reale approfondimento, soprattutto da parte degli uomini”. Cecilia D'Elia, vicepresidente della Commissione Femminicidio, ha espresso preoccupazione per la mancanza di un vero dialogo bipartisan sull'educazione affettiva nelle scuole. "Abbiamo approvato leggi importanti, ma manca ancora un confronto serio su temi cruciali come la prevenzione attraverso l'educazione all’affettività: è un impegno che abbiamo preso, ma che non riusciamo a realizzare", ha dichiarato D'Elia. I dati sulla violenza contro le donne in Italia sono drammatici: il 36% delle donne italiane ha subito violenza verbale, emotiva o fisica da un uomo, e il 57% delle giovani sotto i 25 anni si riferisce esperienze di abuso. “Questo è un problema che va affrontato con urgenza”, ha aggiunto D'Elia. Anche Katia Scannavini, segretaria generale di ActionAid Italia, ha lanciato un appello chiaro. “La politica comunica troppo poco su un tema così cruciale. Meno dell'1,5% dei post sui social riguarda la violenza di genere: è davvero troppo poco”, ha detto Scannavini.”E c'è una consapevolezza in generale più delle donne, molto meno degli uomini, e anzi c'è spesse volte un atteggiamento di patriarcato benevolo, di buonismo inteso come un'opportunità di che le donne non sono sufficientemente protette dagli uomini”. Le raccomandazioni di ActionAid sono chiare: il Parlamento deve rafforzare la Strategia nazionale per la parità di genere e introdurre l'educazione affettiva nelle scuole. La Commissione Femminicidio dovrebbe monitorare più da vicino la formazione delle autorità competenti, per garantire che abbiano le competenze necessarie a prevenire e rispondere agli episodi di violenza. Infine, il Dipartimento per le Pari Opportunità deve assicurare interventi di prevenzione strutturali e diversificati, con finanziamenti adeguati.