“Piena solidarietà mia e di tutto il governo a Sigfrido Ranucci, ferma condanna per l’attacco non solo alla sua persona ma ai valori fondamentali della democrazia”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi durante l’informativa del 22 ottobre alla Camera sull’attentato subito dal giornalista Rai, sottolineando che “gli uffici del ministero sono impegnati da tempo nella tutela di Ranucci, per il rischio derivante dalla sua attività di inchiesta”. Il titolare del Viminale ha ricordato che “già il 9 luglio 2025 la scorta aveva rinvenuto due proiettili inesplosi in prossimità della sua abitazione” e che “anche prima dell’attentato l’attenzione nei confronti del giornalista era costante”.

Piantedosi ha inoltre riferito che, nel periodo 2020-2024, “sono stati registrati 718 episodi di atti intimidatori contro giornalisti, con un picco nel 2021. Nei primi sei mesi del 2025 si contano 81 episodi, di cui 31 avvenuti sul web”. La maggior parte delle minacce, ha aggiunto, “è riconducibile a motivi socio-politici, in connessione con i principali temi del dibattito pubblico”. l ministro ha poi respinto con forza le accuse rivolte al governo dopo l’attentato: “Chi adombra responsabilità di questo esecutivo segnala uno scarso senso dello Stato – ha detto –. Lo stesso Ranucci ha dimostrato grande senso istituzionale con dichiarazioni prive di portata ideologica. Sarebbe auspicabile che il tema della libertà di stampa non scadesse in propaganda partitica, perché non può essere una questione divisiva e deve richiamare tutti al profondo senso di responsabilità”.  Dopo l’intervento del ministro, il dibattito in Aula si è acceso. Per Fratelli d’Italia, la deputata Sara Kelany ha affermato che “non è accettabile far trapelare il messaggio pericoloso che la bomba a Ranucci sia una svolta autoritaria. C’è il rischio che qualche folle creda a questa lettura. Basta infiammare le piazze e gridare al pericolo fascista: l’Italia non è a rischio svolta autoritaria. Nelle opposizioni manca senso di responsabilità, ed è grave”. Duro il commento della capogruppo Pd Chiara Braga, che ha replicato alle parole della maggioranza: “L’opposizione non è Hamas – ha detto –. La presidente Meloni, anche in contesti internazionali, ha spesso usato toni da comizio, da stadio. Da una parte si richiama alla sobrietà, dall’altra si pretende di silenziare le opposizioni. Per questo c’è bisogno di un’informazione libera. Contrastare con dati e fatti il quadro non reale delineato dal governo non è lesa maestà, ma esercizio di democrazia”.