Il lancio del James Webb Space Telescope (JWST), il più sofisticato telescopio spaziale mai realizzato e lanciato nello spazio il 25 dicembre 2021, sta spingendo l’osservazione dell’occhio umano oltre ogni limite precedente, portando alla scoperta di galassie fino ad ora sconosciute. Alcune di queste hanno attirato l’attenzione di un team di astrofisici dell’Università di Padova e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), che ha ha recentemente scoperto un campione ancora più peculiare di tali sorgenti, che sembrano essere più rosse e oscurate di quanto previsto dai modelli cosmologici di formazione ed evoluzione delle galassie.

I risultati sono stati presentati nell’articolo JWST unveils heavily obscured (active and passive) sources up to z~13, pubblicata sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society”. Si tratta di galassie giovani, con poche centinaia di milioni di anni di età, eppure dal colore particolarmente rosso, che solitamente è dovuto a causa di un accumulo di polvere da parte delle stelle. I ricercatori, con l’ausilio del telescopio, hanno quindi dimostrato per la prima volta che le galassie primordiali potrebbero già contenere quantità sorprendenti di polvere. L’origine di questa polvere costituisce una sfida per i modelli teorici, e permetterà di comprendere meglio le proprietà fisiche di questi sistemi primordiali.