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L'aviazione del futuro sarà sempre più green con l'arrivo di nuovi aerei dotati di motori elettrici e a idrogeno. Si moltiplicano in tutto il mondo, infatti, gli studi per rendere il volo meno inquinante e più sostenibile, utilizzando nuovi carburanti, sistemi di propulsione innovativi e originali soluzioni aerodinamiche. Il punto sullo sviluppo di queste nuove tecnologie sarà fatto in occasione di "Aero 2024", 30ma edizione del principale salone internazionale dedicato all'aviazione generale, alla business aviation e agli sport aeronautici, che si svolgerà dal 17 al 20 aprile presso il centro espositivo dell'aeroporto di Friedrichshafen, nel sud della Germania.
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Il World Backup Day, celebratosi il 31 marzo come ogni anno, ricorda e sottolinea l’importanza, oggi più che mai, di avere sempre una copia aggiornata e facilmente accessibile di tutte le risorse più preziose. Un backup resiliente, infatti, consente di riprendersi più rapidamente da eventuali danni, disservizi o perdite di dati, specialmente in caso di attacchi ransomware che prendono di mira i file criptandoli o eliminandoli. A pochi giorni da questa ricorrenza, gli esperti di Barracuda Networks, principale fornitore di soluzioni di sicurezza cloud-first, hanno analizzato i vantaggi principali dei backup immutabili dei dati, sottolineandone il ruolo centrale anche nella difesa da una minaccia frequentemente sottovalutata: la manomissione dei dati, spesso anche per opera di insider malintenzionati.
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È stato firmato l’8 marzo il contratto tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e Thales Alenia Space per lo sviluppo di sistema di comunicazioni Terra/Marte e un payload complementare, VHF Sounder, per la missione International Mars Ice Mapper (I-MIM) concepita da una partnership tra ASI, CSA, JAXA e NASA, il cui lancio è ipotizzato nel periodo 2031-2033. Il documento è stato sottoscritto dal direttore generale dell'ASI Luca Vincenzo Maria Salamone, alla presenza del presidente, Teodoro Valente, con l’amministratore delegato della Thales Alenia Space Massimo Claudio Comparini.
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Una quantità d’acqua pari ad almeno tre volte quella presente negli oceani terrestri. Un gruppo internazionale di studiosi l’ha osservata nella parte interna del disco di polveri e gas che ruota attorno alla stella HL Tauri, a 450 anni luce dal nostro pianeta. I risultati dell’indagine – pubblicati su Nature Astronomy – mostrano la presenza di una grande quantità di vapore acqueo distribuito in modo stabile in una regione precisa: una configurazione che offre le condizioni ideali per il processo di formazione dei pianeti, proprio come accadde 4,5 miliardi di anni fa nel nostro Sistema Solare. “Fino ad oggi non era mai stato possibile mappare il modo in cui l’acqua è distribuita all’interno di un disco "protoplanetario", ovvero nelle regioni simili a dove presumibilmente si sono formati i pianeti del nostro Sistema Solare e dove si stanno formano altri sistemi planetari”, dice Leonardo Testi, professore al Dipartimento di Fisica e Astronomia "Augusto Righi" dell’Università di Bologna.
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In attesa di Einstein Telescope, nell’area dell’ex miniera di Sos Enattos, in Sardegna, sono già in corso esperimenti che stanno producendo risultati scientifici interessanti, come l’esperimento di fisica fondamentale Archimedes, coordinato dall’INFN, che ha recentemente pubblicato su “The European Physical Journal Plus” (EPJ Plus) i suoi primi risultati, segnalati anche tra gli Highlight dalla rivista. Operativo nel laboratorio SAR-GRAV a Sos Enattos, Archimedes punta a misurare l’interazione tra le fluttuazioni del vuoto elettromagnetico e il campo gravitazionale: in particolare, il gruppo di ricerca dell’esperimento ha realizzato una bilancia, prototipo di quella che sarà utilizzata per Archimedes, con una sensibilità nella banda di frequenze comprese tra i 20 e 100 millihertz, compatibile con il rumore termico.
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Una quantità d’acqua pari ad almeno tre volte quella presente negli oceani terrestri. Un gruppo internazionale di studiosi l’ha osservata nella parte interna del disco di polveri e gas che ruota attorno alla stella HL Tauri, a 450 anni luce dal nostro pianeta. I risultati dell’indagine – pubblicati su Nature Astronomy – mostrano la presenza di una grande quantità di vapore acqueo distribuito in modo stabile in una regione precisa: una configurazione che offre le condizioni ideali per il processo di formazione dei pianeti, proprio come accadde 4,5 miliardi di anni fa nel nostro Sistema Solare.
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Dopo 17 anni di attività, il satellite scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) AGILE (Astrorivelatore Gamma a Immagini LEggero) è rientrato in atmosfera ponendo così fine alla sua intensa attività di cacciatore di sorgenti cosmiche tra le più energetiche dell’Universo che emettono raggi gamma e raggi X. AGILE ha rappresentato un programma spaziale unico e di enorme successo nel panorama delle attività spaziali italiane. AGILE è stato realizzato dall’ASI con il supporto dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), di università e dell’industria italiana, con OHB Italia, Thales Alenia Space, Rheinmetall e Telespazio. In oltre 87.200 orbite intorno alla Terra, AGILE ha monitorato il cielo alle alte energie osservando una grande varietà di sorgenti di raggi gamma galattiche ed extra galattiche, evidenziandone i cambiamenti molto rapidi, frequenti episodi di emissione X e gamma provenienti da stelle di neutroni, resti di esplosioni di Supernovae e buchi neri.
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In tutto il Mondo i ghiacciai si stanno ritirando a una velocità senza precedenti, e questo sta comportando la perdita delle informazioni riguardanti la storia del clima e dell’ambiente in essi contenute. A perdere la memoria sono anche i ghiacciai dell’arcipelago delle Svalbard, nel Circolo polare artico: lo dimostra per la prima volta uno studio internazionale pubblicato sulla rivista The Cryosphere, guidato da ricercatori dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) e dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
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L’origine della balenottera azzurra, il più grande animale vivente sul nostro pianeta, rappresenta un problema ancora irrisolto. Questa particolare specie, che può superare i 30 m di lunghezza e le 70 tonnellate di peso, ha la capacità di organizzare e strutturare le catene alimentari oceaniche. Grazie ai fanoni, una sorta di filtro con cui questi animali estraggono grandi quantità di invertebrati dall’enorme mole d’acqua che entra nella loro bocca, migliaia di prede vengono catturate e ingurgitate.