II fast radio burst (Frb), o lampi radio veloci, sono uno dei misteri aperti più recenti dell’astrofisica moderna: in pochi millisecondi rilasciano una quantità di energia tra le più alte osservabili nei fenomeni cosmici. Scoperti poco più di dieci anni fa, questi forti lampi in banda radio provengono da sorgenti per lo più extragalattiche, ma la loro origine è ancora incerta e molti sono gli sforzi della comunità astrofisica di tutto il mondo per cercare di comprendere i processi fisici alla loro origine. In pochissimi casi, il rapido lampo che caratterizza i fast radio burst coincide con un’emissione persistente, sempre in banda radio.

Uno studio dell’Università di Siena e del Centro Studi Squali di Massa Marittima mostra dati particolarmente allarmanti sulla diminuzione della presenza dello squalo bianco nei nostri mari. Secondo la ricerca, “Monitoraggio e marcatura dello Squalo bianco nel Mediterraneo”, non è remota la possibilità che questa specie abbia superato il limite di non recupero, almeno nelle acque costiere italiane.

Dal 9 al 23 agosto la nave oceanografica del Consiglio nazionale delle ricerche “Gaia Blu” è impegnata in una nuova missione: esplorare la relazione tra geodiversità e biodiversità marina, e studiare morfologia, tettonica e magmatismo del Mar Tirreno per ricostruirne la “storia geologica”. Sono questi gli obiettivi della campagna “Ifigenia”, condotta dal Cnr con l’Istituto di scienze marine (Cnr-Ismar) e l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Cnr-Igag) in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), Proambiente, Atlantic Technological University (ATU, Irlanda) e la Sapienza Università di Roma.

Un gruppo internazionale di ricerca guidato dall’Istituto per la scienza e tecnologia dei plasmi del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Cnr-Istp) fornisce un importante contributo nel risolvere una delle più grandi “sfide” legate all’utilizzo dell’energia nucleare: misurare la potenza raggiunta nei nuovi reattori a fusione basati sulla reazione deuterio-trizio. Attualmente, l’unica tecnica di misura diretta della potenza di fusione utilizzata nei reattori a confinamento magnetico è quella di “contare” il numero di neutroni liberi generati dalla fusione dei due isotopi dell’idrogeno - il deuterio e il trizio - maggiormente utilizzati quale combustibile della reazione. Quando questi reagenti si fondono,

In Europa c’erano i pre-neandertaliani, l’emisfero settentrionale della Terra aveva meno ghiaccio di oggi e il livello del mare era circa 10 metri più alto. Siamo nel paleolitico inferiore, 400mila anni fa, un periodo chiamato MIS 11c, il più caldo del nostro pianeta negli ultimi milioni di anni. Secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature Communications, a cui ha partecipato la professoressa Elisabetta Starnini dell’Università di Pisa, la causa di questa eccezionale fase climatica del nostro pianeta sarebbe da rintracciare nel riscaldamento dei mari (a sua volta dovuta a un complesso intreccio di fattori).

Futura, l’imbarcazione a propulsione sostenibile (idrogeno, fuel cell, batterie, pannelli solari e motore elettrico) realizzata dal progetto UniBoAT dell’Università di Bologna, sarà tra i protagonisti della Monaco Energy Boat Challenge 2024, la competizione internazionale con focus su innovazione ed ecosostenibilità che si terrà fino al 6 luglio. UniBoAT – a cui partecipano studenti, docenti e ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Alma Mater – ha già dimostrato il suo valore vincendo la Monaco Energy Boat Challenge per tre anni consecutivi, nel 2021, 2022 e 2023, nella categoria “Energy Class”: successi che non solo attestano l'eccellenza delle soluzioni tecnologiche sviluppate, ma evidenziano anche l'impegno del team nel perseguire l'innovazione sostenibile.

Non è un segreto che il clima del pianeta stia cambiando anche per il fatto che in atmosfera la concentrazione dei gas a effetto serra è aumentata: in particolare, l’anidride carbonica è passata da 330 ppm (parti per milione) negli anni ‘70 a 420 ppm nel 2024, con conseguenze disastrose sul clima – riscaldamento della temperatura media dell’aria di 1,5-2 °C, ancora in crescita, fusione delle calotte polari, deregolamento del clima in generale –.

Una nuova ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica eLife ha testato con successo una procedura di neurostimolazione per disinnescare le reazioni corporee di allarme associate alla memoria traumatica. La sperimentazione è stata condotta dal ricercatore Eugenio Manassero insieme al team di ricerca coordinato dal Prof. Benedetto Sacchetti del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino e dalla Prof.ssa Raffaella Ricci del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.

Sono oltre 3.000 le specie aliene che minacciano gli ecosistemi italiani, con un costo per l'economia nazionale stimato superiore al miliardo di euro. Un dato allarmante che rende ancora più urgente l'azione per contrastare l'invasione di queste specie e gli effetti del cambiamento climatico sugli ambienti di transizione, come lagune e zone costiere. Se ne è parlato venerdì 28 giugno presso l’Auditorium di Santa Lucia dell’Università di Ferrara, nel corso del workshop nazionale "Biodiversità, specie aliene e cambiamento climatico negli ambienti di transizione", organizzato dal Tecnopolo di Ferrara, dal Laboratorio Terra & Acqua Tech e dalla Società Scientifica LaguNet.








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