I genitori hanno registrato in questi mesi una diminuzione dell’irritabilità e dei capricci (63 per cento contro l’81 del 2020), anche se un quarto degli intervistati denuncia un sentimento di tristezza/malinconia nei figli. Alimentazione e sonno mostrano ancora le decise alterazioni riscontrate l’anno passato: restano sia il dato della riduzione di appetito (oltre il 37 per cento) spesso accompagnata da un aumento del consumo di snack (44 per cento) sia la difficoltà nell’addormentarsi (38,6 per cento) con aumento della frequenza dei risvegli notturni (oltre il 56 per cento).

Sul fronte delle relazioni, ai bambini in età prescolare è pesato molto non giocare con altri bambini (il 60 per cento) e non poter uscire liberamente (circa il 30 per cento). Bambini da 6 a 10 anni Un dato nuovo, non indagato nella prima edizione dell’indagine, è la presenza o meno di disturbi di “malessere” fisico nei bambini: ne hanno sofferto circa il 40% dei bambini della scuola primaria (in particolare cefalea, mal di pancia, stanchezza, disturbi agli occhi). E in famiglia? Soprattutto per l'età della scuola primaria (6-11) è stato osservato un peggioramento del rapporto adulti-bambini (dall’11.4% del 2020 al 21.6% del 2021), dato in controtendenza con la prima rilevazione del 2020. Un dato che testimonia la stanchezza emotiva del sistema-famiglia. Il digitale si è dimostrato un aspetto sempre più rilevante nella vita dei bambini: il 58, 4 per cento dei bambini 6-10 anni possiede un device personale, percentuale in netto aumento rispetto al primo lockdown (23,5 per cento). Anche l’età si abbassa: avevano un cellulare il 9,2 per cento dei bambini dagli 1 ai 5 anni, ora lo possiede il 14,5 per cento. Ne è diretta conseguenza un forte aumento di utilizzo anche fuori dall’uso didattico, in particolare per i bambini 6-10 anni (il 52,5 per cento). A questo proposito, sottolineano i ricercatori, non pare nemmeno riscontrarsi l’effetto “stanchezza da digitale”, anzi è forse ipotizzabile una sorta di assuefazione all’utilizzo dello strumento digitale, che non viene più percepito come un qualcosa di “speciale” e occasionale ma diviene l’interfaccia con cui si fa esperienza della vita, dall’apprendimento allo svago. «Il digitale, con la pandemia - afferma Paolo Ferri - è divenuto un elemento sempre più presente nella vita dei bambini. Le famiglie lo percepiscono come un elemento “naturale” del loro mondo. Non si può tornare indietro o imporre divieti. Si tratta, invece, di formare i genitori, gli insegnanti e i bambini ad un uso consapevole, critico e creativo dello smartphone. Va, infatti, evitato che lo smartphone si trasformi in una “baby sitter” o peggio in un “dispenser” di stili di vita standardizzati e di prodotti commerciali! Un compito sfidante e complesso per i genitori e per tutti coloro che si occupano professionalmente di bambini» Il rapporto famiglia-Scuola, infine, come sottolineano i genitori nella quasi totalità, ha ben tenuto: lo dimostra la percentuale dei bambini di entrambe le fasce d’età che hanno reagito alla nuova chiusura scolastica dell’aprile 2021 con tristezza nel 50% dei più piccoli e 65% dei più grandi.