Il lato oscuro delle vacanze è il cosiddetto “tourism leakage”. Si tratta di quel fenomeno per il quale il denaro speso dai turisti per il loro viaggio, e per le attività ad esso connesse, non finisce direttamente all’economia locale, ma la bypassa e finisce in circolo nell’economia di un altro Paese. Detto così appare effettivamente molto complicato, cerchiamo di fare un po’ di ordine. Quando per un viaggio ci si appoggia a realtà internazionali, spesso internazionale è anche tutto il resto: aereo, catena di hotel, catena di ristoranti e via dicendo. Insomma, il trionfo del global ai danni del local.

Ovviamente, tutto ciò si accentua in quei contesti che sono già vittime di sovraffollamento turistico poiché proprio la loro natura di destinazione turistica nota le rende più adatte agli investimenti e alle mire dei grandi gruppi internazionali. E come non citare i casi di quei Paesi magari ricchi di bellezze e di attrazioni, ma di per sé poveri o, al più, in via di sviluppo. In questi casi l’assenza di infrastrutture adeguate rende più facile la presenza di gruppi stranieri e favorisce, di conseguenza, il tourism leakage. Ci sono studi che confermano come, in realtà come ad esempio la Thailandia, il 70% del flusso di denaro proveniente dal turismo non passi neanche per errore vicino alle tasche delle comunità locali. E negli affascinanti Caraibi la situazione è anche peggiore, con la percentuale che, in questo caso raggiunge l’80%. Insomma, si parla tanto di sostenibilità ma, in questo determinato caso legato al turismo, la sostenibilità è completamente assente.