CARRARA, LA CITTÀ DEL MARMO DOVE PERDERSI È RITROVARSI
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- Redazione
A Carrara tutto questo è facile. La città del marmo, che da millenni accoglie artisti e custodisce capolavori, offre un percorso naturale di risanamento attraverso l'arte tra mostre temporanee e bellezze permanenti. Un labirinto bianco dove perdersi è ritrovarsi. «Carrara è un laboratorio naturale di benessere tramite l'arte. - spiega Gea Dazzi, assessora alla Cultura del Comune di Carrara - La nostra città è da sempre casa di artisti e creativi, aperta al mondo. Con il suo marmo, Carrara è ovunque nel mondo. Questo dialogo continuo tra tradizione e innovazione, tra il marmo delle cave e quello trasformato in arte, crea un ambiente unico dove l'esperienza estetica diventa anche esperienza di benessere».
«I musei di Carrara - aggiunge Cinzia Compalati, direttrice del polo museale - sono sempre più attenti all’esperienza dei propri pubblici. Da due anni l’arte terapia è entrata all’interno delle nostre istituzioni culturali con il progetto regionale Musei Toscani per l’Alzheimer dedicato alle persone con demenze e chi se ne prende cura. L’arte dimostra ancora una volta di essere un potete antidoto che aiuta gli anziani nel mantenimento delle loro facoltà cognitive». Al CARMI (Museo Carrara e Michelangelo) fino al 26 ottobre è possibile immergersi in "Per forza di levare", una straordinaria mostra fotografica curata da Rita Scartoni con la consulenza scientifica di Cristina Acidini, che celebra i 550 anni dalla nascita di Michelangelo. L'esposizione, realizzata in collaborazione con la Fondazione Alinari per la Fotografia, rivela come i grandi fotografi dell'Ottocento — i Fratelli Alinari, Brogi, Anderson — abbiano immortalato i capolavori del "Divin Artista". Un percorso di circa 70 stampe fine art che copre 120 anni di fotografia a partire dal 1852, dove la tridimensionalità della scultura viene tradotta attraverso il mezzo fotografico, offrendo prospettive inedite su opere iconiche. Particolarmente suggestive sono le immagini delle cave di Carrara, provenienti dall'Archivio Corsini, che documentano le tecniche di lavorazione del marmo nei primi decenni del Novecento. Contemporaneamente, il mudaC (Museo delle arti Carrara) ospita due esposizioni che sfidano la percezione tradizionale del marmo: "Stars and Dust" di Vincenzo Marsiglia (fino al 28 settembre) curata da Cinzia Compalati e "Marble Dust. From the Space" di Federico Galeotti (fino al 1° giugno), quest'ultima selezionata nell'ambito della call della project room da una commissione scientifica formata da Laura Barreca, Cinzia Compalati e Gilberto Pellizzola. Marsiglia trasforma il marmo — simbolo di eternità e durezza — in tessuto e supporto digitale. Il visitatore può entrare letteralmente "dentro" la materia con "Wrapped Marble", scultura ambientale ellittica creata con un tessuto composto da polvere di marmo. Un'esperienza che coinvolge non solo la vista, ma anche l'olfatto, grazie alla fragranza "Ethereal Carrara" che conferisce un'anima profumata alla scultura. Galeotti, invece, recupera una prassi da pittore antico: tritura il bianco tipico di Carrara per ottenere un pigmento puro, strumento delle sue visioni. La polvere di marmo diventa medium per riflettere sul desiderio umano di lasciare traccia, sul dialogo tra effimero ed eterno. E poi c'è la città stessa. Ogni sabato mattina è possibile visitare l'Accademia delle Belle Arti, che ospita opere originali del Canova e la biblioteca con il celebre Cavallino di Arturo Dazi. Le cave, testimoni silenziose del lavoro umano, completano questo percorso di bellezza terapeutica. Forse è questo il segreto dell'arte: sanare senza medicine, guarire attraverso la contemplazione. In un'epoca di ansia e incertezza, i musei — e Carrara lo dimostra — possono diventare luoghi di bellezza e guarigione. Oasi di calma dove il tempo rallenta e lo stress diminuisce di circa il 25%.